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Pil Germania

Bollette, ecco perché il prezzo del gas si gasa

Le cause principali dietro al forte aumento del prezzo del gas sono due: la Russia (ma non solo per la crisi ucraina) e la scarsa produzione di energia eolica. Fatti, numeri e analisi

 

Il governo tedesco ha fatto sapere che le scorte di gas naturale della Germania sono su livelli “preoccupanti”: sono cioè al 35-36 per cento, al di sotto della soglia critica (il 40 per cento) giudicata necessaria a garantire il fabbisogno energetico per una settimana in caso di freddo estremo. Per garantire invece il riscaldamento per un periodo di tempo più lungo, di trenta giorni, ma di freddo meno intenso, le scorte dovrebbero essere al 50 per cento.

I TIMORI SULL’UCRAINA

La Germania sta insomma vivendo una situazione difficile, aggravata dai timori che una guerra in Ucraina – la Russia ha ammassato centomila truppe al confine, c’è molta tensione, e il paese è un importante territorio di transito per i gasdotti – provocherebbe un ulteriore calo delle forniture di gas sul mercato europeo, e un ennesimo aumento dei prezzi.

LA DIPENDENZA DELL’EUROPA DAL GAS RUSSO

La Russia è la principale fornitrice di gas dei paesi dell’Unione europea: vale da sola circa il 40 per cento delle importazioni a livello comunitario. La Germania ne è particolarmente dipendente, visto che circa il 49 per cento del gas che importa arriva da lì. Anche l’Italia importa molto gas dalla Russia (il 43 per cento del totale acquistato dall’estero), ed è quindi esposta al rischio di riduzione o interruzione delle forniture.

L’ITALIA È MESSA MEGLIO DELLA GERMANIA?

Rispetto alla Germania, l’Italia si trova in una posizione migliore: possiede uno stoccaggio strategico di gas a cui attingere in caso di crisi (non è una semplice scorta) e degli impianti di rigassificazione del gas liquefatto (GNL) trasportato via metaniere da produttori come gli Stati Uniti o il Qatar. Berlino non ha nessuna delle due cose.

IL GNL (NON) È LA SOLUZIONE

Accedere al GNL, comunque, non è semplice, perché le navi che lo trasportano preferiscono di solito dirigersi verso il mercato asiatico, dove il prezzo è generalmente più alto e garantisce profitti maggiori. La disponibilità mondiale di GNL, peraltro, non è sufficiente a rimpiazzare i volumi delle forniture russe all’Europa.

PERCHÉ IL PREZZO DEL GAS È COSÌ ALTO

Da parecchi mesi il costo dell’energia in Europa è molto alto. L’Arera, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, aveva fatto sapere che nel 2021 il prezzo del gas sul mercato spot è cresciuto di quasi il 500 per cento, passando, in media, da 21 a 120 euro al megawattora. Il rincaro della materia prima si trasferisce sui consumatori: in Italia ad esempio, nel primo trimestre del 2022 (gennaio-marzo), le bollette di luce e gas sono aumentate ancora, rispettivamente del 55 e del 41,8 per cento.

È una situazione che riguarda però tutto il continente, riflesso di una crisi dei prezzi dell’energia che è in realtà mondiale. Semplificando molto, l’affievolirsi della pandemia di coronavirus ha prodotto uno squilibrio tra la domanda di energia (che ha ricominciato ad aumentare dopo il crollo del 2020, trainata dalla ripresa dei consumi e della produzione industriale) e l’offerta (che non è riuscita a tenere il passo).

IL RUOLO DELLA RUSSIA

Le cause sono molte, e non possono essere ridotte alle tensioni attorno all’Ucraina. Nella crisi energetica europea, però, la Russia svolge un ruolo fondamentale. È da tempo, infatti, che Mosca – primo fornitore del continente – sta limitando le esportazioni di gas verso l’Europa: sono al 30 per cento sotto la media degli ultimi cinque anni.

Gazprom, il colosso gasiero statale russo, ha sì garantito il rispetto dei termini previsti nei contratti a lungo termine con l’Europa, ma non ha prenotato capacità di esportazione aggiuntiva e, dunque, non ha contribuito al riempimento dei siti di stoccaggio europei: tutto questo nonostante la disponibilità di risorse da parte russa e i prezzi alti (allettanti, in teoria) sul mercato europeo. La condotta Yamal-Europe – una delle più importanti tra quelle che riforniscono l’Europa – ha inoltre funzionato al contrario per una quarantina di giorni prima di riprendere a pompare gas verso ovest.

Dietro a questo comportamento c’è una precisa strategia di pressione. Gli obiettivi di Mosca sono due: il primo è convincere la Germania ad autorizzare l’entrata in funzione del Nord Stream 2, la tubatura diretta attraverso il mar Baltico; il secondo è forzare gli europei a sottoscrivere più contratti a lunga scadenza, piuttosto che affidarsi alla compravendita spot, in modo da garantirsi la certezza delle entrate ancora per molti anni, tutelandosi dal piano di Bruxelles per la transizione ecologica.

Il vice-primo ministro russo Alexander Novak, già ministro dell’Energia dal 2012 al 2020, ha espressamente detto che un’approvazione rapida del gasdotto Nord Stream 2 permetterebbe di far abbassare i prezzi del combustibile. A differenza di Novak, il presidente Vladimir Putin non ha fatto collegamenti espliciti tra l’aumento delle forniture e il Nord Stream 2, ma ha detto che le rotte passanti per l’Ucraina – il gasdotto nel mar Baltico la aggira – sono più costose e più inquinanti.

POCO VENTO

A proposito di transizione ecologica, l’aumento del prezzo del gas è dovuto anche allo scarso output di energia eolica, per mancanza di vento, nei principali paesi produttori europei: Regno Unito, Germania e Danimarca. In assenza dell’eolico – come il solare, è una rinnovabile intermittente nella generazione e dipende dal meteo -, si è dovuto ripiegare su altre fonti per la generazione di elettricità, come appunto il gas. Più aumenta la domanda di un bene e più, se non corrisposta da un incremento dell’offerta, il suo prezzo sale.

COSA SUCCEDERÀ NEI PROSSIMI MESI?

Con la fine della stagione invernale, a meno di ondate di freddo anomale, la domanda di gas per il riscaldamento si abbasserà, e la pressione sui prezzi si allenterà. Ma non del tutto.

Ad oggi, infatti, piuttosto che acquistare gas a un costo altissimo (dalla Russia, principalmente), conviene di più attingere alle scorte. Che però, così facendo, si stanno abbassando. Una volta arrivata la primavera e l’estate, si presenterà il problema di rimpinguare gli stoccaggi in vista di un nuovo inverno: la domanda resterà elevata, insomma, ed è probabile che anche i prezzi lo saranno.

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