Secondo uno studio dell’agenzia di rating DBRS, le principali società energetiche italiane a partecipazione statale – Eni, Enel, Snam e Terna – trarranno beneficio dal trasferimento di una parte delle risorse del Pnrr al REPowerEU, il programma europeo per l’accelerazione della transizione ecologica.
PNRR E REPOWEREU
Il Pnrr abbreviazione di Piano nazionale di ripresa e resilienza, contiene in tutto 191,5 miliardi di euro: si tratta di risorse europee provenienti dal fondo Next Generation EU da 750 miliardi, destinato al rilancio dell’economia dell’Unione dopo la crisi pandemica. I fondi del PNRR andranno utilizzati entro il 2026; quelli di REPowerEU, invece, tra il 2023 e il 2027.
IL PARERE DI DBRS
L’agenzia di rating scrive in un report che il trasferimento di una parte delle risorse del Pnrr verso REPowerEU, tentato dal governo, “e un’ulteriore proroga della scadenza, se avranno successo, porterebbero a un aumento degli investimenti nelle società italiane in cui il governo detiene una partecipazione significativa, come Eni, Enel, Snam e Terna, e consentirebbero un ciclo di investimenti più rapido ed efficiente”.
CHI CONTROLLA LE SOCIETÀ ENERGETICHE ITALIANE
Eni è controllata di fatto dal ministero dell’Economia, sia direttamente sia attraverso Cassa depositi e prestiti (32,3 per cento in tutto). Il maggiore azionista di Enel è il ministero dell’Economia (23,6 per cento). CDP Reti, parte del gruppo Cassa depositi e prestiti, possiede il 31,3 per cento di Snam e il 29,8 per cento di Terna: Snam è l’operatore della rete italiana dei gasdotti, mentre Terna gestisce la rete nazionale di trasmissione dell’energia elettrica.
LE SOMME ATTUALI E QUELLE IPOTETICHE
DBRS fa notare come finora le società energetiche abbiano ricevuto somme relativamente piccole dal PNRR: 1 miliardo di euro a Terna per l’aggiornamento dell’infrastruttura elettrica e 3,5 miliardi a Enel per il potenziamento della capacità delle reti in bassa e media tensione e per migliorarne la resilienza agli eventi metereologici estremi.
Secondo Edoardo Danieli di DBRS, “i fondi europei assegnati alle grandi aziende italiane dell’energia e dei servizi di pubblica utilità, che hanno le competenze necessarie per investirli in modo efficiente, potrebbero portare a un aumento dei ricavi e dell’EBITDA di queste aziende, con conseguenti implicazioni positive sul credito”.
Il governo italiano vorrebbe prelevare all’incirca 6 miliardi di euro dallo schema REPowerEU, aggiungervi circa 3 miliardi di fondi nazionali più una cifra non ancora definita proveniente dal PNRR. Il piano è però soggetto all’approvazione di Bruxelles.
I PROGETTI DI ENI, ENEL, TERNA E SNAM
Lo scorso febbraio la presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva chiesto ai rappresentanti di Eni, Enel, Snam e Terna di presentare “pochi, necessari e fattibili” progetti legati alla transizione energetica da inserire nel PNRR rivisitato alla luce di REPowerEU.
Eni, nonostante il focus sulle fonti fossili, sta investendo in particolare sui biocarburanti, combustibili low-carbon ottenuti dagli scarti organici. La società ha convertito in bioraffinerie due impianti tradizionali, a Venezia e a Gela, e sta lavorando all’espansione di quest’ultima per incrementare la produzione di biocombustibile per gli aerei. I carburanti bio hanno un’impronta carbonica complessiva inferiore a quelli fossili, ma rilasciano ugualmente anidride carbonica quando vengono bruciati; la CO2 può però venire catturata attraverso tecnologie di cattura e sequestro. Eni vi sta puntando molto: in Italia – ma è molto attiva anche all’estero, dentro e fuori l’Europa – sta progettando un sito per lo stoccaggio del carbonio al largo di Ravenna, dentro i giacimenti esauriti di gas nel mar Adriatico. Il progetto CCS Ravenna Hub, che non ha ricevuti fondi del PNRR, dovrebbe arrivare a immagazzinare 500 megaton di CO2.
Terna ha allo studio diversi progetti di interconnessione elettrica tra le regioni italiane e con l’estero. Snam vorrebbe invece raddoppiare la capacità di Linea Adriatica, il gasdotto che percorre la costa adriatica, in modo da permettere un aumento delle importazioni di combustibile dal Nordafrica (in particolare dall’Algeria, che sta contribuendo in maniera importante alla sostituzione delle forniture russe).
Enel, infine, vorrebbe realizzare un nuovo rigassificatore per l’importazione di gas liquefatto (GNL) a Porto Empedocle, in Sicilia, osteggiato però dalle autorità locali. Il rigassificatore sarebbe in grado di trattare circa 8 miliardi di metri cubi di GNL all’anno, su un consumo totale di gas di circa 68 miliardi di metri cubi (dato 2022). Potrebbe investire anche nella costruzione di batterie per l’accumulo in rete dell’elettricità prodotta in maniera intermittente dai parchi eolici e solari.