Le aziende europee che producono dispositivi e macchinari per l’energia si stanno preparando a periodi di vendite più basse negli Stati Uniti, e in alcuni casi stanno perfino valutando la cancellazione dei loro piani di espansione, nel caso in cui Donald Trump dovesse vincere le elezioni e fare ritorno alla Casa Bianca. L’ex-presidente e candidato del Partito repubblicano, infatti, ha criticato la politica energetica di Joe Biden – l’ha definita green new scam, “nuova truffa verde”, in riferimento al Green New Deal – e potrebbe ridimensionarla drasticamente, se non smantellarla del tutto.
LE CRITICHE DI TRUMP ALL’INFLATION REDUCTION ACT
In particolare, Trump è molto critico dell’Inflation Reduction Act, una legge approvata nel 2022 dal valore di 369 miliardi di dollari che prevede sussidi e sgravi fiscali sia per favorire la diffusione delle fonti di energia a emissioni zero, sia per incentivare le aziende americane e straniere ad aprire stabilimenti di “tecnologie pulite” – cioè pannelli solari, turbine eoliche, elettrolizzatori, batterie, reattori nucleari o veicoli elettrici – negli Stati Uniti.
Questi finanziamenti, che Trump potrebbe bloccare in caso di rielezione, hanno spinto numerose società europee a investire in progetti legati all’energia pulita negli Stati Uniti. Ad esempio l’azienda lussemburghese di tecnologie per l’idrogeno H2Apex ha spiegato a Reuters che, grazie ai crediti garantiti dall’Inflation Reduction Act, potrebbe realizzare in America una fabbrica per la produzione di cisterne per l’idrogeno a un terzo dei costi. Lo scorso febbraio, però, ha deciso di cancellare il progetto perché preoccupata per la vittoria di Trump alle elezioni di novembre.
I sondaggi hanno dato Trump in vantaggio per mesi su Biden – un vantaggio che si è allargato dopo l’attentato del 13 luglio -, ma la competizione sembra essersi fatta più aperta dopo la rinuncia del presidente e l’avvio della campagna elettorale di Kamala Harris, la probabile candidata del Partito democratico. Harris e Biden la pensano pressoché allo stesso modo sulla transizione energetica e l’azione climatica, quindi è probabile che una presidenza Harris proseguirebbe quanto avviato dalla precedente.
1000 MILIARDI DI INVESTIMENTI A RISCHIO?
La società di consulenza Roland Berger considera improbabile una cancellazione dell’Inflation Reduction Act anche in caso di vittoria di Trump; tuttavia, la sua amministrazione potrebbe eliminare o tagliare gli incentivi pubblici all’acquisto di veicoli elettrici e all’installazione di colonnine di ricarica e pannelli fotovoltaici. Secondo Wood Mackenzie, il ritorno di Trump metterà a rischio 1000 miliardi di investimenti al 2050 nell’energia a basse emissioni.
LA SITUAZIONE PER SMA SOLAR, ORSTED E NON SOLO
Il mese scorso l’azienda tedesca di dispositivi solari Sma Solar ha emesso un allarme sugli utili, indicando tra i fattori di rischio anche la possibilità di un cambio di governo negli Stati Uniti, che sono il secondo mercato per l’energia solare più grande al mondo dopo la Cina. Sma Solar è la maggiore produttrice globale di inverter per i pannelli solari ed entro la fine di giugno avrebbe dovuto selezionare un sito negli Stati Uniti per la costruzione di una fabbrica; sito che però non è stato ancora individuato.
Sma ha specificato a Reuters di non aver abbandonato questi piani di espansione; ha detto tuttavia di stare “notando che l’esito poco chiaro delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti sta attualmente portando a una certa riluttanza a investire nelle energie rinnovabili a livello locale”.
La società danese Orsted, ad esempio – la più grande sviluppatrice di impianti eolici in mare -, ha risentito delle dichiarazioni di Trump, che ha detto di voler di cancellare i progetti di parchi eolici offshore nel suo primo giorno di mandato. Eppure Nordex, azienda tedesca che realizza turbine eoliche, ha fatto sapere di voler riattivare le operazioni nel suo stabilimento in Iowa perché gli Stati Uniti restano un mercato importante “indipendentemente dagli sviluppi politici”.
I TIMORI DI THYSSENKRUPP NUCERA SULL’IDROGENO VERDE
Thyssenkrupp Nucera, società italo-germanica di elettrolizzatori per l’idrogeno, ha invece parlato di ritardi nelle decisioni finali di investimento sui suoi progetti in America: pur dicendo di voler continuare a focalizzarsi sugli Stati Uniti, ha specificato che è fondamentale capire cosa ne sarà dell’Inflation Reduction Act dopo le elezioni.
Nel, impresa norvegese che opera nello stesso settore, deve ancora prendere una decisione definitiva sull’investimento per un sito manifatturiero in Michigan: decisione che, afferma, dipende dai livelli di domanda per i suoi prodotti sul mercato statunitense. Ad oggi un vero e proprio mercato dell’idrogeno “pulito” – cioè quello ottenuto a partire dall’elettricità a zero emissioni utilizzando gli elettrolizzatori – non esiste, visto il suo prezzo più elevato rispetto alla variante ricavata dal metano.