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Perché il Copasir bacchetta il governo sull’idroelettrico

Sì a rinnovabili, gas e nucleare di nuova generazione. Ma attenzione all'idroelettrico e alla Cina. Ecco i punti salienti della relazione del Copasir sulla sicurezza energetica italiana

 

Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir), presieduto da Adolfo Urso (Fratelli d’Italia), ha presentato ieri la Relazione sulla sicurezza energetica nell’attuale fase di transizione ecologica: un documento che – come il titolo suggerisce – indaga le ripercussioni sulla sicurezza italiana della transizione energetica, ovvero il processo di progressivo distacco dai combustibili fossili in favore delle fonti rinnovabili a zero emissioni di gas serra.

OBIETTIVO DIVERSIFICAZIONE

“Uno degli obiettivi principali da raggiungere”, si legge, “è la diversificazione delle fonti energetiche e delle sedi di approvvigionamento per superare o quanto meno attenuare lo stato di dipendenza rispetto ad altri Paesi”: oggi l’Italia è particolarmente dipendente dalla Russia per le forniture di gas naturale.

“In tal senso”, prosegue il rapporto, “la gamma delle risorse energetiche deve essere oggetto di un’attenta valutazione per avere una cornice ben definita delle opportunità e delle debolezze. Le energie rinnovabili rappresentano indubbiamente un punto di forza del nostro sistema e già garantiscono una quota rilevante del mix energetico. Tuttavia, si rende necessaria considerare con attenzione i costi da sostenere, il problema della staticità dell’offerta che ancora risulta influenzata dalle fasi stagionali, la lontananza dei centri di consumo da quelli di produzione che costringe ad ‘inseguire la fonte’ con evidenti ricadute anche sull’esigenza di dotarsi di adeguate ed efficienti infrastrutture di trasmissione”.

POTENZIALITÀ E PROBLEMATICHE DELL’IDROELETTRICO

Il Copasir si concentra in particolare sull’idroelettrico, definito “uno degli ambiti nei quali il nostro Paese presenta un notevole vantaggio competitivo”.

L’idroelettrico è una fonte energetica rinnovabile, quindi coerente con il percorso di transizione ecologica. Inoltre, a differenza delle rinnovabili dalla produzione intermittente come l’eolico e il solare, l’idroelettrico è modulabile e può garantire dei livelli di stoccaggio attraverso i pompaggi, andando così a migliorare la stabilità della rete elettrica.

Il Comitato critica però il disegno di legge sulla concorrenza (ddl Concorrenza) per aver aperto le gare per le concessioni idroelettriche a “operatori esteri ma in un regime di non reciprocità poiché gli altri Paesi europei applicano un regime protezionistico in questo ambito”: un punto già sottolineato con preoccupazione da Guido Crosetto (co-fondatore di Fratelli d’Italia, partito a cui appartiene il presidente del Copasir) e da Enrico Borghi del Partito democratico.

DIPENDENZA DALLA CINA?

“L’attuale disciplina legislativa italiana nel settore dell’idroelettrico”, afferma il Copasir, “mette a rischio il controllo di asset strategici per la sicurezza del sistema energetico e per l’autonomia energetica nazionale, consentendo la partecipazione alle nuove gare di società estere […] con un conseguente indebolimento della posizione competitiva del sistema industriale italiano”.

In Italia esiste in effetti una filiera locale associata a questa energia; nel caso di altre fonti rinnovabili come l’eolico e il solare, invece, la supply chain è dominata dalla Cina: è nettamente la prima produttrice di pannelli e turbine, oltre a controllare gli approvvigionamenti dei materiali di base (i metalli come le terre rare, ad esempio).

IL NUCLEARE

Il Copasir parla anche delle potenzialità dell’energia nucleare e delle tecnologie più recenti, quelle di quarta generazione: diversi paesi – come la Francia, gli Stati Uniti e la Cina – stanno lavorando allo sviluppo di reattori modulari, più piccoli ed economici da costruire, da utilizzare assieme alle fonti rinnovabili per compensarne la produzione intermittente. Il nucleare non emette gas serra ma produce scorie radioattive, un problema che i nuovi reattori però dovrebbero ridurre.

“In Italia”, si legge nella relazione, “sebbene non vi sia produzione di energia mediante l’utilizzo di centrali nucleari, la ricerca in questo settore non si è arrestata ed ha consentito di stabilire importanti presidi sia nel campo scientifico sia in quello industriale. Se, da una parte, le attività di ricerca in questo ambito possono offrire un contributo certamente utile, dall’altra ogni ipotesi di ordine applicativo resta legata a valutazioni di ordine politico”. Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani è favorevole all’inclusione delle tecnologie nucleari di quarta generazione nella tassonomia europea per gli investimenti sostenibili.

IL RUOLO DEL GAS

Su un’altra fonte energetica c’è comunanza di vedute tra il ministro Cingolani e il Copasir: il gas naturale. Il Comitato scrive che “il gas naturale sembra rappresentare una risorsa irrinunciabile nel breve-medio termine in attesa che possa completarsi la transizione energetica”. E che, anche per favorire la riduzione delle bollette – nel primo trimestre del 2022 sono aumentate ancora; quella del gas del 41,8 per cento -, “occorrerebbe valutare l’ipotesi di incrementare l’estrazione di gas dai giacimenti italiani, riducendo allo stesso tempo gli acquisti dall’estero”: da Russia e Algeria, principalmente.

“Si tratterebbe”, prosegue il testo, “di sfruttare più efficacemente i giacimenti già attivi, in modo da raddoppiare la quota nazionale da poco più di quattro a circa nove miliardi di metri cubi all’anno”.

A questo proposito, Cingolani ha ventilato la possibilità di aumentare la produzione nazionale di gas dai giacimenti “già aperti” e portarla appunto a 8-9 miliardi di metri cubi, contro i 4 attuali.

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