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Cosa farà la Cina per mantenere il dominio sulle terre rare

La Cina ha approvato la creazione di una delle più grande società di terre rare al mondo, scrive il Wall Street Journal: attraverso il neonato gruppo vuole mantenere il primato sul settore di questi metalli strategici. Tutti i dettagli

 

Il Wall Street Journal scrive che la Cina ha approvato la creazione di una delle più grandi società di terre rare al mondo, con lo scopo di mantenere la propria dominanza sulle filiere globali di questi metalli dall’altissimo valore strategico.

COSA SONO LE TERRE RARE

Le terre rare – un gruppo di diciassette elementi metallici – sono infatti cruciali per la produzione di dispositivi elettronici come gli smartphone, di tecnologie per transizione ecologica come le turbine eoliche e le auto elettriche, e di strumenti bellici come gli aerei e i sistemi missilistici.

Attorno alle terre rare si è sviluppata una grossa questione geopolitica dovuta al fatto che la Cina controlla circa l’80 per cento della loro offerta mondiale, e nessun paese – a cominciare dagli Stati Uniti – vuole esporsi a una dipendenza tanto grande.

COSA FARÀ CHINA RARE EARTH GROUP

La nuova società cinese anticipata dal Wall Street Journal si chiamerà China Rare Earth Group e avrà la sua sede nella provincia dello Jiangxi: si trova nel sud della Cina, ed è ricca di risorse minerarie. Il gruppo nascerà dalla fusione degli asset sulle terre rare posseduti da varie compagnie statali cinesi come la China Minmetals, la Aluminium Corp. of China e il Ganzhou Rare Earth Group.

Lo scopo del gruppo è triplice. Attraverso China Rare Earth Group, innanzitutto, Pechino vuole rafforzare il suo “peso” sul mercato delle terre rare e la sua capacità di stabilirne i prezzi. La fusione servirà poi a evitare conflitti tra i vari operatori cinesi della filiera. L’obiettivo finale, somma dei due precedenti, è ribadire il controllo cinese sull’industria delle terre rare e complicare gli sforzi americani (soprattutto) per guadagnare quote in questo settore.

Le stime, non sempre concordanti, dicono che la Cina vale da sola il 70 per cento del segmento dell’estrazione delle terre rare e il 90 per cento della loro raffinazione in magneti (un’attività complessa e costosa). Gli Stati Uniti sostengono invece che Pechino controlli il 55 per cento dell’estrazione di terre rare su scala globale e l’85 per cento della raffinazione.

Il Wall Street Journal scrive che non è chiaro se China Rare Earth Group opererà in tutta la Cina o se si concentrerà nello Jiangxi, e se – e in che modo – le operazioni di terre rare nella Mongolia interna saranno coinvolte nel progetto. Nel 2019 il presidente cinese Xi Jinping si recò in visita in uno stabilimento di terre rare nello Jiangxi: fu un gesto dal grande valore simbolico, e convinse ancora di più i governi occidentali del fatto che la leadership della Repubblica popolare conosceva molto bene la rilevanza strategica di questi elementi.

LE TERRE RARE COME ARMA GEOPOLITICA

La dominanza sulle forniture di terre rare assegna a Pechino una leva importante di influenza geopolitica, simile a quella storicamente posseduta dall’OPEC con il petrolio. Considerata la competizione che le oppone, l’America teme che la Cina possa utilizzare quella leva per restringere o bloccare le esportazioni di terre rare, limitandone l’offerta e facendone schizzare in alto i prezzi, andando a colpire l’economia americana e mettendo a rischio il successo delle transizioni ecologica e digitale.

Il Global Times, tabloid in lingua inglese legato al Partito comunista cinese, scrisse tempo fa che Pechino non ha intenzione di utilizzare le esportazioni di terre rare come rappresaglia verso altri paesi, ma potrebbe farlo nel caso i suoi interessi venissero danneggiati da “aziende straniere”.

LA MOSSA DEGLI STATI UNITI

All’interno di un piano più ampio per guadagnare maggiore centralità nel settore delle terre rare, lo scorso febbraio il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha firmato un accordo con la società australiana Lynas: il Pentagono l’ha definita “la società di estrazione e lavorazione degli elementi di terre rare più grande al di fuori della Cina”. L’accordo prevede che Lynas costruisca un impianto di trattamento di terre rare leggere in Texas.

Sulle terre rare, il presidente Joe Biden ha firmato un ordine esecutivo per classificare il settore tra quelli più importanti per la sicurezza nazionale americana, aprendo alla definizione di politiche per il rafforzamento delle catene di approvvigionamento.

A giugno un documento della Casa Bianca affermava che gli Stati Uniti dovrebbero aspettarsi l’annuncio di misure restrittive alle esportazioni di terre rare da parte della Cina.

COME SI MUOVE LA CINA

Il Wall Street Journal scrive che per oltre un decennio le autorità cinesi hanno portato avanti un piano di consolidamento delle fasi di estrazione, produzione, commercio ed esportazione delle terre rare entro un numero ristretto di società statali. Hanno fissato delle quote massime di produzione ed esportazione e nel 2014 hanno ulteriormente ristretto il numero di attori industriali a sei: in questo modo, spiega il quotidiano, puntavano a razionalizzare un settore disordinato e popolato da imprese piccole. Pechino giustificò l’operazione con la necessità di tutelare l’ambiente: l’estrazione e la lavorazione delle terre rare sono attività dall’alto impatto sul territorio.

La stretta del 2014 fece seguito a una sentenza emessa dall’Organizzazione mondiale del commercio a favore degli Stati Uniti nella quale si accusava la Cina di aver violato le politiche commerciali globali imponendo restrizioni alle esportazioni di diversi metalli come il tungsteno e il molibdeno, facendone crescere i prezzi.

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