Quattordici delle più grandi banche al mondo, come Goldman Sachs, Bnp Paribas, Morgan Stanley, Barclays e Citi, hanno preso l’impegno ad aumentare i finanziamenti all’energia nucleare. L’annuncio – che è stato fatto lunedì a New York durante un evento con il consigliere per il clima della Casa Bianca, John Podesta – si collega alla dichiarazione per triplicare la capacità nucleare mondiale entro il 2050, firmata durante la COP28.
Le quattordici banche non hanno spiegato cosa faranno nel concreto, ma già la dichiarazione da sola potrebbe rivelarsi utile a migliorare le prospettive di supporto politico ed economico all’energia atomica, una fonte utile per la transizione ecologica ma penalizzata sia dagli alti investimenti iniziali richiesti per costruire le centrali, sia dallo scetticismo di una parte dell’opinione pubblica, spaventata dai rifiuti radioattivi.
LE COMPLESSITÀ DEI PROGETTI DI ENERGIA NUCLEARE
Come ha scritto il Financial Times, le complessità tecniche e i costi elevati di finanziamento dei progetti nucleari hanno ostacolato la costruzione di reattori e contribuito al rallentamento delle installazioni di nuova capacità nei paesi occidentali dopo la fase di grande espansione negli anni Settanta e Ottanta. Di conseguenza, negli ultimi anni la maggior parte delle nuove centrali nucleari sono state costruite in Medioriente e in Asia; in Cina, soprattutto.
Le stesse banche tendono a giudicare troppo complesso – per ragioni legate alla politica e all’aderenza ai cosiddetti princìpi di sostenibilità, che tendono a favorire le fonti rinnovabili – il sostegno alla realizzazione di impianti nucleari. La Banca mondiale e altre istituzioni multilaterali, infatti, non concedono finanziamenti ai progetti di energia atomica, nonostante sia utile alla decarbonizzazione.
COSA FARANNO LE BANCHE
Le grandi banche potrebbero sostenere il nucleare fornendo prestiti diretti alle aziende del settore, oppure assistendole nella vendita di obbligazioni o introducendole in fondi di investimento.
Oltre a quelle già citate, le altre istituzioni finanziarie interessate all’energia atomica sono Crédit Agricole, Société Générale, Rothschild, Guggenheim, Brookfield, Segra, Abu Dhabi Commercial Bank e Ares Management.
Bnp ha dichiarato al Financial Times che non c’è “alcuno scenario” nel quale il mondo raggiunga le neutralità carbonica al 2050 – cioè la condizione di azzeramento netto delle emissioni di gas serra – senza l’energia nucleare, citando gli studi dell’Ipcc (il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite). Barclays ha detto invece di considerare il nucleare una soluzione all’intermittenza dei parchi eolici e solari, che dipendono dalle condizioni meteorologiche.
LE “BIG TECH” CERCANO IL NUCLEARE
Al di là dell’annuncio delle banche, le prospettive per l’energia nucleare stanno migliorando anche grazie alle grandi compagnie tecnologiche (o “Big Tech”), che intendono utilizzarla per alimentare i centri dati per l’intelligenza artificiale. È il caso ad esempio di Microsoft, che acquisterà per vent’anni tutta l’elettricità prodotta da un reattore della centrale di Three Mile Island, negli Stati Uniti, una volta che sarà stato riattivato.
La società informatica Oracle ha fatto sapere recentemente di stare progettando un grande data centre adatto all’installazione di tre piccoli reattori modulari.