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Pil Germania

Chi spinge e chi frena sul tetto ai prezzi del gas

Secondo Alberto Clò, direttore della rivista Energia, la proposta di un tetto europeo ai prezzi del gas è "inconsistente". Ecco perché.

 

Imporre un prezzo al tetto del gas? E come? E chi spinge? E si raggiungeranno gli obiettivi auspicati?

Intervistato dal quotidiano Verità & Affari, Alberto Clò – direttore responsabile della rivista Energia ed ex-ministro dell’Industria nel governo Dini – ha detto di considerare “inconsistente” e di fatto irrealizzabile la proposta dell’Unione europea di stabilire un tetto ai prezzi del gas naturale. Ovvero di un limite massimo che – riassumendo – dovrebbe servire a tutelare i consumatori e le imprese nel caso in cui l’interruzione delle forniture dalla Russia, principale fornitrice del continente, facesse aumentare di molto il costo del combustibile.

LA PROPOSTA EUROPEA (E DI DRAGHI), IN BREVE

La proposta è stata spinta anche dal presidente del Consiglio Mario Draghi. In sostanza, l’Unione dovrebbe far valere il proprio potere di mercato di fronte alla Russia, la cui economia dipende dalle esportazioni di idrocarburi soprattutto ai paesi europei, e non potrà immediatamente sostituirli con altri acquirenti altrettanto remunerativi. D’altra parte, nemmeno l’Europa è in grado di sostituire subito l’interezza dei volumi di gas che riceve da Mosca.

Secondo Clò, però, si tratta di “un progetto a cui voglio proprio vedere come faranno a dare seguito”.

L’OPINIONE DI CLÒ SUL TETTO AI PREZZI DEL GAS

L’economista esperto di energia ed ex ministro dell’Industria ha spiegato infatti che “gran parte delle importazioni di gas” avvengono all’interno di contratti a lungo termine che sono stati stipulati tempo fa, con prezzi diversi più bassi di quelli attuali. “Poi ci sono le quotazioni espresse dalle Borse […] che fa il mercato finanziario. E quindi come si fa a mettere un tetto?”.

Non sono peraltro i governi a stipulare i contratti, ma le aziende. “Una volta deciso il tetto al prezzo del gas”, domanda retoricamente Clò, “chi va a ridiscutere questa moltitudine di contratti?”: le singole società, consorzi di aziende, i governi nazionali o addirittura le autorità europee?

L’Europa, comunque, non è unita nella proposta di imporre un tetto al gas. È contraria innanzitutto la Germania, che teme – così ha dichiarato il ministro delle Finanze Christian Lindner – che la Russia possa interrompere le forniture. Per Berlino, che ne è estremamente dipendente, sarebbe un grosso danno industriale ed economico.

IL GAS LIQUEFATTO E L’ALGERIA

Quanto alle navi metaniere che trasportano il gas liquefatto, poi, si dirigono dove i prezzi consentono profitti maggiori: se l’Europa impone un tetto massimo, dunque, faranno rotta verso l’Asia, dove la domanda è molto forte e i prezzi sono solitamente più alti di quelli europei. A questo proposito, la Commissione ha spiegato che, in caso di interruzione delle forniture dalla Russia, potrebbe essere necessario introdurre un “tetto amministrativo al prezzo del gas” a livello comunitario, ma solo per un periodo di tempo ridotto in modo da “non compromettere l’abilità dell’Unione europea di attrarre fonti alternative di forniture di gas via condotte e di GNL”.

Clò pensa inoltre che l’Italia e l’Europa non potranno tornare dall’Algeria, che si è impegnata ad aumentare le esportazioni di gas, e chiedere “lo sconto”, perché si vedrà rispondere con un rifiuto.

GLI EXTRAPROFITTI

Nell’intervista a Verità & Affari Clò esprime delle riserve anche sulla misura del governo Draghi per tassare i cosiddetti “extraprofitti“, cioè i profitti elevati registrati dalle società energetiche negli ultimi mesi per via dell’aumento dei prezzi delle materie prime.

L’economista fa notare come tuttavia “anche in questo periodo nel settore energetico c’è chi accumula maxi profitti ma anche chi affronta grandi perdite, schiacciato tra vecchi contratti e prezzi in salita. Che facciamo con queste imprese?”, domanda.

“Qualsiasi intervento a questo livello della filiera”, aggiunge, “potrebbe avere problemi di costituzionalità”. Anche Confindustria disse di considerare la tassa sugli extraprofitti “a rischio di impugnative costituzionali”.

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