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Gas

Price cap Ue al gas: come funzionerà e cosa dicono gli esperti

I ministri dell'Energia dei paesi Ue hanno trovato un accordo sul price cap del gas. Ecco funzionamento, clausole, tempistiche e valutazioni degli esperti.

 

Lunedì 19 dicembre i ministri dell’Energia degli stati membri dell’Unione europea hanno raggiunto un accordo sul tetto al prezzo (price cap) del gas naturale: è una misura – in discussione da parecchi mesi – che la Commissione considera fondamentale per il contenimento della crisi dei prezzi dell’energia e dell’inflazione, aggravata dalla limitazione delle forniture provenienti dalla Russia.

Non tutti i paesi europei, e non tutti gli analisti, sono però convinti della sua utilità.

COME FUNZIONA IL PRICE CAP DEL GAS

Stando all’accordo, il price cap si attiverà se i prezzi dei contratti front-month del gas (cioè quelli a scadenza più breve, entro un mese) sul Title Transfer Facility (o TTF: è la piattaforma della borsa di Amsterdam che funge da riferimento per il continente) supereranno i 180 euro al megawattora per tre giorni consecutivi. Inoltre, il prezzo sul TTF dovrà anche essere di 35 euro al MWh più alto del prezzo di riferimento per il gas liquefatto (GNL) per tre giorni.

Una volta soddisfatte le due condizioni e “innescato” il cap, sul TTF verranno vietati gli scambi di contratti front-month (a un mese), three-month (a tre mesi) e front-year (a un anno) che abbiano un prezzo più alto di 35 euro al MWh del prezzo di riferimento del GNL.

Il price cap resterà attivo per almeno venti giorni.

A COSA SERVE LA FLESSIBILITÀ

In sostanza, il sistema fissa un tetto al prezzo a cui il gas può venire scambiato sul mercato europeo; contemporaneamente, però, permette al valore “cappato” di fluttuare assieme ai prezzi internazionali del GNL. Così facendo, si vuole evitare che l’Europa perda competitività di prezzo rispetto ad altre parti del mondo.

Se vendere nel Vecchio continente dovesse infatti rivelarsi svantaggioso per gli esportatori di GNL, questi ultimi potrebbero decidere di riorientare i loro carichi verso l’Asia, ad esempio, per approfittare dei prezzi più alti su quel mercato e fare maggiori profitti. L’Europa si ritroverebbe così a corto di forniture di gas, la cui disponibilità è peraltro limitata.

I MECCANISMI DI SALVAGUARDIA

Il sistema di price cap prevede anche dei meccanismi di salvaguardia che ne prevedono la sospensione qualora si verificasse una crisi degli approvvigionamenti, un crollo delle transazioni sul TTF o un aumento significativo dei consumi di gas (incentivati dal minore prezzo).

LE TEMPISTICHE

Il price cap entrerà in vigore, pronto per l’eventuale attivazione, dal 15 febbraio 2023, dunque a inverno inoltrato. Ma dovrà prima venire approvato formalmente dai vari stati membri dell’Unione.

FAVOREVOLI, ASTENUTI E CONTRARI

Il price cap del gas era sostenuto da mesi da un gruppo di una quindicina di paesi di cui fanno parte l’Italia, la Francia, la Spagna e la Polonia. Volevano un tetto inferiore ai 200 euro al MWh: la proposta iniziale (molto criticata) della Commissione europea fissava il valore-soglia a 275 euro al MWh.

Un solo stato membro ha votato contro l’accordo: l’Ungheria.

L’Austria e i Paesi Bassi – due delle nazioni maggiormente scettiche – si sono invece astenute, temendo conseguenze negative sulla sicurezza energetica e sull’andamento dei mercati europei: sia l’Austria che i Paesi Bassi ospitano degli hub del gas, rispettivamente il Baumgarten e il TTF.

La Germania, un altro paese contrario all’idea di price cap del gas, temendo incentivi al consumo e difficoltà di approvvigionamento, ha votato a favore dell’accordo.

LE PREVISIONI DI BESSEGHINI (ARERA)

Stefano Besseghini, presidente di ARERA (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente), ha detto di prevedere aumenti ulteriori del prezzo del gas non appena inizierà l’inverno, per via del freddo che influenzerà i consumi. Tuttavia, giudica “molto positivo” l’accordo sul price cap, anche per l’Italia, “che ha proposto il price cap per prima” e dunque “ottiene un successo di prestigio”.

A Repubblica Besseghini ha dichiarato che “l’accordo raggiunto ha un grande valore e non solo simbolico. Ora bisognerà verificare la reazione del mercato. Per esempio, capire se i fornitori vorranno rinegoziare le condizioni commerciali. Molti contratti sono indicizzati alla variazione dei prezzi sui mercati finanziari e ora, con il tetto, potrebbero pretendere un aumento visto che poi, in caso di rincari, non potranno andare oltre una certa cifra”.

IL COMMENTO DI BENEDETTINI

Simona Benedettini, esperta di mercati energetici, ha spiegato che il meccanismo concordato dai ministri dell’Energia non è un vero e proprio tetto, perché “il prezzo al TTF può […] assumere valori superiori a €180/MWh purché la differenza con prezzo LNG rimanga pari a €35”.

Di conseguenza, secondo Benedettini, “sembra essere una misura dalla improbabile attivazione e che, attraverso il suo aggiornamento dinamico, difficilmente può tradursi in vero e proprio freno ai prezzi” del gas.

IL PARERE DI VILLA (ISPI)

Matteo Villa, ricercatore del think tank ISPI, ha scritto che “le reazioni entusiaste sull’accordo per il tetto al prezzo del gas fanno sorridere. A 180 €/MWh, quest’anno il tetto avrebbe avuto il seguente effetto”: avrebbe garantito un prezzo medio di 128 euro al MWh, poco meno del prezzo medio toccato effettivamente nel 2022 (134 euro al MWh) e molto superiore del prezzo medio nel periodo 2013-2020 (22 euro al MWh).

“Il punto che però sfugge ai più”, aggiunge Villa, “è che un tetto puro a un prezzo non ha alcun senso. Non impedisce la ‘speculazione’: impedisce l’incontro di domanda e offerta in periodi di scarsità”.

L’ANALISI DI TABARELLI (NOMISMA)

Davide Tabarelli, professore di economia all’Università di Bologna e presidente della società di ricerca energetica Nomisma Energia, ha scritto su La Stampa che “non sarà facile” applicare il price cap del gas “perché si forma su una borsa a termine fortemente finanziarizzata, gestita fuori dall’Ue, a Londra, all’Intercontinental Exchange, l’Ice. La borsa ha già fatto sapere che non accetterà imposizioni di questo tipo e che potrebbe decidere di chiudere o di spostare la consegna fisica fuori da Amsterdam”, dove ha sede il TTF.

“Inoltre”, articola l’economista, “l’obiettivo è di applicare i limiti solo ai futures, ai contratti a termine, quelli scambiati nelle borse istituzionalizzate come Ice, tuttavia più di due terzi degli scambi sono fuori, sull’Over the Counter, sull’Otc, a cui non si applicherebbero i massimi”.

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