Caro direttore,
scusa se insisto ma vedo che sull’Ops di Unicredit su Banco Bpm sulla stampa ci si sta interessando ben poco al colosso francese Credit Agricole, al momento primo azionista di Banco Bpm con il 9,18%.
Tra l’altro, se per il leader della Lega Matteo Salvini Unicredit è una banca straniera – come ha detto ieri il vicepresidente del Consiglio dei ministri, e dico vicepresidente del Consiglio dei ministri, mica presidente di un consiglio municipale qualsiasi – perché il primo azionista di Unicredit è il fondo americano Blackrock, allora anche il Banco Bpm è una banca straniera e per la precisione francese.
Non è un’amenità come può apparire. D’altronde i bau-bau sui francesi si devono registrare delle eterogenesi dei fini.
Non ricordo più su quale giornale di oggi – mi inviti a leggerne così tanti che talvolta manco più rammento su quale quotidiano ho letto questo o quel brano – si ricorda il caso della Bnl. La canea contro Unipol retta da Giovanni Consorte che puntava a Bnl fu tale e tanta che i difensori dell’istituto romano, all’insegna del politicamente neutro e dell’italianità, invece della “sinistra” Unipol si sono poi beccati i francesi di Bnp Paribas. I quali, grazie ai buoni uffici romani e salottieri di Luigi Abete – noto esponente decennale di Confindustria ma dalle poco note imprese e capacità industriali, mi pare -, che per anni è stato presidente della banca, hanno agguantato l’istituto romano godendo di ottima ed eccellente stampa. Sui giornali italiani, che sempre danno troppa voce ai sindacati, tu hai mai visto comunicati sindacali di protesta sulla Bnl?
A proposito di Bnl. Due sere fa nello spogliatoio della palestra che frequento a Milano un iscritto imprecava sotto la doccia, parlando con un amico, contro non so quali manager di Bnl che hanno deciso di non lanciare più la nuova app in cantiere della banca – alla quale lui e altri, mi pare di Capgemini, stavano lavorando – perché i suddetti manager hanno deciso improvvisamente di ammodernare la vecchia app invece di partire con la nuova: non ho capito bene per quale motivo, perché gli scrosci della doccia sono aumentati e la voce dell’inviperito si è fatta confusa.
Comunque torniamo agli altri francesi, quelli di Credit Agricole azionisti di Banco Bpm.
Ieri nella mia letterina ho congetturato – sulla base di indiscrezioni che solcano in ambienti finanziari e politici – che i politici che stanno criticando la mossa di Unicredit su Banco Bpm lo stanno facendo perché temono il fallimento del progetto terzopolista bancario incentrato su Mps e Banco Bpm, dopo la decisione – concertata dal governo Meloni – di affiancare in Mps all’azionista Tesoro istituti, imprenditori e finanzieri (Banco Bpm appunto, diciamo in quota Lega, Francesco Caltagirone diciamo in quota Fratelli d’Italia e Delfin dei Del Vecchio non so in che quota, ma tanto quelli ci vedono sempre lungo e san ben posizionare i loro tesori). Lo temono perché, come opportunamente ha rimarcato ieri Start Magazine, Orcel di fatto snobba la partecipazione in Mps acquistata dal Banco Bpm: “Non c’è alcuna ambizione su Banca Mps”, ha detto papale papale il numero uno di Unicredit.
Insomma, preoccupazione legittima da parte dei “terzopolisti bancari” che pullulano a Palazzo Chjgi.
Orbene. Ma poi oggi su un giornale leggo, testuale: il primo azionista di Banco Bpm, la banca francese Credit Agricole, stando a indiscrezioni circolate nelle sale trading di Londra, avrebbe di recente costruito tramite equity swap con due banche d’affari americane – si parla di JP Morgan e Jefferies – per salire dal 9 al 19% di Banco Bpm.
Insomma, secondo me a breve chi attacca la “banca straniera” Unicredit perché vuole comprare Banco Bpm fra poco potrebbe ringraziare Unicredit…
Sogno o son desto?
Alla prossima, caro direttore: perché il risiko è appena iniziato.
Francis Walsingham