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Piombino Rigassificatore

Quanti soldi e aiuti avrà Piombino per il rigassificatore

La Regione Toscana ha autorizzato l'installazione del rigassificatore di Snam a Piombino. Tutti i (possibili) contrasti tra sindaco (FdI) e governo, le agevolazioni in bolletta per gli abitanti, le proteste della Puglia (non filo Emiliano) e la proposta del think tank Ecco a Meloni

 

Martedì 25 ottobre il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, ha autorizzato l’installazione del rigassificatore galleggiante Golar Tundra a Piombino, vicino Livorno.

IL CONTESTO, IN BREVE

L’infrastruttura – una nave acquistata a giugno da Snam per 330 milioni di euro, su richiesta del governo – è stata molto contestata dagli abitanti del comune, ma è considerata fondamentale per aumentare le capacità del nostro Paese di importare gas liquefatto (GNL), data la scarsità delle forniture provenienti dalla Russia e i piani di distacco energetico.

La Golar Tundra ha una capacità di rigassificazione di 5 miliardi di metri cubi all’anno, e dovrebbe entrare in funzione nella primavera del 2023. Verrà posizionata nella banchina orientale del porto di Piombino e vi resterà per tre anni.

LO SCONTRO TRA REGIONE (PD) E SINDACO (FdI)

Eugenio Giani, il presidente della Regione Toscana nonché commissario per il rigassificatore, è membro del Partito democratico.

All’autorizzazione da lui firmata si è opposto il sindaco di Piombino, Francesco Ferrari, esponente di Fratelli d’Italia. Ferrari ha già fatto sapere che presenterà un ricorso al TAR (Tribunale amministrativo regionale) e pensa che l’installazione della Golar Tundra nel porto sia “dannosa per il territorio” e “un pericolo per la città e i cittadini”.

COSA PENSA MELONI DEL RIGASSIFICATORE DI PIOMBINO

La posizione di Ferrari non pare essere condivisa da Giorgia Meloni, presidente del Consiglio e di Fratelli d’Italia, che nel suo discorso programmatico alla Camera ha detto che la priorità energetica dell’Italia è “la diversificazione delle fonti di approvvigionamento e la produzione nazionale”; per soddisfare questi due obiettivi sono necessarie infrastrutture di estrazione e di collegamento alla rete.

Durante la campagna elettorale, Meloni dichiarò che “i rigassificatori vanno fatti e vanno fatti nel tempo che è stato definito perché noi dobbiamo liberarci dalla dipendenza del gas russo”. Aggiunse tuttavia che “se c’è un modo per fare un rigassificatore non a Piombino che è una città che ha già pagato molto anche per l’assenza di bonifiche sarebbe meglio”. Ma precisò che, se si fosse proceduto all’installazione, allora si sarebbe dovuto “parlare molto seriamente […] delle compensazioni che vanno al comune di Piombino”.

IL MEMORANDUM PER PIOMBINO

L’installazione del rigassificatore a Piombino si lega a una serie di opere infrastrutturali e di benefici economici – la riduzione di almeno il 50 per cento delle bollette, ad esempio – per i cittadini e le imprese del territorio interessato, che rientrano in un cosiddetto “memorandum” di dieci punti. Come riassunto da Giani, i punti sono i seguenti:

  1. Finanziamento per completare l’infrastruttura portuale sia per la banchina del rigassificatore, sia per le attività locali (pesca, itticoltura, turismo);
  2. Agevolazioni per almeno il 50 per cento sulle bollette energetiche a imprese e famiglie residenti nei comuni di Piombino, Campiglia Marittima, San Vincenzo e Suvereto;
  3. Sblocco del problema relativo alla messa in sicurezza pubblica della falda nel SIN di Piombino;
  4. Finanziamento di 200 milioni di euro per la rimozione e gestione dei cosiddetti cumuli ex-siderurgici abbancati nelle aree pubbliche del SIN;
  5. Finanziamento di 100 milioni per il parco delle energie rinnovabili per Piombino e la val di Cornia;
  6. Completamento dei due lotti di collegamento del porto alla SS 398;
  7. Disponibilità del ministero dell’Ambiente a gestire percorsi accelerati per l’approvazione di progetti e adeguamenti di piani regolatori portuali eventualmente necessari (bonifiche, messa in sicurezza);
  8. Approvazione della proposta di Zona logistica semplificata inclusiva di Piombino;
  9. Rifinanziamento di un fondo nazionale di 30 milioni per agevolazioni e investimenti di imprese locali e politiche attive del lavoro utili per la riqualificazione del polo industriale di Piombino;
  10. Sostegno annuo di 1 milione ai Parchi della Val di Cornia per gestire e valorizzare il potenziale turistico e ambientale del territorio.

Le misure sono state contestate dalle associazioni locali, che non le ritengono sufficienti a compensare l’installazione della nave, lunga 300 metri e larga 40.

DOVE ANDRÀ LA GOLAR TUNDRA?

La Golar Tundra resterà a Piombino per tre anni, ma la richiesta (autorizzata) di Snam riguarda un periodo di venticinque: non è chiaro, al momento, dove verrà riposizionato il rigassificatore per i restanti ventidue anni.

Giani ha dichiarato che Snam comunicherà la destinazione successiva della nave – che potrebbe non essere in Toscana – entro quaranta giorni circa.

LA PROTESTA DI AMATI (PUGLIA)

Fabiano Amati, consigliere regionale Pd della Puglia, ha dichiarato di aver “implorato tutti, compreso il presidente Emiliano, di candidare la Puglia per un rigassificatore offshore. E invece ho ascoltato, in risposta, solo gne-gne e dissipazione di parole”.

“Oggi”, aggiunge l’esponente del centrosinistra pugliese da tempo in posizione critica verso il governatore Michele Emiliano, “scopriamo ciò che si poteva immaginare: tra le condizioni poste dalla Regione Toscana una serie di opere compensative e la bolletta scontata del 50 per cento per i cittadini di Piombino e dei comuni limitrofi. Un risultato di crescita, sicurezza ambientale, pace e pure sconti. Abbiamo ancora qualche possibilità per recuperare il tempo perduto, candidandoci per le prossime e imminenti occasioni”.

“Era più che noto”, prosegue il consigliere, “che per dare l’addio al gas russo l’Italia doveva recuperare diversamente 30 miliardi di metri cubi di gas. E tutto ciò attraverso varie infrastrutture, quali gasdotti, serbatoi GNL e rigassificatori […]. In questo scenario il ruolo della Puglia avrebbe potuto caratterizzarsi, per cultura e geografia, verso l’accoglienza di tecnologie, così da esercitare pienamente il ruolo di porta del Mediterraneo”.

“Se tutto questo non era certamente retorica, bisognava candidarsi a un ruolo da protagonisti”, conclude. “Non farlo sta avendo, com’è ovvio, la conseguenza di perdita di opportunità, come abbiamo purtroppo già visto con il gasdotto TAP. Speriamo solo che questo ulteriore insegnamento sia utile a comprendere definitivamente l’importanza di questi argomenti”.

LA PROPOSTA DI GOVERNATORI (ECCO)

Michele Governatori, analista del think tank climatico ECCO dedicato alla transizione energetica, ospite del podcast di Ruggero Po, ha definito il rigassificatore di Piombino una “pessima idea infrastrutturale” perché ha “costi economici notevoli”: non solo i 330 milioni pagati da Snam e garantiti dallo Stato, a cui vanno aggiunte le spese di connessione alla rete, ma anche i costi di mancato utilizzo alternativo della porzione di porto occupata dalla nave.

Secondo Governatori l’utilità del rigassificatore di Piombino si ridurrà presto, perché i consumi italiani di gas dovranno diminuire per garantire il rispetto degli obiettivi sulle emissioni. Sostiene che l’Italia potrebbe, nell’immediato, contenere l’impatto della crisi energetica attraverso un risparmio del consumo di gas, trasformando i sussidi in “aiuti selettivi e non illimitati in termini di consumi”.

“La prima cosa che, io credo, il nuovo governo dovrà fare”, dice l’analista, “è rendere selettivi gli aiuti. Quindi legarli non solo al reddito, come in parte già sono i bonus energia, ma anche limitarli a una quantità di consumo non dico di sussistenza, ma di ragionevolezza”.

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