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Reti Elettriche

Perché il settore elettrico fulmina il decreto Sostegni

Le associazioni Elettricità Futura e Anev bistrattano il decreto Sostegni. Ecco critiche e proposte al governo

 

Durante l’audizione al Senato sul nuovo decreto Sostegni (dl Sostegni), il presidente di Elettricità Futura – l’associazione del settore elettrico italiano – ha avvertito che, con l’attuale mix di generazione, la bolletta dell’elettricità nel 2022 sarà del doppio più costosa del 2019.

COSA HA DETTO IL PRESIDENTE DI ELETTRICITÀ FUTURA

Secondo la stima fornita da Agostino Re Rebaudengo, nel 2022 la spesa per l’energia elettrica in Italia sarà di circa 95 miliardi di euro, oltre il doppio rispetto al valore (44 miliardi) registrato nel 2019, l’ultimo anno precedente alla pandemia di coronavirus.

RINNOVABILI E GAS

Il rincaro, ha detto il presidente di Elettricità Futura, è legato agli alti prezzi del gas naturale sul mercato europeo: il combustibile è la materia prima più utilizzata in Italia per la generazione di elettricità.

Se invece il mix di generazione italiano – ha spiegato Re Rebaudengo – avesse “già raggiunto quest’anno il target 2030, e cioè il 72 per cento di rinnovabili sul mix di generazione elettrica, la bolletta del 2022, nonostante l’incredibile aumento del gas, sarebbe sostanzialmente pari a quella del 2019”. Il risparmio per l’Italia sarebbe stato di “oltre 50 miliardi”.

Attualmente le fonti rinnovabili valgono il 40 per cento sul totale del mix elettrico nazionale.

LE PROPOSTE AL GOVERNO

Elettricità Futura ha anche segnalato al governo – che sta lavorando a un nuovo intervento – tre azioni che permetterebbero di “risolvere strutturalmente l’emergenza caro bolletta”. Le bollette dell’energia elettrica e del gas naturale, infatti, sono cresciute anche nel primo trimestre del 2022, rispettivamente del 55 e del 41,8 per cento, ed è probabile che continuino ad aumentare.

L’associazione propone una semplificazione straordinaria delle procedure autorizzazione che dovrebbe consentire l’installazione di 15 gigawatt di nuova capacità rinnovabile all’anno, invece di 1 GW. A questo si aggiunge una moral suasion, cioè un’opera di convincimento, da parte del governo verso le regioni e gli enti locali volta a favorire il rapido rilascio delle autorizzazioni per gli impianti di energia rinnovabile. Oggi i tempi sono molto lunghi: per l’autorizzazione di un impianto eolico, ad esempio, possono volerci più di cinque anni.

In ultimo, Elettricità Futura ha chiesto di accelerare con il processo di identificazione delle aree idonee all’installazione di capacità rinnovabile, in modo che venga completato almeno entro il 2022.

NO ALL’ARTICOLO 16 DEL DL SOSTEGNI

Durante l’audizione al Senato Re Rebaudengo ha ribadito l’opposizione della sua associazione – così come di ANEV e di altri operatori del mercato italiano delle rinnovabili – alle misure contenute nell’articolo 16 del decreto Sostegni che, in breve, istituisce un tetto massimo al prezzo dell’elettricità da fonti rinnovabili.

LE MOTIVAZIONI

Per Elettricità Futura la misura è controproducente, e ha offerto dieci motivazioni.

  1. Non risolve la situazione emergenziale in corso, legata ai prezzi del gas
  2. Mette in rischio gli obiettivi europei di Fit for 55, per il taglio del 55 per cento delle emissioni di gas serra al 2030
  3. Sono in contrasto con le indicazioni della Commissione europea dello scorso ottobre
  4. Ostacolano la realizzazione degli obiettivi di transizione energetica del PNRR, che prevede un aumento della capacità rinnovabile
  5. Aumenteranno i contenziosi tra gli operatori e lo stato
  6. Alterano le dinamiche di mercato
  7. Creano distorsioni ai mercati europei dell’energia all’ingrosso
  8. Incidono sulla libera formazione dei prezzi dell’energia elettrica
  9. Scoraggiano gli investimenti e fanno perdere attrattività al paese
  10. Compromettono la fiducia degli operatori che hanno già realizzato investimenti in impianti rinnovabili

Re Rebaudengo ha detto che la Spagna e la Romania, che avevano introdotto misure simili a quelle italiane, “le hanno dovute ritirare, o drasticamente ridimensionare”. La norma, a suo dire, presenta inoltre “evidenti profili di illegittimità costituzionale”.

IL PARERE DI ANEV

Contro l’articolo 16 del dl Sostegni si era espressa anche ANEV, l’Associazione nazionale energia del vento, che riunisce la filiera italiana dell’eolico.

In un comunicato di protesta per il taglio dei ricavi agli impianti rinnovabili, ANEV scrive che “questa situazione di impennata dei costi energetici è […] causata dal crescente costo di produzione dell’energia da fonti fossili, in particolare dal gas, mentre le fonti rinnovabili per loro natura hanno un costo fisso di produzione, non bruciando combustibile”.

L’associazione spiegò che il governo, piuttosto che tagliare la remunerazione ai produttori di energia rinnovabile, “sarebbe dovuto intervenire sia negli anni passati tramite la transizione energetica promessa e non attuata, sia tramite sistemi di approvvigionamento adeguati delle risorse necessarie”. E lamentò i ritardi nelle procedure di autorizzazione degli impianti energetici, “bloccate dalle Sovrintendenze”.

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