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Gazprom

Cosa succede tra Eni e Gazprom

Oggi Gazprom ha tagliato le forniture di gas all'Italia del 15 per cento, nonostante Eni abbia aperto un conto in rubli. Ecco dettagli, commenti e le mosse del governo per distaccarsi dalla Russia.

 

Eni ha fatto sapere che oggi, mercoledì 15 giugno, la società gasifera statale russa Gazprom ha tagliato le forniture di gas all’Italia del 15 per cento, senza fornire una spiegazione.

Dopo la Germania, l’Italia è la maggiore acquirente europea di gas naturale russo, che vale circa il 43 per cento del totale importato dal nostro paese.

LA MOSSA DI ENI

Eni aveva peraltro acconsentito alla richiesta del Cremlino di aprire dei conti bancari in rubli (la valuta russa) per continuare a comprare gas da Gazprom senza violare le sanzioni europee e statunitensi imposte dopo l’invasione dell’Ucraina. Come ha scritto allora su Twitter Marco Giuli, ricercatore presso la Brussels School of Governance e consulente scientifico dello IAI, “sarebbe saggio abbandonare l’ipotesi che attenersi allo schema di pagamento della Russia ci risparmi problemi” di fornitura.

GAZPROM TAGLIA IL GAS ALLA GERMANIA

Martedì, un giorno prima di ridurre i flussi di gas all’Italia, Gazprom aveva annunciato una limitazione del 40 per cento delle forniture di gas alla Germania attraverso il gasdotto Nord Stream 1, motivando la cosa con l’impossibilità di ricevere in tempo un macchinario da Siemens Energy, società elettrotecnica tedesca, bloccato dalle sanzioni canadesi contro la Russia.

COME VANNO I PREZZI EUROPEI DEL GAS

A seguito dell’annuncio di Gazprom e della notizia di un’esplosione in un grosso terminale di esportazione di gas liquefatto negli Stati Uniti, che rimarrà fuori servizio per almeno tre settimane, martedì i prezzi del gas in Europa sono cresciuti di oltre il 15 per cento, raggiungendo i 99 euro al megawattora.

LA SPIEGAZIONE DEL TSO UCRAINO

Sergiy Makogon, amministratore delegato dell’operatore del sistema di trasmissione (TSO) del gas dell’Ucraina ha dichiarato che le riduzioni dei flussi all’Italia e alla Germania rappresentano “un’escalation e un utilizzo del gas come un’arma per aumentare la pressione sull’UE”.

L’Unione europea è generalmente molto dipendente dalle forniture di gas provenienti dalla Russia, che valgono circa il 40 per cento del totale importato a livello comunitario: vuole distaccarsene quanto prima, ma non è facile rimpiazzare volumi così corposi (155 miliardi di metri cubi all’anno) e in tempi brevi.

COSA STA FACENDO L’ITALIA PER SOSTITUIRE IL GAS RUSSO

L’Italia, come detto, è molto dipendente dal gas russo. Per distaccarsene e ridurre la sua vulnerabilità in caso di interruzione delle forniture, ha stretto accordi di fornitura con diversi paesi: con l’Algeria, innanzitutto (è già la seconda fonte di importazioni dopo Mosca), ma anche con l’Egitto e il Congo.

Eni ha raggiunto un accordo con l’Algeria per l’aumento graduale dei volumi di gas esportati verso l’Italia attraverso il gasdotto TransMed fino a 9 miliardi di metri cubi l’anno (nel 2023-2024). Con la società egiziana EGAS, invece, ha concordato l’incremento della produzione e delle esportazioni attraverso l’impianto di liquefazione di Damietta fino a 3 miliardi di metri cubi nel 2022. Con il Congo, infine, Eni ha firmato una lettera d’intenti per l’aumento della produzione e dell’esportazione con lo sviluppo di un progetto di gas liquefatto: dovrebbe entrare in funzione nel 2023 e raggiungere una capacità di 4,5 miliardi di metri cubi all’anno, una quantità sufficiente a soddisfare il fabbisogno congolese.

Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha anche visitato Israele per rafforzare la cooperazione energetica bilaterale. Oggi l’Unione europea ha firmato un memorandum d’intesa con Israele e con l’Egitto sull’estrazione e l’esportazione di gas: Bruxelles incoraggerà le aziende energetiche europee a partecipare alle aste sui giacimenti israeliani ed egiziani; Israele, invece, invierà il suo gas verso l’Egitto, dove verrà liquefatto e ri-esportato verso l’Europa (serviranno tuttavia anni per adeguare gli impianti alla gestione di volumi maggiori). È uno scenario favorevole per l’Italia, visto che l’impianto nella città egiziana di Damietta è di proprietà, in parte, di Eni.

TABARELLI: BISOGNA RAZIONARE IL GAS

Già lo scorso aprile l’analista energetico Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, aveva invitato il governo a “intervenire sulla domanda” e a procedere al razionamento del gas, in modo da risparmiare volumi utili nella prossima stagione fredda.

Nell’immediato, infatti, l’Italia non potrà compensare l’eventuale blocco al gas russo né con il gas prodotto internamente, né con quello importato da altri paesi né con le fonti rinnovabili; dovrà fare affidamento sulle scorte. Pertanto, secondo Tabarelli, oltre a “dire chiaramente agli italiani che bisogna iniziare a spegnere la luce e ridurre i consumi”, l’altra cosa da fare è “riaprire davvero le centrali a carbone”.

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