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Chi sbuffa in Germania per i ritardi sul Gnl

In Germania gli industriali criticano i ritardi del governo sui terminali per il Gnl. Le società energetiche americane, intanto, si attrezzano in vista del boom della domanda di combustibile liquefatto. Tutti i dettagli

Il direttore di un’associazione industriale tedesca ha detto al quotidiano Bild che la Germania potrebbe non riuscire a dotarsi di due terminali per il gas liquefatto (GNL) funzionanti entro la fine dell’anno.

MANCANO LE DECISIONI DI INVESTIMENTO

Timm Kehler, direttore generale della Zukunft Gas, ha dichiarato che per i terminali fissi previsti “mancano ancora le decisioni di investimento necessarie”, come riporta da Berlino l’agenzia di stampa Energia Oltre. La costruzione degli impianti, dunque, non è iniziata.

IL PIANO DELLA GERMANIA SUL GNL

La Germania è uno dei paesi europei maggiormente dipendenti dalle forniture di gas provenienti dalla Russia e si sta preparando alla possibilità di un blocco totale dei flussi (sono già stati ridotti notevolmente), che avrebbe conseguenze sociali ed economiche molti gravi.

Per accelerare il distacco energetico da Mosca, il governo tedesco vuole realizzare in tempi brevi dei terminali per l’importazione di GNL, sia fissi che galleggianti. È una svolta significativa, perché fino a pochi mesi fa – fino all’invasione russa dell’Ucraina, per la precisione – Berlino non mostrava interesse per questo tipo di infrastrutture, data l’abbondanza e il basso costo delle forniture via condotte dalla Russia.

IL SETTORE HA BISOGNO DI “CHIAREZZA”

I lavori per il terminale di rigassificazione galleggiante di Wilhelmshaven, sulla costa del mare del Nord (7,5 miliardi di metri cubi di capacità annua), sono partiti. Ma Kehler pensa che le operazioni, non solo lì, debbano procedere con maggiore rapidità, altrimenti la Germania non riuscirà a dotarsi di 13 miliardi di metri cubi di capacità di importazione di GNL entro il 2023.

Il settore, ha aggiunto, ha bisogno di chiarezza sugli aspetti normativi.

Oltre a quello di Wilhelmshaven, un altro terminale galleggiante sorgerà a Brunsbüttel, dove saranno realizzate anche delle strutture per la gestione dell’ammoniaca e dell’idrogeno da elettricità pulita.

INTANTO, NEGLI STATI UNITI…

L’Unione europea ha intenzione di ridurre di due terzi le importazioni di gas russo entro la fine dell’anno (ovvero 102 miliardi di metri cubi all’anno in meno, sui 155 totali), anche attraverso un aumento delle importazioni di GNL. Nello specifico, vuole comprarne 50 miliardi di metri cubi.

Si rivolgerà anche agli Stati Uniti, tra i maggiori esportatori mondiali del combustibile liquefatto, che si sono impegnati a fornire all’Europa 15 miliardi di metri cubi entro quest’anno.

– Leggi anche: Gnl, ecco chi sono le aziende Usa che lo venderanno (forse) all’Europa. Il ruolo di Blackrock

Viste le allettanti prospettive di esportazione (non solo nel Vecchio continente, peraltro, ma anche in Asia), la compagnia petrolifera americana Chevron ha mostrato l’intenzione di entrare nel mercato del GNL attraverso la firma, recentemente, di due accordi. Acquisterà 2 milioni di tonnellate all’anno di GNL da Cheniere Energy e altrettante da Venture Global LNG; le prime consegne dovrebbero partire nel 2026 e proseguire fino al 2042.

Alcune previsioni parlano di un raddoppio della domanda globale di GNL entro il 2040, che arriverebbe così a 700 milioni di tonnellate, per via della transizione  verso fonti di energia a minori emissioni di gas serra (il gas naturale è comunque un combustibile fossile, ma meno emissivo rispetto al carbone e al petrolio).

I due accordi garantiranno a Chevron delle quantità di GNL da rivendere poi all’estero.

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