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Batterie, la cinese Catl soccorrerà l’europea Northvolt?

Catl dice che non sta valutando un investimento in Northvolt, la startup europea di batterie finita in bancarotta. Potrebbe però assisterla nella produzione attraverso un accordo di licenza tecnologica. Ma perché la società cinese dovrebbe aiutare una potenziale rivale?

Investire in Northvolt “non è una priorità per noi”. Lo ha detto al quotidiano tedesco Faz Pan Jian, uno dei fondatori di Catl, la più grande società produttrice di batterie per veicoli elettrici al mondo: ha sede a Ningde, in Cina. Però non ha escluso una collaborazione di altro tipo.

CATL NON PENSA DI INVESTIRE DIRETTAMENTE IN NORTHVOLT, MA…

Catl non ha intenzione di mettere direttamente dei soldi in Northvolt, che veniva considerata la grande promessa del Vecchio continente e che però ha finito per richiedere l’amministrazione straordinaria: pur avendo raccolto tanti finanziamenti (soprattutto dalla casa automobilistica Volkswagen e dalla banca Goldman Sachs) e pur avendo ricevuto tanti ordini per le sue batterie, non è riuscita a sviluppare l’economia di scala e a evolvere in una vera concorrente delle compagnie cinesi e sudcoreane.

Catl, tuttavia, non ha chiuso completamente la porta a Northvolt: Pan Jian ha detto infatti che “c’è ancora la possibilità di aiutarli sul fronte della produzione”. Prima che il colosso cinese venisse a conoscenza delle difficoltà finanziarie della startup svedese – quando ha presentato la richiesta di amministrazione straordinaria, a fine novembre, disponeva di liquidità per una settimana soltanto -, le due aziende stavano discutendo di un possibile accordo di licenza tecnologica sulle batterie simile a quello stretto in precedenza da Catl con la casa automobilistica statunitense Ford.

“Non sapevamo che fossero in difficoltà finanziarie”, ha detto Pan alla Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung. “Se Northvolt si fosse messa in contatto con noi un anno o due prima, sarebbe stato più facile perché allora erano finanziariamente stabili”. Ha poi aggiunto che Catl è disposta ad aiutare le aziende europee che ne hanno bisogno.

Circa un paio di mesi prima del tracollo di Northvolt, Robin Zeng – il presidente e fondatore di Catl – si era espresso sulle capacità dell’azienda in questi termini: “hanno una progettazione sbagliata, hanno un processo sbagliato e hanno le attrezzature sbagliate. Come possono scalare la produzione?”.

I PROGETTI DI CATL IN EUROPA

Alla stampa tedesca Pan ha detto anche che Catl sta conquistando sempre più quote di mercato in Europa rispetto alle aziende di batterie giapponesi e sudcoreane, molto più avanzate di quelle europee, essendo queste ultime poco più di startup.

Pure le società sudcoreane come Lg Energy Solution stanno ridimensionando i loro piani di espansione nel Vecchio continente per via del calo della domanda di auto elettriche. Catl, al contrario, pare voler potenziare la sua capacità manifatturiera con una nuova fabbrica, oltre a quella nella Germania orientale e a quella in via di realizzazione in Ungheria.

“Annunceremo presto qualcosa al riguardo”, ha dichiarato Pan.

PERCHÉ CATL DOVREBBE SOCCORRERE NORTHVOLT?

Ma perché mai Catl dovrebbe soccorrere una potenziale rivale? Non sarebbe più conveniente lasciarla fallire definitivamente?

Assistere Northvolt senza investirvi direttamente garantirebbe a Catl una presenza defilata ma comunque significativa nella principale azienda europea di batterie, oltre a migliorare la sua reputazione di partner affidabile e indispensabile agli occhi di Bruxelles. Tanto più che – come rivelato dal Financial Times – la Commissione europea ha intenzione di obbligare le società cinesi di batterie ad aprire fabbriche in Europa e a trasmettere il know-how alle imprese europee in cambio dell’accesso ai sussidi comunitari.

IL FATTORE DONALD TRUMP

I piani europei sul trasferimento tecnologico e sull’attrazione degli investimenti cinesi potrebbero entrare in conflitto con le posizioni del prossimo presidente degli Stati Uniti. Donald Trump, infatti, potrebbe chiedere a Bruxelles di limitare la presenza cinese per assicurarsi che il Vecchio continente non diventi, per Pechino, una base manifatturiera dalla quale esportare prodotti sul mercato americano.

Nonostante abbia promesso durezza commerciale contro la Cina, Trump tuttavia ha specificato di non essere contrario agli investimenti cinesi negli Stati Uniti, a patto che i loro stabilimenti diano lavoro agli americani. Da parte sua, il presidente di Catl ha detto di essere disposto ad aprire una fabbrica nel paese se non ci saranno ostacoli politici. Ma i repubblicani al Congresso potrebbero rappresentare, per l’appunto, un ostacolo.

Il senatore repubblicano Marco Rubio, che Trump ha nominato prossimo segretario di stato, è stato il principale oppositore dell’accordo di licenza tecnologica tra Ford e Catl per una fabbrica di batterie in Michigan. Di recente ha perfino proposto di mettere al bando della società per via dei suoi legami con il governo e le forze armate di Pechino: “l’affidamento e l’uso delle batterie di Catl minaccia la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, in quanto rende la nostra nazione dipendente dalla Cina comunista per le infrastrutture energetiche”, si legge in un comunicato.

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