Uno a zero per Bezos. Un giudice federale ha temporaneamente bloccato il contratto di cloud computing che il Dipartimento della Difesa ha assegnato a Microsoft mentre esamina il ricorso di Amazon. A riportarlo ieri Cnbc e il New York Times.
Anticipo di vittoria per il colosso dell’e-commerce guidato da Jeff Bezos? Per i mercati sì: ieri le azioni di Amazon sono aumentate dello 0,3%, mentre quelle di Microsoft sono diminuite dello stesso importo, nelle negoziazioni pomeridiane a seguito della sentenza.
LA DECISIONE DEL GIUDICE FEDERALE
Il contenuto della decisione, emessa ieri dalla giudice Patricia Campbell-Smith presso la US Court of Federal Claims, rimane sotto sigillo. Ma l’ordine imposto a Microsoft di bloccare il lavoro su Jedi aumenta la pressione sul governo degli Stati Uniti.
LA VITTORIA DI MICROSOFT
Il contratto di cloud computing della Joint Enterprise Defense Infrastructure (Jedi), ufficialmente aperto per le offerte a luglio 2018, ha lo scopo di modernizzare le operazioni IT del Pentagono. Il contratto potrebbe valere fino a 10 miliardi di dollari per i servizi resi nell’arco di 10 anni.
La gara si è subito ristretta a quattro concorrenti: Amazon, dato per favorito, Microsoft, Oracle e Ibm. Il colosso tecnologico Google si è autoescluso prima di presentare la domanda. Lo scorso anno Oracle ha protestato a lungo per il coinvolgimento di Amazon nell’offerta, ma un giudice federale ha respinto tale richiesta. Microsoft ha ottenuto il contratto il 25 ottobre.
JEDI IN STAND-BY
Secondo il Washington Post, la rete di cloud computing era stata impostata per diventare attiva il 14 febbraio. Ma con la sentenza di ieri il lavoro di Microsoft si interrompe. Il Pentagono ha stimato che ritardi nel Jedi potrebbero costare tra i cinque e i sette milioni di dollari al mese.
IL RICORSO DI AMAZON
Lo scorso 22 novembre, Amazon ha presentato un reclamo presso il tribunale federale di Washington contro la decisione del Pentagono di assegnare il maxi contratto di cloud-computing a Microsoft.
Amazon Web Services, la divisione di cloud computing di Amazon data per favorita, accusa i ripetuti attacchi pubblici e privati del presidente degli Stati Uniti contro Amazon e il suo ceo per la mancata assegnazione della commessa.
LE ACCUSE A TRUMP
All’inizio di questa settimana inoltre, Amazon ha chiesto alla corte il permesso di raccogliere testimonianze dal presidente Donald Trump, dal segretario alla Difesa Mark Esper e dall’ex segretario alla Difesa James Mattis.
Amazon ha affermato che il presidente Trump ha esercitato un’indebita influenza sul Dipartimento della Difesa. Il gruppo di Bezos sostiene infatti che l’attuale segretario alla difesa Esper sia intervenuto nel processo di assegnazione per condurre un “esame” su richiesta di Trump.
LA REAZIONE DI MICROSOFT
In attesa della decisione del giudice sulla richiesta presentata da Amazon, ieri Microsoft si è dichiarata “delusa” dalla decisione di congelare il contratto. “Mentre siamo delusi dal ritardo aggiuntivo, riteniamo che alla fine saremo in grado di andare avanti con il lavoro per garantire che coloro che servono il nostro paese possano accedere alle nuove tecnologie di cui hanno urgente bisogno”, ha dichiarato Frank Shaw, portavoce di Microsoft. “Abbiamo fiducia nel Dipartimento della Difesa e crediamo che i fatti mostreranno che hanno condotto un processo dettagliato, approfondito ed equo nel determinare le esigenze soddisfatte da Microsoft”.
I PASSI SUCCESSIVI
Il giudice ha stabilito anche che Amazon Web Services deve stanziare 42 milioni di dollari per eventuali “costi” che potrebbero essere sostenuti nel caso in cui “l’ingiunzione sia stata emessa in modo errato”. Microsoft e Amazon devono infine rispondere all’azione del tribunale entro il 27 febbraio.