Subbugli bipartisan sulle concessioni idroelettiche.
Ecco che cosa sta succedendo.
Enrico Borghi, deputato del Partito democratico (di cui è responsabile delle politiche di sicurezza) e membro del Copasir, pensa che sia necessaria “una rilettura dell’impianto normativo del regime concessorio delle rinnovabili e delle idroelettriche” in “coerenza con altri regimi concessori statuali con carattere di strategicità” al fine di evitare “scalate estere”.
IL TWEET DI BORGHI
Su Twitter, riferendosi all’inaugurazione del giardino dedicato a Enrico Mattei dell’Eni in Algeria, Borghi scrive che “la vicenda energetica era già allora il cuore dello sviluppo e del ruolo geo-politico. Oggi, in un paese che dipende per quasi l’80% da fonti fossili estere, rischiamo di regalare al controllo straniero anche l’idroelettrico. Mattei oggi che direbbe, e soprattutto, farebbe? Agirebbe!”.
La vicenda energetica era già allora il cuore dello sviluppo e del ruolo geo-politico.Oggi,in un paese che dipende per quasi l’80% da fonti fossili estere, rischiamo di regalare al controllo straniero anche l’idroelettrico.Mattei oggi che direbbe, e soprattutto, farebbe?Agirebbe! https://t.co/1Tz4RiOeMu
— Enrico Borghi (@EnricoBorghi1) November 7, 2021
IL TWEET DI CROSETTO
Sul tema è intervenuto in maniera preoccupata anche Guido Crosetto, imprenditore, presidente Aiad e già coordinatore nazionale di Fratelli d’Italia, in ottimi rapporti con il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. Crosetto, sempre su Twitter, ha scritto che “siamo gli unici in EU che non considerano strategiche le concessioni idroelettriche e che quindi le manderemo a gara. Gli unici”.
Siamo gli unici in EU che non considerano strategiche le concessioni idroelettriche e che quindi le manderemo a gara.
Gli unici.
Nonostante il 23/11 la DG concorrenza anni archiviato la procedura di infrazione vs 8 nazioni.
Strano che sia l’unico settore dove liberalizziamo.— Guido Crosetto (@GuidoCrosetto) November 8, 2021
LE CONCESSIONI IDROELETTRICHE NEL DDL CONCORRENZA
Nel disegno di legge sulla concorrenza (il cosiddetto Ddl Concorrenza) elaborato dal governo Draghi è previsto che le procedure di assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni d’acqua per ricavare energia idroelettrica si svolgano secondo parametri competitivi, equi e trasparenti. Il percorso di assegnazione dovrà essere avviato entro il 31 dicembre 2022 dalle Regioni; dopodiché, in caso di ritardi, interverrà il governo. Come spiega l’AGI, “decorso tale termine [il 31 dicembre 2022, ndr], il ministero delle Infrastrutture e delle mobilità sostenibili promuove l’esercizio dei poteri sostituivi”.
PERCHÉ L’IDROELETTRICO È STRATEGICO
Sia Borghi che Crosetto considerano l’idroelettrico un tema di rilevanza strategica. Innanzitutto perché si tratta di energia generata da riserve italiane che, se sviluppata, può contribuire ad allentare la dipendenza dalle importazioni per il soddisfacimento del fabbisogno nazionale: ad oggi questa dipendenza dall’estero è molto alta, di oltre il 77 per cento.
Il grande idroelettrico viene peraltro definito strategico anche nel PNIEC (il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima) in vista del raggiungimento degli obiettivi emissivi sia al 2030 che al 2050, che implicano una trasformazione del mix energetico. L’idroelettrico è una fonte energetica rinnovabile, quindi coerente con il percorso di transizione ecologica. Inoltre, a differenza delle rinnovabili dalla produzione intermittente come l’eolico e il solare, l’idroelettrico è modulabile e può garantire dei livelli di stoccaggio attraverso i pompaggi, andando così a migliorare la stabilità della rete elettrica.
In prospettiva, l’energia idroelettrica può inoltre essere utilizzata per la produzione di idrogeno verde: un combustibile “pulito” che può favorire la decarbonizzazione delle industrie e dei trasporti pesanti.
Infine, la crescita dell’idroelettrico permetterebbe lo sviluppo della filiera industriale locale associata a questa fonte.
IL PROBLEMA DELLE CONCESSIONI
In audizione alla commissione Attività produttive della Camera, lo scorso maggio, Assoidroelettrica (l’associazione che rappresenta le aziende italiane del settore) dichiarò che “la prima cosa da fare” era “allineare la durata dei titoli concessori [italiani] a quella degli altri paesi europei”.
“Un titolo concessionario in Europa dura in media 60-90 anni. Noi abbiamo in Italia concessioni che nella migliore delle ipotesi durano 30 anni, ma anche 15-10 anni”, spiegò Assoidroelettrica. La bassa durata delle concessioni non permettere agli operatori di ottenere l’appoggio degli istituti finanziari e quindi di realizzare gli investimenti; la situazione si riflette sullo stato degli impianti idroelettrici italiani, che sono datati (spesso hanno più di sessant’anni di età) e necessiterebbero di interventi manutentivi.
Gli operatori del settore riconoscono il problema del level playing field, cioè della disparità di condizioni, a livello europeo. Enrico De Girolamo di CVA, ad esempio, disse che l’Italia è “l’unico paese che ha messo in gara le proprie concessioni idroelettriche; alcuni paesi le hanno perpetue, in altri hanno durata superiore agli ottant’anni”.
Le concessioni idroelettriche riguardano in particolare Enel, Edison, A2A, Iren e Acea.