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Arabia Saudita

Cosa ha fatto l’Arabia Saudita per diversificare l’industria dal petrolio

Tra gli anni Ottanta e Novanta l'Arabia Saudita ha avviato un processo di diversificazione industriale. L'approfondimento di Giuseppe Gagliano.

 

Quali sono state le principali tappe tra gli anni ’80 e gli anni 2000 da parte del governo saudita che hanno portato a una modernizzazione del suo settore industriale?

Tra gli anni ’80 e ’90 il governo saudita ha posto in essere una vera e propria diversificazione industriale, anche se il paese ancora dipendeva profondamente dall’industria petrolifera e petrolchimica. Inoltre, in quel periodo il coinvolgimento del settore privato era ancora molto limitato se si fa eccezione per quello minerario.

IL RUOLO DEL SETTORE PRIVATO

Solo in un secondo momento le autorità saudite hanno compreso quanto potesse essere rilevante la presenza del settore privato nello sviluppo complessivo del regno, e proprio per questa ragione il governo saudita ha posto in essere la creazione nel 2001 del MODON (Autorità Saudita per le città industriali e le zone tecnologiche).

Questo ente statale, che è strettamente collegato sia al ministero dell’industria che a quello delle risorse minerarie, ha uno scopo molto preciso e cioè quello di favorire il settore privato e quindi diversificare industrialmente il paese. Questo progetto ha avuto successo, come dimostra il fatto che ci sono ben 36 città industriali che sono sotto il coordinamento di questo organismo nelle quali sono presenti ben 4000 stabilimenti.

LA CITTÀ ECONOMICA KING ABDULLAH

Un altro interessante provvedimento preso nel 2006 da parte del re Abdullah è stato quello di aver fondato la “King Abdullah Economic City”, a nord della città di Jeddah, sulle rive del mar Rosso. Qual è la particolarità di questa città? Quella di essere interamente gestita dal settore privato, e quindi le regole doganali per il commercio sono molto particolari perché consentono e favoriscono l’import -export. La sua posizione geografica è naturalmente cruciale: si trova infatti in prossimità del canale di Suez.

IL SETTORE MINERARIO

Un altro settore che ha certamente beneficiato di innovazioni rilevanti a partire dagli anni 2000 è quello minerario, come dimostra la fondazione di Petro Rabigh nel 2005 (una joint venture tra Saudi Aramco e la società giapponese Sumitomo Chemical) ma anche iniziative come la SATORP (Saudi Aramco Total Refining and Petrochemical Co), joint venture tra Saudi Aramco e la compagnia petrolifera francese Total, entrata in funzione nel 2014. Questa progettualità è finalizzata a rinnovare profondamente le strutture industriali del paese e ha coinvolto anche il settore siderurgico, come dimostra la presenza della multinazionale ArcelorMittal in nel mercato saudita nel 2013.

IL PROGRAMMA IKTVA

L’altra tappa decisiva della modernizzazione dell’industria saudita si è verificato nel 2015, quando la multinazionale Saudi Aramco ha posto in essere un’iniziativa denominata IKTVA (In-Kingdom Total Value add Program), con lo scopo di favorire i fornitori del gruppo petrolifero a localizzare una parte della produzione del regno Saudita. Il programma del 2015 è cresciuto e la quota di investimento da parte della multinazionale araba è aumentata dal 35 al 59% nel 2021. Sia chiaro che questa iniziativa però è stata solo circoscritta al settore petrolifero.

VISION 2030

Ma è certamente la Vision 2030, voluta da Mohammed Bin Salman, che ha veramente cambiato l’assetto economico del paese. Uno degli aspetti specifici di questo piano è lo sviluppo industriale logistico del regno ad esempio attraverso il programma denominato NIDLP (National Industrial Development and Logistics Program).

Quale scopo ha questo programma? Da un lato diversificare ancora di più la base industriale del regno e dall’altro sviluppare il settore minerario minerario producendo il loco tutte le materie prime che sono necessarie per l’industria pesante. Naturalmente perché questo progetto si possa realizzare il governo saudita ha pensato di rafforzare la dimensione logistica, investendo nelle capacità portuali e delle infrastrutture ferroviarie, stradali ed aeree. Allo stato attuale vi sono nove porti operativi nel regno e questo determina necessariamente la costruzione di ben 8000 km di infrastrutture ferroviarie, così come comporterà la necessità di aprire una nuova via di comunicazione tra l’Arabia Saudita e l’Oman. Un altro interessante aspetto di questo nuovo progetto industriale saudita è relativo agli investimenti nel settore dell’avanguardia che non sono esistiti fino a questo momento nel regno: parliamo per esempio della robotica, della biotecnologia ,della incisterai nucleare eccetera.

L’INDUSTRIA MILITARE

Discorso a parte merita l’industria militare, perché l’obiettivo del governo è quello di localizzare il 50% della produzione del regno entro il 2030.

Naturalmente uno degli attori chiave di questo nuovo industrializzazione è costituito dalla multinazionale più volte citata in questo articolo, è cioè la Saudi Aramco, che è stata in grado a partire dal 2009 di industrializzare la città di Jizan, nell’estremo sud-ovest del Regno. Questa città è importante per la sua collocazione geografica perché consentirà al governo saudita di esportare con estrema facilità i suoi prodotti verso il mercato africano. Infatti questa città si affaccia sul golfo di Aden, che come sappiamo rappresenta bene il 40% del traffico marittimo mondiale e quindi è un centro nevralgico sul continente asiatico: proprio per questa ragione questa città beneficerà dello status privilegiato offerto dalla RCJY.

Naturalmente la diversificazione avverrà su medio-lungo termine, e una delle condizioni per cui questa potrà realizzarsi sarà anche la specializzazione nel contesto dei corsi universitari che dovranno essere competitivi. Ecco perché il governo saudita sta investendo su corsi di formazione per rendere competitivo il proprio paese anche in questo settore.

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