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Northvolt

Non solo Northvolt: perché le aziende europee snobbano l’Ue e sognano gli Usa

I sussidi dell'Ira stanno "togliendo slancio all'Europa" negli investimenti sulle tecnologie critiche per la transizione energetica, dice Northvolt. Ecco perché.

 

Northvolt è un’azienda svedese che realizza batterie e che viene considerata uno degli asset più importanti per l’Unione europea in questa fase di adattamento industriale alla transizione ecologica. Le batterie sono dei dispositivi cruciali per l’alimentazione dei veicoli elettrici e per lo stoccaggio dell’energia generata dalle fonti rinnovabili intermittenti, ma la loro manifattura si concentra in Cina: il paese vale da solo il 77 per cento della produzione mondiale di celle di batterie.

NORTHVOLT: 8 MILIARDI DI INCENTIVI DAGLI STATI UNITI

Northvolt fornisce batterie a diverse case automobilistiche europee, come le tedesche Volkswagen e BMW. Dopo un’iniziale focalizzazione sul mercato europeo, però, adesso l’azienda sta valutando di spostare il grosso degli investimenti futuri negli Stati Uniti, dove potrà accedere ai ricchi crediti d’imposta previsti dall’Inflation Reduction Act, la legge da 369 miliardi di dollari volta a stimolare la manifattura americana di tecnologie pulite.

Come riportato dal portale specializzato Automotive News Europe, Northvolt ha fatto sapere che gli incentivi statunitensi coprono fino al 30 per cento i costi di esercizio legati alla produzione di celle di batterie. In altre parole, se decidesse di aprire in territorio americano una fabbrica dalle dimensioni di quella che possiede in Svezia, potrebbe ricevere 8 miliardi di dollari in crediti d’imposta entro la fine del decennio. Al momento, tuttavia, non ha annunciato progetti in questo senso.

AGLI INDUSTRIALI EUROPEI NON PIACE IL PIANO DELLA COMMISSIONE

In un’intervista a Bloomberg, l’amministratore delegato di Northvolt, Peter Carlsson, ha dichiarato che l’Inflation Reduction Act “sta spingendo gli investimenti a un ritmo molto rapido. Purtroppo, c’è il rischio che questi investimenti stiano un po’ togliendo slancio all’Europa”.

Dichiarazioni simili sono state anche dagli amministratori delegati di altre aziende direttamente coinvolte nella transizione ecologica, come la tedesca Siemens Energy e il produttore svedese di autocarri Volvo, che sta sviluppando mezzi elettrici, a idrogeno e a combustibili rinnovabili.

Il piano dell’Unione europea per l’industria verde, il Green Deal Industrial Plan, non è stato ben accolto come l’Inflation Reduction Act, perché non stanzia nuove risorse ma prevede il riutilizzo dei fondi già disponibili. Bruxelles dovrebbe presentare nuove misure, come un fondo sovrano destinato agli investimenti nelle tecnologie emergenti, ma richiederanno molto tempo per venire implementate.

IL PROBLEMA NON SONO I FONDI, MA LE DIFFICOLTÀ BUROCRATICHE

La BDI, la principale organizzazione industriale tedesca, ha detto che le aziende hanno bisogno di quadri regolatori snelli per realizzare gli investimenti. Anche l’amministratore delegato di Samsun Energy, Christian Bruch, pensa che il problema dei piani europei non sia tanto l’entità dei sussidi quanto la lentezza nell’implementazione.

L’Inflation Reduction Act offre finanziamenti a importo fisso per prodotto e sgravi fiscali disponibili immediatamente. Nell’Unione europea, la richiesta di accesso ai fondi può richiedere mesi o anni, contribuendo ad aumentare il rischio di investimento per le aziende

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