Caro direttore,
leggendo stamattina questo pezzo di Start Magazine mi sono imbattuto in una dichiarazione un po’ sibillina e soprattutto foriera di interpretazioni e corollari del ceo di Unicredit, Andrea Orcel, nell’incontro con gli analisti dopo l’annuncio di un’Ops su Banco Bpm: “Non c’è alcuna ambizione su Banca Mps” e la partecipazione acquisita da Banco Bpm in Mps è finalizzata a “proteggere gli accordi di distribuzione con Anima”.
Ohibò, mi son detto: non c’è alcuna ambizione su Mps?
Poffarbacco, caro direttore.
Pochi giorni fa, infatti, la coppia Banco Bpm-Anima è arrivata a detenere il 9% di Mps, acquistando le azioni messe in vendita dal Tesoro e risultando ora il secondo maggior azionista di Siena dopo il Mef, mentre Caltagirone, azionista sia di Bpm che di Anima, si è assicurato una quota del 3,5% di Mps.
Quindi come mai chi si candida a comprare Banco Bpm si dice disinteressato alla quota di Bpm in Mps?
E quali sono i veri piani di Orcel su Mps?
La risposta te la ipotizzo alla fine ma la domanda non ballonzola solo nella mia mente ma pure negli ambienti della maggioranza, viste le parole sia del ministro dell’Economia, il leghista anomalo Giancarlo Giorgetti, sia il leader poco anomalo della Lega, Matteo Salvini.
In effetti, Unicredit ha informato funzionari del governo italiano e il presidente di Banco Bpm della sua intenzione di fare un’offerta per la banca rivale prima di annunciare la mossa lunedì, ha scritto Bloomberg, citando persone a conoscenza della questione.
Il ceo di Unicredit ha avuto una telefonata ieri sera con il presidente di Banco Bpm, Massimo Tononi, per informarlo dell’offerta, si legge nell’indiscrezione. Il banchiere ha anche informato i rappresentanti del governo a Roma, secondo le fonti anonime citate.
Nel suo intervento Salvini ha fatto riferimento alla privatizzazione della banca senese annunciata due settimane fa. Con il collocamento lampo del 15% avvenuto mercoledì 13 il Tesoro è sceso all’11,7% del Montepaschi. L’operazione è stata assai rilevante non solo perché ha portato altri 1,1 miliardi nelle casse dello Stato italiano dopo gli 1,6 incassati nelle prime due dismissioni e perché ha stabilizzato la governance di Siena con l’intervento di una cordata italiana, ma anche perché di fatto ha chiuso la partita della privatizzazione.
A comprare tra gli altri è stato il Banco, finito ora nel mirino di Unicredit. «Non vorrei che l’operazione qualcuno volesse fermare l’accordo Bpm- Mps per fare un favore ad altri», ha incalzato Salvini che ha chiamato in causa anche Banca d’Italia: «L’interrogativo mio e di tanti risparmiatori è: la Banca d’Italia c’è? Che fa? Esiste? Che dice? Vigila? Siccome sono tra i più pagati d’Italia, da cittadino italiano vorrei sapere se è tutto sotto controllo».
Ma che cosa si teme negli ambienti della maggioranza, che in verità non sono solo leghisti?
Che una volta rilevato con successo Banco Bpm, Unicredit venda al gruppo francese Credit Agricole la quota di Bpm in Mps?
Sogno o son desto?
Ci aggiorniamo, caro direttore.
Francis Walsingham