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Energia, Eni riparte dalla Val D’Agri

Assemblea degli azionisti Eni: approvato il bilancio 2016, si guarda al futuro. Il piano strategico 2017-2020, gli investimenti in Val D’Agri, l’impegno nelle rinnovabili e la responsabilità sociale    Grandi successi nel 2016 e nuovi (importanti) investimenti per il triennio 2017-2020. È questa l’estrema sintesi dell’assemblea degli azionisti di Eni, chiamata oggi (13 Aprile 2016)…

Assemblea degli azionisti Eni: approvato il bilancio 2016, si guarda al futuro. Il piano strategico 2017-2020, gli investimenti in Val D’Agri, l’impegno nelle rinnovabili e la responsabilità sociale 

 

Grandi successi nel 2016 e nuovi (importanti) investimenti per il triennio 2017-2020. È questa l’estrema sintesi dell’assemblea degli azionisti di Eni, chiamata oggi (13 Aprile 2016) ad approvare il bilancio 2016, chiuso con un utile netto adjusted di -0,34 miliardi di euro e la distribuzione di un dividendo di 80 centesimi di euro (di cui 0,40 cent già pagati in acconto).

Durante l’assemblea si è tenuto il rinnovo del Consiglio di Amministrazione, con la conferma dell’attuale presidente Emma Marcegaglia e dell’amministratore delegato Claudio Descalzi, e del collegio sindacale. All’assemblea era presente il 63,4% degli azionisti, di cui il 25,76% di Cdp e il 4,34% del ministero dell’Economia. Ma andiamo per gradi.

I risultati 2016

petrolio
Claudio De Scalzi, ad Eni

Negli ultimi anni Eni è riuscita a tagliare spese e costi dell’azienda, senza però compromettere la crescita del gruppo Oil&Gas. Quello appena concluso, infatti, è stati un anno da record per Eni.

Mentre prosegue la serie di successi nell’esplorazione, con scoperte risorse per 1,1 miliardi di barile equivalente di petrolio (boe) nel 2016 a un costo di esplorazione unitario di 0,6 $/boe, Eni registra anche un utile operativo adjusted di €2,32 miliardi ha evidenziato, con una riduzione del 48% (-€2,2 miliardi).

Buone notizie anche per il debito. L’indebitamento finanziario netto, al 31 dicembre 2016 è pari a €14,78 miliardi con una riduzione di €2,09 miliardi rispetto al 2015. Nonostante le perdite, quello di Eni è un grande successo, visto il periodo storico, ha sostenuto Claudio Descalzi in un incontro con i giornalisti. Abbiamo fatto bene “nonostante il petrolio ha perso il 65% del suo valore e il gas il 45%. Siamo riusciti a registrare ottime plusvalente nelle vendite, sul modello dual exploration”.

Gli ultimi tre anni sono stati “complessi, difficili, ma anche esaltanti. Sotto la guida dell’Amministratore Delegato Claudio Descalzi e il supporto costante del consiglio di Amministrazione Eni è stata completamente trasformata. Da società conglomerata, divisionalizzata e costosa è diventata una Oil&Gas Company, più veloce, più snella, più solida, con la ristrutturazione del Mid DownStream e la focalizzazione sull’Upstreami”, ha affermato Emma Marcegaglia nel suo intervento.

Gli eccezionali risultati industriali economici e finanziari raggiunti nel 2016 e le rafforzate prospettive di crescita e generazione di valore dimostrano l’efficacia della strategia avviata nel 2014 anticipando quello che poi è stato uno straordinario trend decrescente dello scenario petrolifero”, si legge nella lettera agli azionisti a firma di Claudio Descalzi e del presidente, Emma Marcegaglia.

“Nell’esecuzione della strategia, abbiamo innanzitutto rafforzato il settore E&P quale principale driver di crescita e di generazione di valore. Negli ultimi 3 anni, nonostante la riduzione degli investimenti, la produzione di idrocarburi è cresciuta del 15% pari a circa 240mila barili al giorno esclusivamente in modo organico e per il 2017 traguardiamo un livello produttivo in ulteriore crescita a 1,84 milioni di barili al giorno, record storico per Eni, con una ancora maggiore disciplina nello spending”.

Il piano strategico 2017-2020

Emma Marcegaglia, Presidente Eni
Emma Marcegaglia, Presidente Eni

Imperativo, per il 2017-2020 è quello di aumentare la produzione, a frinte però di una riduzione degli investimenti. Secondo il piano strategia del prossimo triennio, si prevede che la produzione di idrocarburi nel periodo considerato aumenti del 3% all’anno (nel 2017 salirà del 5% rispetto al 2016). Questo sarà possibile grazie al progressivo incremento dei singoli giacimenti, all’avvio di nuovi progetti e all’ottimizzazione della produzione.

E ancora. “Eni prevede nuove scoperte per 2-3 miliardi di barili di petrolio equivalente”, con la perforazione di 120 pozzi in più di 20 paesi, doppiando così i risultati portati a casa col piano precedente. Tutto nonostante un taglio agli investimenti nel settore della produzione del 13%, ha affermato l’Amministratore Delegato.

L’obiettivo è crescere ed essere in grado di pagare i nostri dividendi anche a valori molto bassi del petrolio”, ha aggiunto Claudio Descalzi, “se riusciamo a fare questo – e ci siamo riusciti in questi tre anni e siamo molto motivati a farlo – riusciamo a creare molto free cash flow”.

“Ora abbiamo davanti un nuovo triennio sfidante” ha spiegato Emma Marcegaglia. “Gli organi sociali sono chiamati a completare il processo di trasformazione ancora in corso, anche perché c’è grande valore da esprimere. Occorrerà, quindi, realizzare gli obiettivi che Eni si è data nel piano strategico 2017-2020”. “In questi prossimi tre anni usciremo dalla fase di ristrutturazione e trasformazione ed entreremo in una fase di consolidamento di risultati di crescita – aggiunge Marcegaglia – che sarà possibile grazie alla cassa che saremo in grado di generare”.

Investimenti nell’Adriatico

Nel budget investimenti per i prossimi 4 anni, Eni ha previsto 2 miliardi. “Abbiamo la situazione bloccata in Andraitico, anche se è in discussione l’avviamento di nuove attività nelle 12 miglia dalla costa. In fase di analisi anche vecchie attività. Su questi investimenti non possiamo essere sicuri, ma li abbiamo messi in budget”.

Investimenti in Val D’agri

Previsti anche investimenti, importanti in Val d’Agri, dove Eni, però dovrà lavorare, in primis, per recuperare la fiducia della popolazione. “La val d non è contenta di Eni” ha detto Claudio Descalzi. “Per motivi ambientali e anche per il fatto che investiamo tanto ma creiamo poco lavoro”.

“La Val D’agri ha 3.600 persone a lavoro, per una produzione di 80mila barili. Ci devono essere dei piani di sostenibilità, dobbiamo fare formazione in loco, come a Gela, dove abbiamo realizzato un centro di formazione e tecnologia. In Sicilia, più di 600 persone si sono trasformate dal punto di vista professionale. Sulla Val D’agri dobbiamo recuperare. Non è colpa della popolazione, ma nostra. Siamo noi che investiamo e creiamo occasioni di sviluppo, abbiamo investito molto sulla formazione ma non serve se dopo non riusciamo a creare lavoro. Abbiamo presentato dei progetti sulla biopetrolchimica per produrre plastica dall’agricoltura. Gli scarti vengono inseriti in un ciclo di biomassa per la produzione di energia, chiudendo il cerchio. E questo lo facciamo anche per creare lavoro”.

La Val d’Agri – ha continuato Descalzi – è un posto da curare, vogliamo raggiungere 140mila barili, per investimenti per più di 3miliardi. Impiegheremo 300-400 persone in più. E poi si deve considerare l’indotto. Lavoreremo in modo sostenibile, sfruttando le piazzole già esistenti. Controlleremo le emissioni. Ci faremo conoscere. Il nostro impegno è quello di essere molto più presenti”.

Eni scommette anche sulle rinnovabili

La strategia del Cane a Sei Zampe punta anche allo sviluppo delle energie rinnovabili. In Adriatico “Abbiamo dismesso diverse piattaforme negli ultimi anni. Alcune di esse le stiamo utilizzando per avviare dei progetti pilota sulle rinnovabili. Verranno trasformate in laboratori su eolico, fotovoltaico e sull’energia da correnti marine. Queste piattaforme sono già collegate con la terra ferma e potrebbero fornire energia rinnovabile. Trasformiamo le piattaforme per mantenere la forza lavoro”. Anche grazie ai nuovi investimenti nelle rinnovabili “siamo riusciti a non dismettere alcuna persona, anzi abbiamo aumentato il nostro personale”.

Noi vogliamo fare rinnovabili. E avendo la possibilità, i terreni e i paesi, ricordiamo che siamo in Africa, molto più ricca di energia solare che di Oil&Gas, puntiamo a fare immediatamente dei progetti. Noi vogliamo consumare rinnovabili e non gas. La nostra strategia è trovare l’alternativa valida all’Oil&gas che muore. Noi abbiamo deciso di investire in attività di trasformazione”.

Nessuna condotta illecita in Algeria e Nigeria

Durante l’assemblea dei soci, la Presidente Emma Marcegaglia ha tenuto a sottolineare anche che in 25 anni non c’è stata nessuna condanna ad Eni per reati societari e corruzione e le indagini interne condotte da Eni sulle vicende in Algeria e sulla concessione Opl245 in Nigeriahanno confermato che non c’è nessuna condotta illecita da parte della società e del suo management”.

Sia su Algeria che su Opl 245 “sono state svolte verifiche interne anche con l’ausilio di consulenti esterni indipendenti. Queste verifiche hanno preso in esame anche la documentazione messa a disposizione della magistratura in sede di conclusione delle indagini”.

“Vi ribadisco che questi esami interni hanno confermato che non c’è nessuna condotta illecita da parte della società e del suo management” ha proseguito Marcegaglia “ovviamente prestiamo la massima cooperazione nell’ambito dei procedimenti pendenti e poniamo la massima fiducia nella magistratura”. “I tempi per arrivare all’accertamento giudiziario dei fatti non saranno brevi – ha concluso – e nell’interesse aziendale di tutte le persone che ci lavorano dobbiamo rimanere concentrati sul lavoro che facciamo nel rispetto delle regole e dell’etica aziendale”.

Opec: serve estensione dell’accordo

opecSi è parlato anche dell’accordo Opec sul taglio della produzione di petrolio. “Sarebbe opportuna un’estensione dell’accordo tra i paesi Opec e non Opec sul congelamento della produzione di petrolio”, ha sostenuto il presidente di Eni, Emma Marcegaglia. “A valle dell’accordo del 30 novembre scorso, e di quello successivo con i produttori non Opec, i mercati sembrano più positivi, ma restano comunque molto volatili”, ha osservato. “Nel breve termine l’accordo sembra tenere: ne abbiamo conferma dal rispetto degli impegni da parte dei diversi Paesi che vi hanno aderito. Ma l’andamento degli stock che si stanno riducendo, seppur lentamente, fa nascere dubbi sull’efficacia degli interventi. La natura graduale del bilanciamento del mercato renderebbe opportuna una estensione dell’accordo oltre al mese di giugno e di questo stanno discutendo i principali attori in gioco”.

Il gas in Italia: a costo zero?

“Tutto il gas che produciamo in Italia viene venduto in Italia ed è il 10% di quello che viene consumato in totale. Avere il gas a costo zero è un discorso politico, significherebbe prevedere un sussidio per una fonte fossile. Noi abbiamo dei costi di produzione e non possiamo regalarlo, solo la politica può intervenire”, ha affermato Claudio Descalzi in assemblea, rispondendo ad una domanda di un azionista.

Stop al gas flaring

Tra gli impegni prossimi di Eni è previsti anche lo stop al gas flaring, ovvero alla combustione del gas, senza recupero energetico, attraverso una torcia che svetta, con una fiamma perenne, sulla sommità delle torri petrolifere. SI tratta di una pratica che ha portato a bruciare ingentissime quantità di gas, con conseguente produzione di enormi quantità di anidride carbonica, ma anche di anidride solforosa e protossido di azoto, che hanno contribuito notevolmente all’inquinamento atmosferico del pianeta.

Eni ha l’obiettivo di “eliminare completamente” il gas flaring entro il “2025, se non prima”. “Siamo partiti da circa 10 miliardi di metri cubi di gas bruciato, siamo arrivati a 2 miliardi, siamo scesi del 73%- spiega Descalzi- l’obiettivo a livello europeo e anche di associazioni alle quali partecipiamo è di arrivare a zero al 2030. Ci siamo imposti l’obiettivo di eliminare completamente il gas bruciato in torcia al 2025” e “probabilmente riusciremo ad arrivarci anche prima del 2025″.
Questo avrà un impatto non solo sull’ambiente ma anche un impatto economico, perché’ “questo gas sono anche soldi che si buttano, oltre a danneggiare la salute”.

Eni: la responsabilità sociale

Si è parlato anche di responsabilità sociale all’assemblea dei soci, attività complementare ed importante di Eni. Diverse le zone in cui opera e coopera la multinazionale italiana: Ghana, Mozambico, Angola, Repubblica del Congo, Indonesia, con progetti che puntano al rafforzamento dei servizi di medicina materno-infantile, ostetrica e neonatale, a garantire la vaccinazione e il miglioramento della salute materna e a fornire supporto alla formazione del personale medico, chirurgico, infermieristico e direzionale.

“Gli italiani sono diversi. Questa frase molto diffusa nella Repubblica del Congo, il mio paese di origine, è il marchio di fabbrica dell’azienda fondata da Enrico Mattei, che da sempre sta al fianco dei popoli e dei territori, interpretandone i bisogni, continuando ovviamente a fare il proprio business”, ha affermato nel corso dell’assemblea, l’azionista Jean Leonard Touadi, ex consigliere nel comune di Roma ed ex parlamentare. “Ringrazio Eni e Agip per le Borse di studio che hanno permesso a tanti ragazzi di studiare sia in Congo che in Europa e in Italia. Non posso dimenticare il lavoro per lo sviluppo, per dare acqua, cibo, sanità, tutti quei bisogni di base che sono anche e soprattutto diritti fondamentali di ogni persona. Ringrazio per ogni bambino sfamato e per ogni villaggio a cui è stata data acqua”.

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