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Cina

Ecco come Putin coccola la Cina per ritorsione contro l’Europa sul gas

Putin dice di voler vendere più gas all'Asia, visto il piano dell'Europa per il distacco energetico dalla Russia. I rapporti con la Cina potrebbero però rivelarsi difficili per Mosca, la cui produzione di petrolio, intanto, è in calo. Tutti i dettagli.

 

La Russia lavorerà per reindirizzare altrove le proprie esportazioni energetiche, ha detto oggi il presidente Vladimir Putin, specificando che i paesi europei non saranno però in grado di sostituire immediatamente e interamente le forniture di gas naturale russo con quelle provenienti da altri paesi.

IL PIANO DELL’EUROPA

L’Unione europea, dopo aver imposto sanzioni verso la Russia per l’invasione dell’Ucraina, sta lavorando per cercare di ridurre il prima possibile la dipendenza energetica da Mosca. Non sarà facile, però: sia perché l’offerta di petrolio, gas e carbone disponibile sui mercati non è alta; sia perché la dipendenza comunitaria dagli idrocarburi russi è profonda. L’Unione acquista infatti dalla Russia il 30 per cento circa del petrolio che importa, il 40 per cento del gas e il 46 per cento del carbone.

COSA VUOLE FARE LA RUSSIA

Quello europeo rappresenta, per la Russia, il mercato principale di destinazione dei suoi prodotti energetici. Per diversificare a sua volta gli acquirenti, visto il probabile calo (o crollo) delle vendite all’Europa in futuro, Mosca sta cercando di rafforzare i contatti con l’Asia e in particolare con la Cina.

IL DISCORSO DI PUTIN

Nel corso di una riunione con i membri del governo, Putin ha dichiarato che “quello che è sorprendente è che i cosiddetti partner dei paesi ostili [è il termine utilizzato dal Cremlino per indicare i governi che hanno imposto sanzioni per l’aggressione all’Ucraina, ndr] riconoscono a loro stessi che non saranno in grado di fare a meno delle risorse energetiche russe, anche del gas naturale, per esempio”. Ha aggiunto che “non c’è un sostituto razionale [del gas russo] in Europa, ora”.

L’Unione europea acquista dalla Russia 155 miliardi di metri cubi all’anno.

“I paesi ostili ammettono che non possono fare a meno delle risorse energetiche russe”.

I RAPPORTI COMPLICATI CON LA CINA

Putin vorrebbe aumentare le esportazioni energetiche verso l’Asia, ma ha bisogno di infrastrutture. La Russia ha iniziato a inviare gas via condotte alla Cina alla fine del 2019 dopo – come ricostruisce Reuters – anni di trattative sui prezzi; alla fine Mosca ha accettato di vendere il combustibile a Pechino con un forte sconto.

CONTRATTI DI EXPORT IN VALUTA NAZIONALE

Il presidente russo ha aggiunto che bisognerebbe potenziare l’utilizzo delle valute nazionali nei contratti di esportazione (di solito il riferimento è il dollaro, oppure l’euro). Il Cremlino vuole che i paesi ostili – principalmente l’Europa – paghino le forniture di gas russo in rubli, benché non sia questa la moneta prevista nei contratti già stipulati.

I TRADER SI STACCANO DALLA RUSSIA?

Secondo fonti di Reuters, molte società di trading energetico hanno intenzione di ridurre gli acquisti di greggio e combustibili dalle società petrolifere statali russe già entro il 15 maggio per evitare di incorrere nelle sanzioni europee contro la Russia. Bruxelles ha già imposto un divieto di importazione del carbone russo, e potrebbe estendere l’embargo anche al petrolio ed eventualmente al gas.

I PROBLEMI PETROLIFERI DI MOSCA

La Russia è un importante produttore di petrolio: vale intorno al 10 per cento dell’offerta mondiale ed è alla guida (assieme all’Arabia Saudita) dell’OPEC+, il cartello che riunisce alcuni dei maggiori esportatori di greggio. Il petrolio è anche la principale fonte di entrate per il governo russo. La produzione dell’idrocarburo, però, è in calo per via delle difficoltà riscontrate dal paese con i pagamenti degli scambi e del trasporto dei barili. Putin ha detto che il problema principale del settore energetico russo è legato agli intoppi logistici.

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