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Come cambierà il mercato del petrolio con l’affare Exxon-Pioneer

ExxonMobil, una delle più grandi società petrolifere al mondo, vuole acquisire Pioneer, tra i maggiori produttori di shale oil negli Stati Uniti. Un'operazione da 60 miliardi di dollari che rientra in una precisa strategia. Ecco quale. Tutti i dettagli

 

La compagnia petrolifera americana ExxonMobil, una delle principali Big Oil del pianeta, dovrebbe annunciare oggi un’operazione di acquisto di Pioneer Natural Resources, un’azienda più piccola ma importantissima nell’industria statunitense dello shale oil, il petrolio estratto dalle rocce di scisto, soprattutto del bacino Permiano.

IL VALORE DELL’OPERAZIONE

Il valore stimato dell’operazione è di 58 miliardi di dollari, scrive Bloomberg. Martedì la valutazione di Exxon era di 442 miliardi. Pare che la compagnia – stando alle fonti di Reuters – procederà con un’offerta di 250 dollari per azione di Pioneer, che ieri hanno chiuso a 237,4 dollari e oggi, nel premarket, si scambiavano a 244 dollari.

Se l’operazione dovesse andare in porto, sarebbe sia la più grande acquisizione in assoluto del 2023, sia la più grande acquisizione nella storia di Exxon dopo quella di Mobil Oil nel 1999, per 81 miliardi. L’accordo, inoltre, garantirebbe a Exxon il controllo – sia sulle risorse, sia sulle infrastrutture – di gran parte del bacino Permiano, un ricco campo petrolifero tra il Texas e il Nuovo Messico che ha trasformato gli Stati Uniti nel principale paese produttore di greggio e di gas naturale al mondo nel giro di un decennio.

PROBLEMI DI ANTITRUST IN VISTA?

Secondo gli analisti, è probabile che l’affare Exxon-Pioneer supererà lo scrutinio delle autorità antitrust perché la società, anche dopo essere diventata il soggetto dominante nel Permiano, potrà comunque dire di controllare solo una piccola fetta del vasto mercato globale dell’oil & gas.

LA STRATEGIA DI EXXON

È notevole, inoltre, la differenza tra la strategia di Exxon e quella delle compagnie petrolifere europee nei confronti della transizione ecologica: mentre queste ultime – generalmente – hanno iniziato a puntare maggiormente sulle energie rinnovabili, Exxon è rimasta concentrata sul petrolio. Da un punto di vista economico, questa strategia – portata avanti dall’amministratore delegato Darren Woods – ha pagato: nel 2022 la società ha riportato un profitto record di 56 miliardi di dollari, a soli due anni di distanza dalla perdita di 22 miliardi durante la pandemia di coronavirus.

Era da tempo che Woods andava alla ricerca di società petrolifere nel Permiano da acquisire, ma le operazioni sono state rimandate per via dell’impatto della pandemia sulle finanze di Exxon.

TUTTO SU PIONEER RESOURCES

Pioneer è una delle aziende di shale oil di maggior successo, una delle poche ad essere sopravvissuta ai cicli di boom and bust della cosiddetta “rivoluzione dello shale”. Oggi è la terza maggiore produttrice petrolifera nel bacino Permiano, dopo Chevron e ConocoPhilips, e può vantare costi di estrazione molto bassi, intorno ai 10,5 dollari al barile.

Erano mesi che gli analisti di settori si interrogavano sulle sorti di Pioneer dopo che lo scorso aprile il suo fondatore e amministratore delegato, Scott Sheffield, aveva annunciato che si sarebbe ritirato alla fine del 2023. Sheffield è letteralmente un “pioniere” dell’industria dello shale, con cinquant’anni di esperienza lavorativa nel bacino Permiano.

UN SEGNALE AL MERCATO DEL PETROLIO

L’eventuale acquisizione di Pioneer manderebbe un messaggio forte al mercato petrolifero perché – al di là di quanto già detto – segnalerebbe che Exxon, conosciuta per i megaprogetti, vuole dedicarsi anche alle attività dal ciclo breve. Considerate le incertezze sulla domanda di petrolio nel medio termine, spiegava Laura Hurst su Bloomberg, “la flessibilità dello shale è una proposta interessante”.

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