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Open Fiber

Banda larga, tutte le pecche di Open Fiber e Infratel

Ecco le critiche a Open Fiber e Infratel che emergono dalla relazione della Corte dei conti sul Piano Banda Ultralarga

La Corte dei Conti all’attacco sul ritardo sulla banda larga nelle aree bianche.

“È sensibile il ritardo registrato nella realizzazione delle infrastrutture digitali legate al Piano Banda Ultralarga – Aree Bianche per la connettività di circa 8,4 milioni abitazioni in Italia, con una dilatazione dei tempi medi delle fasi procedurali e uno spostamento in avanti della concreta attuazione rispetto alle scadenze originarie”. È quanto ha rilevato il Collegio del controllo concomitante della Corte dei conti nell’analisi, approvata con Delibera n. 4/2024/CCC, sullo stato di avanzamento del Piano Banda Ultralarga relativo alle cosiddette Aree Bianche, definite “a fallimento di mercato” per l’assenza di investimenti privati.

Come ricorda la magistratura contabile, il soggetto attuatore del piano è Infratel Italia (la società statale incaricata di redigere i bandi di gara) e il concessionario è Open Fiber.

“Secondo i dati al 31 dicembre 2023, ossia a meno di un anno dal termine previsto di conclusione del Piano (settembre 2024), non risultano ancora completati tutti i passaggi della progettazione, né definitiva né esecutiva” lamenta la Corte dei Conti.

Tutti i dettagli.

COS’È IL PIANO BUL

Il piano aree bianche è il piano pubblico, parte della Strategia nazionale per la banda ultralarga, con l’obiettivo di coprire le zone dette a “fallimento di mercato”, ovvero le aree dove gli operatori non hanno in previsione di portare la banda ultralarga ad almeno 30 Mbps.

Il piano Bul è posto sotto il controllo del Mimit e finanziato prevalentemente con i fondi strutturali europei FESR e FEASR, nonché con il fondo nazionale FSC, ricorda la Corte dei Conti.

Quindi le attività di presidio strategico del Piano sono in capo al Comitato Interministeriale per la Transizione Digitale (CITD), a cui sono attribuiti compiti di coordinamento e monitoraggio dell’attuazione delle iniziative relative alla Strategia BUL.

Se l’attività di vigilanza sul progetto è in capo a Infratel, delegata dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, “si ribadisce che l’affidamento di funzioni non spoglia il Mimit di qualsiasi competenza, ma ne impone una diligente verifica sul corretto e tempestivo esercizio delle stesse” puntualizza la Corte dei Conti.

I BANDI DI GARA AGGIUDICATI TUTTI DA OPEN FIBER

Nella delibera, la Corte dei Conti ha ricostruito innanzitutto la gara per il piano Bul.

Infratel, in qualità di soggetto attuatore, ha bandito, dapprima nel 2016, le procedure di gara 1 e 2 per l’affidamento in concessione della progettazione definitiva ed esecutiva, della realizzazione e della gestione funzionale ed economica del Piano.

Ciascuna delle predette gare contemplava più lotti, corrispondenti a una o più Regioni/Province Autonome; successivamente, nel 2017, è stata avviata la terza gara, per le regioni Calabria (lotto 1), Puglia (lotto 2) e Sardegna (lotto 3). In esito alle procedure ad evidenza pubblica, Open Fiber è risultato aggiudicatario di tutti i lotti in cui si articolavano le Gare 1, 2 e 3 (cfr. grafico 1).

L’importo complessivo di aggiudicazione è stato pari a 1,6 miliardi, a fronte di un valore complessivo messo a gara di 2,8 miliardi, con un ribasso del 43%. Il risparmio complessivo risulta pari a 1,2 miliardi ed è legato in particolare ai lotti 4 “Toscana” e 5 “Veneto” della Gara 1, prosegue la magistratura contabile.

BANDA LARGA

GLI OBIETTIVI

Dunque il Piano interessa 7.413 comuni italiani, con la copertura di circa 6,3 milioni di unità immobiliari a tecnologia Fiber To The Home (FTTH), 2,1 milioni a tecnologia Fixed Wireless Access (FWA) e 29.895 tra sedi PA e aree industriali.

Il piano Bul prevede infatti anche l’utilizzo della tecnologia Fwa oltre alla fibra per la copertura delle aree bianche da parte di Open Fiber. Questo “avrebbe dovuto essere ultimato a giugno 2020 per la gara 1, a novembre 2020 per la gara 2 e ad aprile 2022 per la gara 3.”

Ma non è andata così.

COSA È SUCCESSO TRA OPEN FIBER E INFRATEL

Come evidenziato dal Mimit in sede istruttoria, Open Fiber “nel corso degli anni, ha più volte notificato ad Infratel dei nuovi piani di attuazione che hanno visto via via posticiparsi nel tempo la data di completamento del progetto, fino a giungere all’ultima pianificazione fornita a gennaio 2023 che prevede il completamento del piano BUL a settembre 2024″ riporta la Corte dei Conti.

Oltre quindi ad accumulare ritardi, Open Fiber non ha nemmeno ricevuto proroghe da parte di Infratel.

“Queste ripianificazioni temporali, derivanti esclusivamente dai ritardi accumulati da Open Fiber sia nella fase di progettazione sia in quella di realizzazione, non sono mai state approvate da Infratel, per cui non sono mai state concesse proroghe contrattuali rispetto alle scadenze previste” (nota prot. n. U.0246123/2023)”, si legge ancora nella delibera della magistratura contabile.

SLITTAMENTO NELLA TABELLA DI MARCIA

Esaminando nello specifico i ritardi sul piano, “risulta particolarmente significativa la dilatazione temporale subita dalla fase di progettazione definitiva per le gare 1 e 2, che ha superato di oltre 9 volte il tempo inizialmente stimato; meno consistenti i ritardi per tale fase rispetto alla gara 3, con un allungamento del 33% rispetto alle attese” spiega la Corte dei Conti.

“I ritardi realizzativi — prosegue la magistratura contabile — emergono con evidenza sia guardando ai tempi medi delle fasi procedurali che scandiscono la realizzazione delle opere (tutte caratterizzate da un’espansione notevole rispetto alle stime del cronoprogramma iniziale) sia rivolgendo l’attenzione ai dati sul progresso fisico: secondo le evidenze al 31 dicembre 2023, ossia a meno di un anno dal termine previsto di 31 conclusione del Piano, non risultano ancora completati tutti i passaggi della progettazione, né definitiva né esecutiva”.

I RITARDI ACCOMULATI

Pertanto, a fine 2023 – evidenzia la Corte – risultavano coperte in FTTH circa 3,4 milioni di abitazioni (il 54% del target finale) e 18.616 sedi PA e aree industriali (il 62%), oltre a 437.000 unità immobiliari in fase di collaudo (7%) e più di 2,2 milioni in fase di lavorazione (36%). Meno positivi i dati emersi sugli investimenti di rete FWA che – spiegano i giudici contabili – vanno interpretati con cautela in virtù della tipologia di architettura FWA.

PER ALCUNE REGIONI PROGRESSI NELLA COPERTURA IN MODALITÀ FWA QUASI NULLI

Come messo in luce dalla tabella 9, molte realtà regionali presentano tassi di progresso sostanzialmente nulli riguardo il livello di copertura della banda larga con FWA. “Va al riguardo considerato come i dati di avanzamento relativamente alla tecnologia in discorso scontino alcune peculiarità realizzative che ne comportano una sottostima” evidenzia la Corte dei Conti.

LE PENALI APPLICATE FINORA

E Open Fiber sta mettendo mani al portafogli per le penali connesse a questi ritardi, al momento circa il 3,4% dell’importo aggiudicato per la concessione.

Sempre la Corte dei Conti rammenta che i “ritardi registrati finora sono stati governati con il ricorso all’istituto delle penali che, a fine 2023, risultano applicate per un importo complessivo di 54,6 milioni di euro. Una cifra per la quale – sottolinea la magistratura contabile – emerge, su alcuni lotti, la riduzione dei margini per ricorrere a ulteriori iniziative, anche in virtù dell’attuale assetto contrattuale”.

LE CRITICITÀ EMERSE IN FASE DI ISTRUTTORIA

Alla luce di tutto ciò, “nel periodo di sviluppo del Piano, secondo quanto emerso in sede istruttoria, sono state riscontrate alcune criticità che ne hanno rallentato l’esecuzione” rileva la Corte dei Conti. Ovvero l’impatto dell’aumento dei prezzi delle materie prime e della scarsità di manodopera specializzata.

QUESTIONE MANODOPERA

“Nel Piano in esame, tale problematica – come emerso in sede istruttoria – ha iniziato a manifestarsi, soprattutto in alcune regioni, in concomitanza con l’avvio del progetto di infrastrutturazione nelle aree nere di Fibercop; tale situazione, secondo quanto riferito dal Mimit, si è aggravata con l’avvio dei progetti del Pnrr, in quanto la quantità di lavorazioni richieste alle imprese di settore è notevolmente superiore alla capacità storica delle stesse” prosegue la magistratura contabile.

Più in dettaglio, il Mimit ha rappresentato che “la limitata durata temporale degli investimenti pubblici (limitata dalla scadenza dei fondi Pnrr) scoraggia gli investimenti delle imprese che hanno il dubbio di non veder remunerati nel tempo gli eventuali investimenti in risorse e mezzi d’opera. Peraltro, l’investimento in nuove risorse, diverse da quelle già formate e presenti nel mercato delle Tlc, è particolarmente complicata perché prevede un periodo di formazione lungo almeno 3 mesi i cui costi difficilmente saranno recuperati dalle imprese.

“L’ANIE Sit, Associazione dei system integrator reti di Tlc che associa le principali imprese del settore e oggi impiega circa 35.000 addetti, stima che ne siano necessarie ulteriori 15.000. Si è tentato di dare una risposta al problema inserendo il settore delle TLC nel decreto flussi ma, al momento con scarsissimi risultati. Infatti, oltre al periodo di formazione tecnico necessario, in questo caso bisogna aggiungere un periodo di formazione linguistica di base che rallenta ancora di più l’ingresso operativo nel mercato del lavoro di queste nuove risorse” (così, nota prot. n. U.0246123/2023)” riporta ancora la magistratura contabile.

LE RACCOMANDAZIONI DELLA CORTE AL MIMIT

Ecco perché “la realizzazione del Piano entro settembre 2024 richiederà l’impiego di significative forze lavoro”, sollecita la Corte dei Conti.

“La carenza di manodopera specializzata, ove non tempestivamente governata, potrebbe minare il conseguimento del target finale. Il Collegio richiama dunque l’attenzione sull’importanza di avviare ogni iniziativa necessaria per affrontare tale problematica, coordinandosi anche con altre Autorità, nazionali o territoriali, competenti” mette nero su bianco la magistratura contabile.

Infine, “in caso di disallineamento, — raccomanda la Corte dei Conti al Mimit — tra effettivo progresso dei lavori e scadenza finale del Piano (settembre 2024), andranno definiti i necessari interventi correttivi anche sul fronte della scarsità di manodopera specializzata e adottato un nuovo cronoprogramma che garantisca la chiusura dei lavori in tempi celeri, con un controllo serrato sul rispetto delle nuove scadenze da parte di tutti i soggetti coinvolti”. Con un chiaro riferimento quindi a Infratel da una parte e Open Fiber dall’altra.

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