Unicredit potrebbe candidarsi all’acquisto di Carige, ma solo a determinate condizioni. Da qualche giorno governo e commissari sono al lavoro per individuare un compratore e avrebbero avviato contatti con diversi istituti italiani.
CHE COSA PENSA MUSTIER (UNICREDIT) DI CARIGE
Secondo quanto risulta il dossier sarebbe arrivato anche sulla scrivania dell’amministratore delegato di Unicredit, Jean Pierre Mustier al quale in questa fase non dispiacerebbe prendere parte a un’operazione di sistema.
MODELLO POPOLARE DI VICENZA E VENETO BANCA PER CARIGE
Se la proposta di un acquisto a condizioni di mercato è stata rispedita al mittente come impraticabile, la banca potrebbe infatti muoversi di fronte al versamento di una dote. Il precedente a cui si guarda è quello di Intesa Sanpaolo che nel 2017 comprò gli asset di Veneto Banca e Popolare di Vicenza con una ricca dote statale che copriva la pulizia del bilancio e gli esodi del personale. A quelle condizioni Unicredit (che ha preferito non commentare le indiscrezioni) potrebbe muoversi, anche se per il momento la trattativa non è ancora entrata nel vivo.
IL TESORETTO DI CARIGE E IL RISIKO ESTERO PER CARIGE
C’è peraltro chi ritiene che, mettendo in sicurezza Carige, Unicredit potrebbe propiziarsi il governo in vista di un’ipotetica operazione internazionale che oggi a Roma non troverebbe ancora terreno favorevole. Ma soprattutto, come ha ricordato ieri Reuters, la partecipazione al salvataggio consentirebbe alla banca di piazza Gae Aulenti di aggiudicarsi un tesoretto da circa 2 miliardi di euro tra crediti fiscali, rimozione di add-on e adozione di modelli interni.
LE IPOTESI BPM E UBI
Unicredit non è comunque l’unico potenziale compratore alla finestra. Tra in candidati per un eventuale operazione ci sono infatti Banco Bpm, Ubi Banca e Bper Banca oltre alle francesi Credit Agricole e Bnp Paribas che, con un’operazione di questo genere, rafforzerebbero la presenza sullo scacchiere italiano. Il presupposto di ogni operazione comunque è che Carige completi il percorso di rafforzamento patrimoniale annunciato nei mesi scorsi.
IL RUOLO DI MALACALZA
Per raggiungere questo obiettivo sarà fondamentale l’impegno del primo azionista, la famiglia Malacalza, la cui astensione in assemblea ha portato la banca in amministrazione straordinaria. È una situazione per certi versi paradossale: i soldi per irrobustire Carige ci sono già, anche nel caso i Malacalza decidessero di defilarsi. Si tratta dei 320 milioni dello Schema Volontario del Fitd, che si trasformerebbero in capitale in caso di via all’operazione.
MODELLO MPS IN VISTA
Se però ancora una volta l’azionista si opponesse all’aumento, si apriranno le porta per una ricapitalizzazione precauzionale in stile Mps, pur in una situazione ben diversa. La banca è infatti oltre i requisiti patrimoniali fissati da Bce pochi mesi fa, in occasione del bond subordinato dello Schema Volontario, e ha già avuto un anno di tempo da Francoforte per mettersi a posto e trovare un partner.
(articolo pubblicato su Mf/Milano Finanza)
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