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Metalli

Terre rare, cosa cambia davvero con la grossa scoperta in Svezia?

La Svezia ha annunciato la scoperta del più grande giacimento europeo di terre rare, un gruppo di metalli strategici per le transizioni ecologica e digitale. L'Ue riuscirà a emanciparsi dalla Cina? Tutti i dettagli.

 

La compagnia mineraria statale svedese LKAB ha annunciato oggi di aver scoperto il più grande giacimento europeo di terre rare: si trova nei pressi di Kiruna, una città famosa per l’estrazione di ferro nell’estremo nord del paese. Stando alle rilevazioni della società, il deposito conterebbe risorse di ossidi di terre rare per oltre un milione di tonnellate.

COSA SONO LE TERRE RARE, A CHE SERVONO E CHI LE CONTROLLA

Le terre rare sono un gruppo di diciassette elementi metallici utilizzati per produrre dispositivi elettronici, automobili (anche elettriche), turbine eoliche e sistemi d’arma, tra le altre cose.

La Cina controlla da sola circa l’80 per cento dell’offerta mondiale di terre rare, detenendo una sorta di monopolio sulla raffinazione dei minerali grezzi, indispensabile per il loro utilizzo industriale.

– Leggi anche: La Cina vuole mettere le mani sulle terre rare della Turchia?

LE TERRE RARE NON SONO RARE DAVVERO

A dispetto del nome, le terre rare non sono “rare” davvero: al contrario, sono piuttosto diffuse in natura. La difficoltà consiste nel trovare minerali che ne contengano quantità abbastanza grandi da rendere economicamente fattibili le operazioni di prelievo e di lavorazione su larga scala.

COSA HA DETTO LKAB

L’amministratore delegato di LKAB, Jan Mostrom, ha commentato la scoperta come una “buona notizia, non solo per LKAB, per la regione e per la popolazione svedese, ma anche per l’Europa e per il clima”. Il deposito di Kiruna “potrebbe diventare un elemento importante per la produzione di materie prime critiche che sono assolutamente cruciali per consentire la transizione verde”.

LE PROSPETTIVE PER L’EUROPA

Al momento non esiste una produzione mineraria di terre rare in Europa: il continente è dunque dipendente dalle importazioni dall’estero e in particolare dalla Cina, che controlla buona parte della filiera. Bruxelles si affida a Pechino per il 98 per cento delle forniture di questi metalli.

Questa condizione di dipendenza potrebbe creare delle gravi vulnerabilità strategiche per l’Europa, perché la domanda di terre rare pare destinata ad aumentare molto nei prossimi anni – di cinque volte entro il 2030, dice la Commissione – per via dell’aumento delle installazioni di impianti rinnovabili e della diffusione dei veicoli elettrici.

– Leggi anche: La Lega coccola Eni per estrarre terre rare in Italia?

COSA FARÀ LA SVEZIA CON LE TERRE RARE

La ministra svedese dell’Energia, Ebba Busch, ha dichiarato che “l’elettrificazione, l’autosufficienza dell’Unione europea e l’indipendenza dalla Russia e dalla Cina inizieranno nella miniera” di Kiruna.

In realtà, i tempi per l’avvio dello sfruttamento del deposito sono molto lunghi. LKAB ha detto di voler presentare la domanda per l’ottenimento di una concessione di sfruttamento entro il 2023, ma ci vorranno – per stessa ammissione della società – almeno dieci-quindici anni prima di poter iniziare a estrarre le risorse e metterle in commercio.

Dal 1 gennaio la Svezia detiene la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea. Il primo ministro Ulf Kristersson ha dichiarato a questo proposito che “un’Europa più verde, più sicura e più libera è il fondamento delle nostre priorità”.

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