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Legge Ambiente Ue

Cosa farà l’Europa contro la crisi dei prezzi dell’energia?

La Commissione europea ha rimandato la presentazione delle misure suggerite per attenuare l'aumento delle bollette dell'energia. Ecco richieste e previsioni

La Commissione europea ha deciso di rimandare di “qualche giorno” la presentazione dello strumentario (toolbox) contenente le misure che gli Stati membri dell’Unione potranno adottare per contenere l’impatto dell’aumento dei prezzi dell’energia sui consumatori senza violare le regole del mercato comune.

COSA SUCCEDE AI PREZZI DELL’ENERGIA

Quest’anno i prezzi europei del gas naturale sono cresciuti del 300 per cento circa, scrive Reuters, per via di una combinazione di fattori: i bassi livelli di stoccaggio; la ripresa della domanda internazionale di gas dopo la pandemia; le forniture insufficienti provenienti dalla Russia; la forte domanda di gas naturale liquefatto in Asia, che ha attirato a sé carichi che altrimenti si sarebbero diretti in Europa.

Assieme a quelli del gas sono aumentati anche i prezzi dell’elettricità, spesso ricavata dal combustibile in questione.

L’AUMENTO DELLE BOLLETTE

Nonostante lo stanziamento di circa 3 miliardi di dollari da parte del governo, in Italia, nel quarto trimestre dell’anno (ottobre-dicembre), le bollette dell’elettricità cresceranno del 29,8 per cento per la famiglia-tipo, mentre quelle del gas del 14,4 per cento.

L’aumento dei prezzi dell’energia non riguarda solo il nostro paese ma anche la Spagna e la Francia, ad esempio, che hanno elaborato delle contromisure. In Germania, invece, il governo ha escluso la necessità di un intervento per attenuare l’aumento del costo del gas.

LA PROPOSTA DELLA SPAGNA

La responsabilità delle politiche energetiche nazionali è dei singoli governi. Ma sta emergendo la richiesta di una risposta coordinata al problema: la Spagna, per esempio, vorrebbe una riforma del mercato elettrico europeo, sostenendo che il rincaro delle bollette danneggerà il sostegno pubblico alle politiche climatiche di Bruxelles.

Più nello specifico, Madrid chiede l’imposizione di limiti alle possibilità di speculazioni finanziarie sui prezzi del carbonio. Dietro alla crescita dei prezzi dell’energia, oltre allo squilibrio domanda-offerta di gas (la ragione principale), c’è infatti anche l’aumento del costo delle quote di emissione di anidride carbonica scambiate tra le aziende nel sistema ETS dell’Unione europea.

La minore disponibilità di quote in circolazione anno dopo anno ne fa crescere il prezzo. Lo scorso agosto è arrivato a 60 euro per tonnellata di CO2; a settembre del 2020 era di circa 28 euro.

LE RICHIESTE

I paesi dell’Europa meridionale e orientale, in particolare, hanno chiesto alla Commissione europea di stanziare nuovi fondi emergenziali per proteggere i consumatori dall’aumento delle tariffe energetiche.

COSA VUOLE FARE LA COMMISSIONE EUROPEA

Secondo la Commissione europea, l’impennata dei prezzi dovrebbe servire da stimolo agli Stati membri per accelerare nel processo di transizione energetica, riducendo la dipendenza dai combustibili fossili come il gas per aumentare l’utilizzo delle fonti rinnovabili.

La commissaria all’Energia Kadri Simson ha dichiarato che la struttura del mercato elettrico europeo non ha contribuito all’aumento dei prezzi, e che il costo dell’energia all’ingrosso rappresenta solo un terzo delle bollette pagate dagli utenti: il resto sono tasse e altre voci.

Bruxelles ha comunque fatto sapere che fornirà ai governi nazionali uno strumentario di misure che potranno utilizzare per contenere l’aumento delle tariffe: ad esempio, potranno probabilmente abbassare l’IVA sui prezzi dell’energia per i consumatori.

Il Financial Times scrive che è improbabile che la Commissione possa adottare misure radicali, come utilizzare i proventi del sistema ETS per destinarli alle misure di riduzione delle bollette. La risposta di Bruxelles alla crisi sarà “modesta”, almeno inizialmente – scrive il quotidiano -, ma la situazione resterà tema di discussione per molto tempo.

La crisi dei prezzi dell’energia tocca infatti diversi punti critici: la tassazione del carbonio, le regole per la “finanza verde”, la revisione delle politiche di spesa, la dipendenza del continente dal gas russo. La crisi dei prezzi dell’energia peserà di più sui paesi europei meno ricchi e maggiormente dipendenti dai combustibili fossili, andando forse ad alimentare le resistenze interne alla “tabella di marcia” per la riduzione delle emissioni di gas serra. Un loro primo taglio significativo, del 55 per cento, è previsto per il 2030; entro il 2050 si dovrà raggiungere lo “zero netto”.

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