Lunedì Ansaldo Energia, società di impianti energetici controllata da Cassa depositi e prestiti, ha firmato un contratto da più di 160 milioni di euro con Azerenerji, il maggiore produttore di elettricità dell’Azerbaigian.
L’ACCORDO SULLE TURBINE
L’accordo prevede la fornitura, da parte di Ansaldo Energia, di quattro turbine a gas modello AE94.3A: sono adatte sia alle centrali a ciclo semplice che a ciclo combinato, e possono bruciare idrogeno (un combustibile che non rilascia gas serra) fino a una quota del 40 per cento.
Le turbine, da 320 megawatt, sono destinate alla centrale di Mingachevir, una delle città più grandi dell’Azerbaigian, dove sono stati avviati dei lavori di ammodernamento.
ESPANDERE LE RELAZIONI BILATERALI
Alla firma dell’intesa era presente il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso e il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev. Ai margini della cerimonia si è svolta una tavola rotonda dedicata alle possibili nuove collaborazioni tra Roma e Baku sull’energia (fossile e rinnovabile), sulle ferrovie, sull’agricoltura e sull’industria aeronautica.
I PIANI DELL’ITALIA PER L’AZERBAIGIAN
L’Italia, in particolare, vorrebbe che la repubblica azera accrescesse il suo ruolo di fornitrice di gas naturale e di petrolio.
Il gas dell’Azerbaigian raggiunge la nostra penisola attraverso il Trans-Adriatic Pipeline (TAP). La tubatura ha una capacità di 10 miliardi di metri cubi all’anno ma è previsto il suo raddoppio, stimato entro il 2026.
L’Azerbaigian potrebbe però non rivelarsi un partner energetico affidabile per l’Italia, dato che il paese centroasiatico possiede una buona relazione politica-economica con la Russia. Tuttavia, già il precedente presidente del Consiglio, Mario Draghi, aveva inserito Baku tra i fornitori privilegiati per la sostituzione delle forniture di idrocarburi russi. Similmente, l’attuale governo di Giorgia Meloni considera l’Azerbaigian necessario ai fini della realizzazione del cosiddetto “piano Mattei”, la visione per trasformare l’Italia in un “hub del gas” tra il Mediterraneo e l’Europa settentrionale.
A questo proposito, il ministro Urso ha detto ieri di essere “convinto che grazie alla sua posizione geografica tra il mar Caspio e i paesi dell’Asia centrale, ricchi di energia e di materie prime, l’Azerbaigian possa diventare sempre più il ponte verso il nostro paese, l’Europa e il Mediterraneo, confermando così il ruolo dell’Italia di hub energetico d’Europa”.
L’AZERBAIGIAN RI-ESPORTERÀ IL GAS RUSSO?
A luglio dell’anno scorso la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, aveva firmato un memorandum d’intesa con l’Azerbaigian dedicato all’espansione delle forniture di gas verso l’Unione europea: dai circa 8 miliardi di metri cubi del 2022 a 12 forse già entro il 2023, provvedendo poi (entro il 2027) a espandere la capacità del Corridoio meridionale del gas a 20 miliardi.
L’Azerbaigian importa gas naturale dalla Russia per soddisfare il fabbisogno interno, ma potrebbe ri-esportarne una parte verso l’Europa per rispettare gli impegni di incremento delle forniture.
L’AZERBAIGIAN PER ANSALDO ENERGIA
Il contratto con Azerenerji è importante per Ansaldo Energia, in attesa della ricapitalizzazione da 550 milioni di euro da parte di Cassa depositi e prestiti dopo le difficoltà finanziarie – una perdita di 442 milioni di euro e un indebitamento netto verso terzi di 787 milioni – comunicate lo scorso agosto. L’amministratore delegato Giuseppe Marino, inoltre, lascerà la sua carica il 31 marzo prossimo per passare alla guida di Hitachi Rail Global.
Uno degli obiettivi prioritari del nuovo piano industriale di Ansaldo Energia è proprio la razionalizzazione dell’unità dedicata ai contratti di turbine a gas. In questo senso, “l’Azerbaigian è un paese strategico”, ha dichiarato il responsabile degli affari internazionali e pubblici della società, Stefano Santinelli: “abbiamo individuato significative opportunità di business e scelto di aprire una nostra filiale”.
Il ministro Urso ha dichiarato che “i nuovi contratti dimostrano come Ansaldo Energia abbia tecnologie e competenze riconosciute proprio nei paesi a più alta crescita”.