Un insieme di associazioni di categoria del settore italiano dell’energia elettrica da fonti rinnovabili – come ANEV, Elettricità Futura, Italia Solare e Utilitalia – hanno protestato contro l’articolo 16 del cosiddetto decreto Sostegni ter che “introduce misure discriminatorie tra i produttori di elettricità sulla base della tecnologia di generazione, crea distorsioni di mercato che minano la fiducia degli investitori e rischia di rallentare il processo di transizione energetica”.
COSA C’È NEL DECRETO SOSTEGNI TER
Le associazioni, in un comunicato, dicono di apprezzare “che lo scopo del Decreto Legge 04/2022 sia quello di limitare gli impatti negativi dell’aumento dei prezzi dell’energia, dovuto principalmente al forte aumento dei prezzi del gas, sull’economia italiana e sui consumatori di energia, e sosteniamo questa intenzione. Tuttavia, l’articolo 16 del Decreto Legge 04/2022 (“DL Sostegni ter”), pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Italiana il 27 gennaio 2022, introduce misure di recupero (‘clawback’) nei confronti degli impianti fotovoltaici a tariffa Feed-in-Premium, nonché per gli impianti geotermici, idroelettrici, fotovoltaici ed eolici merchant power con potenza superiore a 20 kW. La stragrande maggioranza di tali impianti riceverà un prezzo di riferimento fisso fino al 31 dicembre 2022, basato sulla media storica dei prezzi zonali dell’elettricità in Italia”.
DISTORSIONE DEI MERCATI ENERGETICI
“Le misure incluse nell’articolo 16″ aggiungono, “porteranno a significative distorsioni dei mercati dell’energia all’ingrosso e sul comportamento di acquirenti e venditori nel mercato. Potrebbero influire sulla libera formazione dei prezzi come richiesto dal Regolamento elettrico (2019/943) stabilendo di fatto uno strike price inevitabile e determinato amministrativamente per ogni possibile futuro Power Purchase Agreements (PPAs) in contraddizione con l’obiettivo dichiarato dal governo di promuovere la conclusione di tali contratti nel mercato elettrico italiano”.
OBIETTIVI SULLE EMISSIONI A RISCHIO?
“Queste misure complesse e discriminatorie metteranno a rischio gli obiettivi Fit for 55, rompendo la fiducia degli investitori, con enormi impatti sugli investimenti nelle FER e minando il corretto funzionamento del mercato interno dell’elettricità dell’UE. Inoltre”, proseguono, “l’articolo 16 del ‘DL Sostegni ter’ non è coerente con le proposte contenute nella ‘tool box della Commissione europea per l’azione e il sostegno’ che l’UE e i suoi Stati membri possono utilizzare per affrontare l’impatto immediato degli attuali aumenti dei prezzi, e rafforzare ulteriormente la resilienza contro gli shock futuri”.
LE NECESSITÀ ITALIANE
L’Italia, scrivono i firmatari del comunicato, “ha bisogno di accelerare e semplificare le procedure di autorizzazione per installare almeno 8 GW di nuova capacità rinnovabile ogni anno fino al 2030 per raggiungere gli obiettivi Fit-for-55. Tuttavia, meno di 1 GW/anno è stato installato negli ultimi anni, principalmente a causa di permessi lunghi e complessi. Andare avanti con l’attuale versione dell’articolo 16 del decreto legge 04/2022 rischia di rallentare ulteriormente il processo di transizione energetica in Italia e in Europa, mettendo a rischio investimenti vitali per l’intera economia”.
L’ESEMPIO DI SPAGNA E ROMANIA
“Interventi simili sono stati proposti in altri Stati membri nel 2021 (Spagna e Romania), determinando una significativa instabilità normativa e profondi cambiamenti nelle dinamiche contrattuali. Di conseguenza, la portata delle misure originarie è stata drasticamente rivista o bloccata”.
LA RICHIESTA AL GOVERNO
“Per tutte queste ragioni”, si conclude il comunicato, “il settore elettrico italiano ed europeo chiede al governo italiano di ritirare l’articolo 16 del decreto legge 04/2022 e di avviare un dialogo costruttivo per definire soluzioni efficaci ed equilibrate per affrontare l’aumento dei prezzi dell’energia. Un mercato elettrico ben funzionante è uno dei migliori strumenti per proteggere i consumatori dalla volatilità dei prezzi e per garantire una transizione economicamente efficace verso un’economia neutrale in Italia e in Europa”.