A dicembre 2021 gli Stati Uniti sono diventati, per la prima volta, i più grandi esportatori di gas naturale liquefatto (GNL) al mondo. È un traguardo probabilmente effimero ma comunque importante, specialmente se si considera che il paese ha iniziato a vendere combustibile all’estero solo da pochi anni: da febbraio del 2016, per la precisione.
LA RIVOLUZIONE DELLO SHALE
In meno di un decennio, scrive Bloomberg, gli Stati Uniti sono passati dall’essere degli importatori netti di GNL a diventarne degli esportatori di primo piano. Merito della cosiddetta “rivoluzione dello shale”, ovvero l’innovazione tecnologica che ha permesso lo sfruttamento con profitto dei giacimenti di idrocarburi contenuti nelle rocce di scisto (gli shale, appunto): oggi gli Stati Uniti sono il paese che estrae più petrolio e più gas naturale al mondo.
LE PROSPETTIVE PER IL 2022
Dal 2010 a oggi la produzione di gas è cresciuta all’incirca del 70 per cento. E si prevede che entro la fine del 2022, una volta cioè che entrerà in funzione il terminal di Calcasieu Pass di Venture Global LNG, l’America potrà contare sulla più grande capacità di esportazione di GNL al mondo.
IL RECUPERO DI QATAR E AUSTRALIA
Nei prossimi mesi, tuttavia, è probabile che gli Stati Uniti possano cedere il loro primato di massimi esportatori di GNL al Qatar o all’Australia, i cui livelli di vendita a dicembre 2021 erano di poco inferiori a quelli americani (7,7 milioni di tonnellate).
DOMINANZA FINO AL 2025
Secondo la Energy Information Administration (EIA: un’agenzia del governo americano), però, nel 2022 gli Stati Uniti arriveranno a dotarsi di una capacità di esportazione di GNL di 11,5 miliardi di piedi cubi al giorno. Vale a dire – aggiunge Goldman Sachs – il 22 per cento circa della domanda globale di questo combustibile stimata per l’anno in corso (53,3 miliardi di piedi cubi al giorno).
Per avere un metro di paragone, 1 miliardo di metri cubi è grossomodo la quantità di gas necessaria ad alimentare cinque milioni di case americane.
È probabile, quindi, che gli Stati Uniti rimarranno i maggiori esportatori di GNL dal 2022 al 2025. Fino a quando, cioè, il Qatar si riprenderà il primato con l’entrata in servizio dell’impianto North Field, che sta venendo espanso.
I PROGETTI PRINCIPALI PER IL GNL
Oltre al terminal di Calcasieu Pass, gli altri progetti sul GNL più importanti negli Stati Uniti sono l’espansione Stage 3 a Corpus Christi (Texas) da parte di Cheniere, Plaquemines di Venture Global in Louisiana e Driftwood di Tellurian in Louisiana.
Nonostante i piani per l’azzeramento netto delle emissioni climalteranti e la promozione delle fonti rinnovabili, l’amministrazione di Joe Biden continuerà probabilmente a sostenere l’industria americana del GNL, passando sopra l’opposizione dei gruppi ambientalisti. Lo shale boom non ha reso gli Stati Uniti assolutamente indipendenti sull’energia ma certamente ha ridotto la loro vulnerabilità dall’estero. La dominanza sul mercato del gas liquefatto è una questione economica ma anche geostrategica, scrive Axios.
CINA ED EUROPA
Negli ultimi mesi Cheniere, il più grande esportatore americano di GNL, ha firmato molti contratti di lungo termine (specialmente con aziende cinesi) che gli garantiranno entrate sicure e quindi la stabilità necessaria a procedere con grossi investimenti.
L’aumento delle esportazioni americane lo scorso dicembre è stato trainato dall’Europa e dai suoi prezzi altissimi del gas naturale, che hanno indotto le metaniere a stelle e strisce a fare rotta sull’oceano Atlantico. Di norma il GNL americano si dirige verso i mercati asiatici, più redditizi.
I MERCATI DI ESPORTAZIONE NEL 2021
Nel 2021 dai terminal americani sono partiti 1043 carichi di GNL, un record. La metà si sono diretti in Asia e un terzo in Europa (dati Bloomberg). Più nello specifico, in Corea del sud (13%), Cina (13%) e Giappone (10%).