Secondo uno studio della banca d’investimento svizzera UBS, la Cina potrebbe arrivare a controllare quasi un terzo delle forniture globali di litio entro la metà del decennio.
È un dato rilevante, perché il litio è un metallo cruciale – viene infatti definito un “minerale critico”, assieme al cobalto o al nichel – per la transizione energetica: si utilizza nelle batterie che alimentano i veicoli elettrici e che permettono lo stoccaggio dell’elettricità prodotta dai pannelli fotovoltaici e dalle turbine eoliche.
LE QUOTE DELLA CINA SUL LITIO
Nel 2022, stando a UBS, la Cina deteneva il 24 per cento delle forniture mondiali di litio. Nel 2025 potrebbe portare la quota al 32 per cento attraverso un aumento della produzione nelle miniere sotto il suo controllo, in particolare in Africa: le quantità estratte passerebbero dalle 194.000 tonnellate dell’anno scorso a 705.000 tonnellate.
La Cina è il mercato più grande al mondo per i cosiddetti “veicoli a nuove energie”, un termine ombrello che include anche le auto elettriche, e ha bisogno di garantirsi quantità sufficienti di litio per le batterie.
LA CORSA MONDIALE AI MINERALI CRITICI
La transizione energetica ha innescato una vera e propria “corsa” ai minerali critici. Gli Stati Uniti e l’Unione europea, in particolare, stanno lavorando per garantirsi la sicurezza negli approvvigionamenti di queste materie prime e ridurre i rischi di una dipendenza eccessiva dalla Cina.
– Leggi anche: Materie prime e Cina: tutti i rischi del Green Deal europeo spiegati all’Europarlamento
Pechino vale, da sola, il 58 per cento della raffinazione mondiale di litio grezzo, il 35 per cento di quella di nichel, il 65 per cento di quella di cobalto, il 71 per cento di quella di grafite e l’80 per cento dell’offerta di terre rare.
LA LEPIDOLITE È LA CHIAVE PER IL LITIO?
UBS spiega che l’aumento della produzione cinese di litio dipenderà anche da un maggiore focus sulla lepidolite: è una roccia che contiene litio ma in basse concentrazioni, e dunque la sua lavorazione viene spesso giudicata sconveniente dal punto di vista economico. Il litio si può estrarre anche dallo spodumene, un altro minerale.
Il sostegno governativo – in particolare nella provincia dello Jiangxi – dovrebbe portare a un aumento della quantità di litio estratto dalla lepidolite in Cina: nel 2025 il paese potrebbe arrivare a 280.000 tonnellate, contro le 88.000 tonnellate del 2022.
IL GRANDE BALZO IN AVANTI SUL COBALTO
Nei prossimi anni la Cina non si limiterà a stringere la sua presa solo sul litio: secondo Darton Commodities diventerà sempre più rilevante anche nel mercato del cobalto, un altro “ingrediente” critico per le batterie. Già oggi Pechino rappresenta il 44 per cento della produzione mondiale di questo metallo, ma nel 2024 sarà arrivata a controllarne la metà, nonostante i tentativi di ingresso dei paesi occidentali nelle filiere dei minerali critici.
Nel 2022 le raffinerie cinesi hanno lavorato 140.000 tonnellate di cobalto, più del doppio rispetto a cinque anni fa; nello stesso anno, il resto del pianeta ha processato appena 40.000 tonnellate.
LE MINIERE PIÙ GRANDI
Secondo Darton Commodities, nel 2022 l’output globale di cobalto è cresciuto del 23 per cento su base annua, grazie principalmente all’aumento della produzione nella miniera di Mutanda, la più grande al mondo: si trova nella Repubblica democratica del Congo ed è gestita dalla compagnia svizzera Glencore.
Il cobalto si ricava spesso come sottoprodotto delle attività di estrazione del rame e del nichel, altri due metalli utili alla transizione energetica: il primo serve per fare i cavi elettrici che collegano gli impianti rinnovabili alla rete, il secondo per le batterie.
La seconda più grande miniera di cobalto è la Tenke Fungurume: vi si estrae anche rame e si trova sempre in Congo, ma è gestita dalla società cinese CMOC. Il sito dovrebbe riprendere le esportazioni di cobalto a breve, vista la risoluzione di una disputa fiscale tra l’azienda e le autorità congolesi che lo scorso luglio aveva portato a un export ban.
I PREZZI E LA STRATEGIA CINESE
Per effetto di un significativo divario tra offerta e domanda – la prima è cresciuta molto più della seconda nel 2022, viste le vendite fiacche di dispositivi elettronici e le difficoltà economiche cinesi -, la tendenza al rialzo dei prezzi internazionali del cobalto si è invertita: lo scorso maggio una libbra di cobalto costava 40 sterline; oggi ne costa 16.
Quando i prezzi sono bassi, di solito la Cina compra grandi quantità di metalli attraverso lo State Reserve Bureau, che poi stocca ed eventualmente rilascia sul mercato per influenzarne l’andamento.