Doveva essere pronta a fine maggio. Oggi Immuni è pronta, ma ancora non operativa. Da ieri sera è online il sito Immuni.italia.it e l’app, scelta dal governo il 17 aprile scorso per tracciare i contagi da coronavirus, è disponibile per il download negli store Apple e Android.
Nel pomeriggio di ieri ha ricevuto infatti il via libera dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali. Il Garante della Privacy ha autorizzato il ministero della Salute ad avviare il trattamento relativo all’app Immuni, sviluppata dalla società milanese Bending Spoons con gli strumenti tecnici di Apple e Google.
Al via dunque la sperimentazione in quattro Regioni. Nel frattempo, la polizia postale continua ad indagare sulla campagna di phishing che utilizza il nome Immuni per carpire i dati.
Domani la ministra dell’Innovazione Paola Pisano, che ha avviato il progetto, illustrerà l’app Immuni in commissione Trasporti e Telecomunicazioni della Camera. Perché ancora ci sono dei dubbi da dissipare. Ecco i dettagli.
LA SPERIMENTAZIONE NELLE REGIONI
La sperimentazione dell’app, rende noto il ministero dell’Innovazione, partirà l’8 giugno in 4 regioni: Abruzzo, Liguria, Marche e Puglia. In un secondo momento, presumibilmente entro i prossimi 15 giorni, la app sarà operativa in tutta Italia.
“Si parte con un test che durerà alcuni giorni e quindi dalla prossima settimana o quella immediatamente successiva poi verrà esteso a tutti”, ha annunciato il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, aggiungendo: “Spero la scaricheranno in molti”.
Già, perché l’efficacia dell’app di contact tracing è correlata al numero di italiani che attiveranno Immuni sul proprio smartphone. “Quello che non sappiamo e che rappresenta un punto di domanda è quante persone la utilizzeranno, essendo su base volontaria”.
Ha dichiarato ieri su Radio 24 Luca Richeldi, componente del Comitato tecnico scientifico della Protezione civile, ordinario di Malattie dell’Apparato Respiratorio dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Stessi dubbi manifestati anche da Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova.
IL VIA LIBERA DEL GARANTE MA…
A dare il via libera ieri all’applicazione è stato dunque il parere positivo del Garante della privacy. Sulla base della valutazione d’impatto trasmessa dal ministero, l’autorità presieduta da Antonello Soro ha ritenuto che “il trattamento di dati personali effettuato nell’ambito del Sistema può essere considerato proporzionato, essendo state previste misure volte a garantire in misura sufficiente il rispetto dei diritti e le libertà degli interessati, che attenuano i rischi che potrebbero derivare da trattamento”. Una serie di misure “volte a rafforzare la sicurezza dei dati delle persone che scaricheranno la app”.
Sono quelle che, tenuto conto della “complessità del sistema di allerta e del numero dei soggetti potenzialmente coinvolti”, il Garante per la privacy ha ritenuto di dare in relazione all’utilizzo della app Immuni. “Tali misure potranno essere adottate nell’ambito della sperimentazione del sistema, così da garantire che nella fase di attuazione ogni residua criticità sia risolta”. Di criticità residue ce ne sono ancora appunto.
Garante Privacy autorizza #Immuni, ma chiede cautele. Tra queste, informare gli utenti su possibili notifiche di esposizione che non riflettono rischi effettivi: è più chiaro ora che servono tamponi immediati e tracciatori manuali? "Fiducia" (cit. Garante) https://t.co/C7qaKKeQKC pic.twitter.com/OHrH2qFP5D
— Vitalba Azzollini (@vitalbaa) June 1, 2020
IL NODO PRIVACY
Sulla privacy, nodo centrale dell’app, si precisa che questa è garantita grazie alla tecnologia Bluetooth Low Energy. Quindi nessun dato inerente la localizzazione o l’identità dell’utente verrà raccolto.
I dati, raccolti e gestiti dal Ministero della Salute e da soggetti pubblici, sono salvati su server che si trovano in Italia. I dati e le connessioni dell’app con il server sono protetti.
I dati personali saranno cancellati o resi definitivamente anonimi entro e non oltre il 31 dicembre di quest’anno.
PERCHÉ IMMUNI DIRÀ L’ESATTA DATA DEL CONTAGIO?
Ma se non raccoglierà nessun dato relativo alla posizione e all’identità, perché l’app Immuni dirà la data esatta del contatto a rischio coronavirus? Come hanno evidenziato Mirko Cazzolla, Mobile App Specialist, e l’avvocato Antonino Polimeni su Agendadigitale.eu, ciò “risulta dall’attuale versione del codice, dopo l’ultima correzione fatta da Bending Spoons. E questo può esporre a rischi privacy che francamente potevamo evitare”. Cazzolla e Polimeni hanno fatto notare che è comparsa la variabile lastExposureDate che indica la data esatta di esposizione.
“A causa di questa banalissima notifica, Immuni prende la peggiore delle pieghe possibili (un sistema centralizzato ben protetto, avrebbe avuto un impatto minore sui diritti delle persone). A questo punto non è più un problema di sicurezza, di anonimato, di crittografia, di reverse engineering”.
PERCHÉ IL MINISTERO DELLA SALUTE NON É PIÙ TITOLARE DEL TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI?
Ricapitolando il Garante Privacy ha autorizzato il Ministero della salute ad avviare il trattamento relativo all’app Immuni, in quanto titolare del trattamento.
Nel rispetto dunque della normativa contenuta nel decreto-legge ‘Misure urgenti per la funzionalità dei sistemi di intercettazioni di conversazioni e comunicazioni” che disciplina l’App Immuni, entrata in vigore lo scorso 1° maggio. L’art. 6 recita “Il Ministero [della Salute], in qualità di titolare del trattamento, si coordina, anche ai sensi dell’art. 28 del Regolamento (UE) 2016/679, con i soggetti operanti nel Servizio nazionale della protezione civile”.
Eppure non risulta più così. Come ha notato il presidente di Anorc Professioni, avvocato Andrea Lisi. “Solo in questi ultimi giorni sono entrato in possesso dei contratti che legano il governo italiano a Bending Spoons. Consultando i vari documenti a disposizione, ho notato che prima di tutto sembrerebbe cambiata la titolarità nel trattamento dei dati personali, dal ministero della Salute (come prevedeva la normativa) alla Presidenza del Consiglio – dipartimento per la trasformazione digitale. Non sembrerebbe ancora chiaro, quindi, chi tratterà nel sistema Immuni i dati personali più o meno pseudonimizzati.”
IMMUNI E HUAWEI
Infine, ad oggi Immuni si trova solo su Apple Store e Play Store. Restano al momento fuori gli smartphone Huawei lanciati dopo maggio 2019, quando Huawei è stata inserita nella black list statunitense. Ovvero la serie Huawei P40, la serie Mate 30 e altri dispositivi lanciati durante il bando. Il ministero dell’Innovazione ha fatto però sapere che si sta lavorando per “permettere di scaricare Immuni anche da AppGallery al più presto”. Questo consentirà l’utilizzo anche per gli utenti di smartphone Huawei, il colosso cinese della tecnologia.
I DUBBI DELLA REGIONE LIGURIA
Se da oggi l’app è scaricabile, si stanno ancora sistemando aspetti tecnici e organizzativi per l’avvio nelle regioni, tra cui la Liguria, della sperimentazione.
“Ogni giorno si aggiunge un tassello ma i protocolli sono ancora a livello di ministeri, al momento siamo alla fase di preparazione e dell’allineamento dei protagonisti. Aspettiamo di avere istruzioni sempre più dettagliate”. Lo ha spiegato all’Adnkronos la vicepresidente e l’assessore alla Sanità della Regione Liguria Sonia Viale, già critica nelle scorse settimane sul sistema di contact tracing per mappare i contatti.
UN MECCANISMO DI TRACCIAMENTO PARALLELO A QUELLO ORDINARIO
Anche il governatore ligure Giovanni Toti aveva chiarito che la app “va un po’ affinata, ma la sperimenteremo anche in Liguria perché tutto quello che può essere un aiuto è giusto metterlo alla prova e può aiutare i nostri medici”.
Viale lamenta infatti la creazione di “un meccanismo parallelo rispetto all’azione ordinaria degli uffici di igiene e dei dipartimenti sanitari perché è uno screening parallelo, con una funzione tecnologica. Anche nella circolare del 29 maggio si sottolineava che il meccanismo ordinario per fare prevenzione e tracciamento rimane comunque affidato agli uffici di igiene e della sanità”.
I DUBBI DELLE OPPOSIZIONI: DA FRATELLI D’ITALIA
Infine, se la maggioranza di governo pentastellata ha festeggiato l’arrivo di Immuni, le opposizioni promettono battaglia. “La App Immuni si sta profilando come un gigantesco fallimento annunciato e Fratelli d’Italia farà il possibile affinché non diventi anche uno strumento finalizzato all’uso improprio dei dati sensibili dei cittadini che scaricheranno la App”.
Hanno dichiarato ieri sera il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida, e il responsabile Innovazione di FdI, Federico Mollicone.
“La licenza di natura MPL 2 dell’app, consente — rispetto a una, ad esempio, di tipo GPL — di mantenere il controllo da parte dei soggetti aggiudicatari, di cui ancora non conosciamo con certezza le modalità di assegnazione, sulla circolazione successiva dell’app. Come ha rilevato il Copasir, inoltre, è rischiosa la presenza di operatori internazionali che possano accedere ai dati raccolti. Ricordiamo che le leggi cinesi sulla sicurezza nazionale obbligano, in via generale, cittadini e organizzazioni a fornire supporto e assistenza alle autorità militari di pubblica sicurezza e alle agenzie di intelligence e nell’azionariato di Bending Spoons sono presenti capitali cinesi. L’utilità è dubbia: se la scaricherà il 30% della popolazione, il tracciamento riguarderà potenzialmente il 6% dei contatti”.
ALLA LEGA
Non ha intenzione di scaricare l’app anche il leader del carroccio Matteo Salvini. Intervistato ieri sera a Quarta Repubblica, alla domanda se avesse già scaricato l’app ha risposto “No, fino a che non ho certezza che i dati degli italiani, quelli economici, sanitari e fiscali non sono in mani sicure non la scarico”.