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Expo 2020

Come si presenterà l’Italia a Expo 2020 di Dubai?

L’Italia all’Expo 2020 di Dubai si presenterà con il volto della sostenibilità ambientale, ma i 17 obiettivi Onu per la lotta ai cambiamenti climatici non vedono ancora l’Italia tra i Paesi più virtuosi. L'approfondimento di Nunzio Ingiusto

L’Italia all’Expo 2020 di Dubai si presenterà con il volto della sostenibilità ambientale. Un impegno di rilievo.

Gli obiettivi di sviluppo sostenibile al 2030 dell’Agenda dell’Onu sono un eccellente biglietto da visita per un Paese che, però, fatica a conciliare green economy, investimenti, risanamento ambientale e del territorio.

Il Commissario per l’Italia all’Esposizione Universale, Paolo Glisenti, e il Commissario Generale dell’ONU, Maher Nasser, hanno raggiunto comunque un’intesa in questo senso. Glisenti è andato a Dubai per un incontro preparatorio sull’evento che parte il 20 ottobre dell’anno prossimo ed è stato anche nominato nello Steering Committee dell’Esposizione Universale. L’organismo è rappresentativo dei Paesi di tutti i cinque Continenti. E’ composto da 30 membri e resterà in carica sino alla fine di Expo nell’aprile del 2021.

“All’Italia viene affidata la responsabilità di rappresentare gli interessi comuni di tutti i Paesi partecipanti a Expo”, ha detto Glisenti. Un compito per l’esperienza nella realizzazione di eventi simili e per aver ospitato con successo a Milano l’Expo del 2015. Oltre a Glisenti faranno parte del Comitato i commissari di Francia, Regno Unito, Finlandia, Olanda, Repubblica Ceca, Serbia e Lituania.

Il padiglione italiano è un cantiere in costruzione avviato pochi giorni fa su un idea di Italo Rota, Carlo Ratti, Matteo Gatto e F&M Ingegneria. Avrà una superficie di 3.500 metri quadri con materiali sostenibili. E l’idea progettuale si basa su un approccio circolare all’architettura. Il contesto e l’ambientazione, insomma, sono coerenti con la mission annunciata a Dubai.

Ma è a questo punto che deve partire una riflessione. I 17 obiettivi Onu per la lotta ai cambiamenti climatici non vedono ancora l’Italia tra i Paesi più virtuosi. Certo, ve ne sono tanti altri ancora più indietro, come si sente in questi giorni alla Conferenza di Madrid. Ma l’ambizione di partecipare all’Expo in qualità di campioni richiede altre qualità. Secondo l’ultimo Rapporto dell’Alleanza per lo sviluppo sostenibile tra il 2010 e il 2017 l’Italia ha avuto segni di miglioramento in 9 obiettivi su 17, mentre la situazione è peggiorata su altri 6 obiettivi. Città, emissioni dannose, salute, territorio, hanno bisogno di investimenti e di politiche di eccellenza.

L’ASviS ha chiesto al premier Conte di impegnare i ministri ad attuare l’Agenda 2030 per i rispettivi ambiti di competenza. L’esempio virtuoso è quello della Presidente della Commissione Ue, Ursula Von Der Leyen che ha preso la questione di petto, ricevendo ampi consensi. L’Italia, se non vuole rischiare autogol internazionali, ha l’opportunità di rifarsi.

“ Ci sono forti ritardi rispetto a gran parte dei 21 target che il nostro Paese si è impegnata a raggiungere entro l’anno prossimo” spiega una nota dell’Asvis. Ma soprattutto i programmi annunciati dal Conte 2 devono tradursi rapidamente in atti concreti per compensare i ritardi accumulati negli ultimi quattro anni.

Sarebbe qui ingeneroso e fuori dalla realtà scaricare sul Conte 1 o Conte 2 amnesie e sottovalutazioni su obiettivi ed emergenze nazionali. Il recente decreto sul clima ha segnato un passo avanti e sembra aver messo tutti d’accordo tra i partner di governo. Ma l’Expo 2020 non è come il giardino di casa. Ammesso che in giardino si possa continuare ad inquinare e distruggere.

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