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Si può dire che gli Stati Uniti hanno raggiunto l’indipendenza energetica?

Nel 2019 l’America ha prodotto più energia primaria di quanta ne abbia consumata, ma non significa che sia diventata indipendente dagli altri Paesi

 

Si può dire che gli Stati Uniti hanno raggiunto l’indipendenza energetica? Secondo Julian Lee, che si occupa di petrolio per Bloomberg, no.

I FATTI

Nel 2019 gli Stati Uniti hanno prodotto più energia primaria di quanta ne hanno consumata: non succedeva dal 1957. Nel 2020, per la prima volta dal 1952, hanno anche esportato più petrolio di quanto ne abbiano importato. E sono pure i primi produttori al mondo di greggio, una risorsa che solitamente viene associata al Medio Oriente.

LA RETORICA SULL’INDIPENDENZA ENERGETICA

Mettendo insieme questi tre fatti, tutti veri e notevoli, non è raro che negli Stati Uniti qualche politico o imprenditore parli di «indipendenza energetica» per giustificare la propria visione delle cose.

Ad esempio Scott Sheffield, amministratore delegato della società petrolifera Pioneer Natural Resources, ha utilizzato questo termine per attaccare le politiche energetiche dell’amministrazione di Joe Biden, che vuole raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050. Sheffield ha detto che, a causa dei divieti del governo alle trivellazioni sulle terre federali, gli Stati Uniti, dopo aver «raggiunto l’indipendenza energetica guardando solamente al Nord America», finiranno «ad importare di nuovo il 60-70 per cento del greggio dall’OPEC».

INDIPENDENZA ENERGETICA: UN TERMINE FUORVIANTE

Julian Lee spiega che il termine «indipendenza energetica» può essere utilizzato, nel suo senso più ampio, per indicare quella situazione in cui un paese produce più energia di quella che consuma. Come del resto è stato per gli Stati Uniti nel 2019: stando ai dati della Energy Information Administration (un’agenzia del governo americano), nel 2019 la produzione di energia nel paese ha superato il consumo per l’equivalente di 412mila barili di petrolio al giorno. Solo dieci anni prima i livelli di consumo eccedevano quelli di produzione per l’equivalente di 10 milioni di barili al giorno; nel 2005 il divario consumo-produzione era di 14,5 milioni di barili.

Il punto è che questo termine, seppur magari formalmente corretto, è fuorviante. Perché induce a pensare all’America come ad un sistema autosufficiente e “chiuso” a tutti gli altri, quando invece non è così. La parola «indipendenza» rimuove quella rete di dipendenza reciproca che lega gli Stati Uniti ai paesi stranieri.

Rinunciare a parlare di «indipendenza energetica» non significa negare una realtà. Significa piuttosto abbracciarne la complessità.

L’AMERICA HA ANCORA BISOGNO DI IMPORTARE PETROLIO

Gli Stati Uniti saranno diventati un esportatore netto di petrolio, ma continuano ad avere bisogno di importarlo per le proprie raffinerie (la qualità estratta nel paese non è adatta): lo comprano dal Canada, soprattutto; poi – a distanza – dal Messico, dall’Arabia Saudita e dall’Iraq. Le ultime due nazioni elencate sono chiaramente esterne al Nord America.

Nel 2020 gli Stati Uniti hanno importato greggio per quasi 6 milioni di barili al giorno (b/g), contro i circa 11,3 milioni di b/g prodotti. Hanno esportato prodotti petroliferi per 5 milioni di b/g, importandone per 2 milioni. Parlare di indipendenza cancella il fatto che il secondo fornitore di prodotti raffinati all’America è la Russia di Vladimir Putin.

L’AMERICA NON È INDIPENDENTE DAL MEDIO ORIENTE

Se non è vero che gli Stati Uniti hanno raggiunto l’indipendenza energetica in toto, si può almeno dire che sono indipendenti dal Medio Oriente? Nemmeno.

È vero che il Medio Oriente non è più cruciale per la sicurezza energetica americana, ma ciò che accade nella regione è tutt’altro che irrilevante per il paese. I produttori mediorientali valgono circa un terzo della quantità di petrolio estratta in tutto il mondo, scrive Lee: un evento in quest’area che finisca per avere un impatto sulle forniture di greggio avrà dunque anche un effetto sui mercati e sui prezzi del petrolio. E da questi effetti gli Stati Uniti – i suoi produttori, i suoi consumatori – non sono in grado di isolarsi.

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