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Reddito Di Cittadinanza

Non solo F-35. Tutte le mosse amerikane di Scholz in Germania

Nord Stream 2, F-35 e Volkswagen: l'aggressività della Russia sta cambiando l'atteggiamento della Germania nei confronti degli Stati Uniti? Tutti i dettagli.

Dopo il riconoscimento formale delle autoproclamate repubbliche di Doneck e Lugansk da parte della Russia, preludio all’invasione dell’intera Ucraina, la Germania ha bloccato il processo di certificazione del Nord Stream 2, il gasdotto diretto tra Russia e Germania sotto il mar Baltico nonché l’infrastruttura energetica più divisiva d’Europa.

I suoi critici, a cominciare dagli Stati Uniti, la considerano infatti un’arma geopolitica che permetterà a Mosca sia di legare ancora più a sé il Vecchio continente (che dipende moltissimo dalle forniture russe di gas), sia di marginalizzare l’Ucraina (importante territorio di transito per molti gasdotti russi).

La Germania, al contrario, riteneva il Nord Stream 2 un’opera fondamentale per la propria economia, perché le avrebbe permesso di attingere a forniture abbondanti ed economiche di gas con le quali sostituire la capacità a carbone in fase di dismissione. La Russia vale circa il 49 per cento delle importazioni di gas tedesche.

LA MOSSA DI SCHOLZ SUL NORD STREAM 2

La decisione del cancelliere Olaf Scholz di sospendere il Nord Stream 2 ha rappresentato una svolta notevole di politica estera per la Germania. L’amministrazione americana di Joe Biden, comunque, aveva stretto un accordo con la ex-cancelliera tedesca Angela Merkel in merito all’imposizione di sanzioni verso Mosca nel caso in cui avesse utilizzato il gasdotto per minacciare la sicurezza energetica europea (bloccando i flussi di gas per ritorsione, ad esempio) o la stabilità dei paesi a est del continente, come la Polonia e l’Ucraina.

Questo tecnicamente non è avvenuto, anche perché il Nord Stream 2 non è ancora entrato in funzione, ma il 21 febbraio scorso – tre giorni prima dell’invasione su larga scala e un giorno dopo la mossa di Scholz – la Russia ha ordinato l’ingresso delle proprie truppe nelle repubbliche separatiste di Doneck e Lugansk, formalmente territorio ucraino.

COSA HA FATTO LA GERMANIA SUGLI F-35

Lunedì la Germania ha fatto sapere che acquisterà dagli Stati Uniti (l’azienda che li produce è la Lockheed Martin) trentacinque caccia F-35, che serviranno a sostituire i vecchi caccia multiruolo Tornado. Si tratta dell’accordo sulla difesa più corposo da quando Scholz, in risposta all’aggressione russa dell’Ucraina, ha annunciato un piano di modernizzazione delle forze armate tedesche da 100 miliardi di euro.

Berlino ha intenzione di ritirare dal servizio i Tornado – gli unici caccia tedeschi in grado di trasportare le bombe nucleari americane stoccate nel paese – tra il 2025 e il 2030.

LE SCELTE DI VOLKSWAGEN, E LE PAROLE DEL GOVERNO SCHOLZ

Ieri Herbert Diess, amministratore delegato di Volkswagen, la seconda casa automobilistica più grande al mondo per volumi di produzione, ha detto che “la guerra in Ucraina ha messo in discussione le nostre prospettive attuali”, riferendosi all’aumento dei prezzi e ai problemi di approvvigionamento di alcuni componenti di base, come i semiconduttori o i cablaggi, che si ripercuoteranno sul costo dei prodotti finiti.

Diess ha poi aggiunto che, visto il contesto di instabilità in Europa, l’incremento delle vendite in Cina è diventata una priorità ancora più urgente. Volskwagen possiede una quota di mercato del 16 per cento nel paese e punta a raddoppiare le vendite di veicoli elettrici nel 2022 e recuperare il ritardo rispetto a Tesla.

A differenza della Russia, dove ha sospeso le attività, Volkswagen non sembra altrettanto disposta a mollare la Cina e il suo enorme mercato. Come fa però notare il Financial Times, il governo Scholz potrebbe aver posto le basi per una relazione più complicata tra Berlino e Pechino e più distante dall’approccio prudente-economicistico che aveva caratterizzato la cancelleria di Merkel.

Prima di diventare ministra degli Esteri, Annalena Baerbock aveva promesso un approccio alla Cina diverso dai suoi predecessori (“una politica estera guidata dai valori”, disse); aveva definito quello di Xi Jinping un “regime autoritario”; e aveva criticato le pratiche di lavoro forzato degli uiguri nella regione dello Xinjiang, dove Volkswagen possiede uno stabilimento.

Il co-presidente del Partito socialdemocratico (SPD, quello del cancelliere Scholz), Lars Klingbeil, ha detto recentemente al periodico Der Spiegel che “non voglio che tra dieci anni ci ritroviamo con la Cina in una situazione simile [a quella con la Russia, ndr]. Dobbiamo ridurre drasticamente la nostra dipendenza dagli stati autoritari. Lo vediamo con la Russia per quanto riguarda il nostro approvvigionamento energetico. Con la Cina, possiamo iniziare ora”.

Ma Volkswagen, a giudicare dalle dichiarazioni dell’amministratore delegato, non sembra pensarla allo stesso modo. Tuttavia, l’azienda sta valutando di installare la produzione di pick-up elettrici negli Stati Uniti.

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