skip to Main Content

Open Fiber

Tutti gli affanni di Open Fiber

In ritardo i cantieri di Open Fiber nell'ambito del "Piano Italia 1 Giga", progetto promosso dai fondi del Pnrr e attuato da Infratel. In caso di mancata copertura entro giugno 2026, l'Italia rischia di perdere 1,8 miliardi di fondi europei destinati alla società. Tutti i dettagli

A rischio i fondi del Pnrr sulla copertura delle reti ultrabroadband nelle aree grigie.

Open Fiber, è una delle due società (l’altra è Tim) vincitrici dei due bandi nell’ambito del ‘Piano Italia 1 Giga’: il progetto rientra nei piani di intervento pubblico della Strategia italiana per la Banda Ultra Larga, finanziato e promosso dal Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio grazie ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, e attuato dalla società statale Infratel Italia.

Ai fondi pubblici, che ammontano al 70% del progetto, si aggiunge un ulteriore 30% finanziato da Open Fiber (che fa capo per il 60% a Cdp equity e per il restante 40% al fondo infrastrutturale australiano Macquarie).

Ora la società per la rete in fibra ottica guidata dal nuovo amministratore delegato Giuseppe Gola ha lanciato l’allarme ritardi, come segnala il Sole 24 Ore. Confermando quanto già evidenziato dal sottosegretario di Palazzo Chigi con delega all’Innovazione, Alessio Butti, critico sulla possibilità per la società di raggiungere gli obiettivi. 

L’Italia ha infatti l’obbligo di chiudere i cantieri entro la metà del 2026 per non perdere il diritto a incassare le rate europee del Pnrr pari a 1,8 miliardi di euro.

Tutti i dettagli.

LA DENUNCIA DI OPEN FIBER

Come riporta il quotidiano confindustriale, Open Fiber “ha denunciato che la ricognizione effettuata sul campo ha evidenziato una situazione molto differente a quella che si era ipotizzato sulla carta e che per raggiungere effettivamente tutti gli edifici compresi nel bando ci vorrebbe almeno un anno in più”.

COSA PREVEDE IL PIANO ITALIA 1 GIGA

Per il cablaggio delle Aree del Piano “Italia a 1 Giga” è stato previsto un investimento di circa 3,7 miliardi di fondi pubblici del Pnrr, suddivisi in 15 lotti su tutto il territorio italiano. Nel 2022 Open Fiber si è aggiudicata 8 lotti in gara (pari a 1,8 miliardi di euro), che equivalgono a circa 3,9 milioni di civici, scesi a 2,2 milioni, dal momento che si è scoperto che il 43% dei numeri era inesistente. “Una percentuale più elevata – 54% dei numeri inesistenti – è capitata a Tim per l’area di sua competenza” sottolinea il Sole 24 Ore.

Tornando ai lotti di Open Fiber, i Comuni coinvolti sono 3.881 in 9 regioni: Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Puglia, Sicilia, Toscana e Veneto.

I cantieri sono partiti alla fine del 2022, ma risultano in ritardo. In base al “Piano Italia 1 Giga”, i lavori di infrastrutturazione dovranno essere completati entro il 30 giugno 2026.

Quindi, con le nuove tempistiche fornite da Open Fiber, significherebbe perdere gli 1,8 miliardi di fondi europei.

IL TAVOLO CON IL GOVERNO

Della difficile situazione si è discusso al tavolo del 30 gennaio presso il Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del consiglio (cui compete la responsabilità per le aree grigie), a cui è intervenuto sia Infratel, la società in-house del ministero delle Imprese e del made in Italy interfaccia tecnica del Piano, sia Open Fiber.

LE AMMISSIONI DELL’OPERATORE

Come rivela il Sole 24 Ore, all’incontro di fine gennaio, Open Fiber “ha denunciato di non essere in grado di coprire in tempo utile tutti i civici, benchè quasi dimezzati, a fronte della dislocazione degli immobili – più ”sparsi” del previsto sul territorio – che comporterebbe un allungamento della rete da costruire di 20mila chilometri rispetto ai circa 60mila chilometri previsti dal bando, con conseguente aumento dei costi a carico dell’operatore”.

In base al piano Italia 1 Giga infatti la rete in fibra nelle aree grigie resterà di proprietà di chi la costruisce, a differenza di quella nelle aree bianche (i cui bandi risultano aggiudicati dalla sola Open Fiber) che è in concessione statale.

LA LINEA DI CREDITO OTTENUTA DA OPEN FIBER SU ANTICIPO FONDI PNRR

Nel frattempo, proprio il 30 gennaio la società della fibra ottica ha reso noto di aver ottenuto una linea di credito per l’emissione di Garanzie Fidejussorie a sostegno dell’anticipo del 30% dei fondi del Pnrr (pari a circa 550 milioni di euro) relativi al bando pubblico del Piano ‘Italia a 1 Giga’. In una nota, Open Fiber spiega come “le garanzie che riguardano i lotti Puglia, Toscana, Lazio, Sicilia, Emilia Romagna, Campania, F.V.Giulia, Veneto e Lombardia, hanno una durata triennale e sono state emesse da un gruppo di assicurazioni internazionali e nazionali guidate da Allianz Trade in qualità di gestore ed ente emittente”.

LO STATO DI AVANZAMENTO DEI LAVORI A FINE 2023

Oltre ai ritardi in vista della deadline di giugno 2026, l’azienda guidata da Giuseppe Gola ha anche mancato i target previsti alla fine del 2023, “con un numero di civici collegati pari a poco più di 238.000 (anche la correttezza di questi numeri dichiarati dall’azienda andrebbe verificata) invece dei circa 554.000 previsti dai nuovi obiettivi di gara, numeri peraltro già notevolmente ridimensionati rispetto ai precedenti target definiti al momento delle assegnazioni di gara” puntualizza Key4biz.

LE POSSIBILI SOLUZIONI

Quindi che fare per non perdere i fondi del Pnrr?

“Le possibili soluzioni ipotizzate finora non hanno convinto e saranno necessari ulteriori approfondimenti con Infratel prima di tornare al Dipartimento di Palazzo Chigi con una proposta il più possibile condivisibile” riporta ancora il quotidiano confindustriale.

Dal momento che la chiusura dei cantieri prospettata da Open Fiber è nel 2028 (in ritardo di 2 anni sulla tabella di marcia prevista dal Piano) la società “vorrebbe trovare il modo di centrare l’obiettivo previsto dal bando, rinviando a un momento successivo la copertura degli immobili più difficilmente raggiungibili, studiando una compensazione con altri civici” non precedentemente identificati, riporta il Sole 24 Ore.

Quindi, secondo il resoconto del quotidiano, Open Fiber ha prospettato mosse per accelerare la timeline ma mancherebbe comunque l’obiettivo di 70mila civici collegati al mese, considerato necessario per non mettere a rischio i fondi europei.

Back To Top