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Tutti gli inciampi di Nike

Il calo delle vendite costringe anche Nike a sostituire il suo Ceo e richiama Elliott Hill, ex dirigente che ha lavorato 32 anni nell'azienda e si è occupato tra l'altro del marchio Jordan. La Borsa apprezza ma le previsioni restano incerte. Fatti, numeri e commenti

 

Tempo di turnover nelle grandi aziende. Anche Nike annuncia l’arrivo di un nuovo Ceo che però è un veterano del brand. Elliott Hill, ex dirigente di lungo corso, andato in pensione nel 2020, sostituirà John Donahoe in qualità di presidente e amministratore delegato, con la speranza di riuscire a far crescere di nuovo le vendite.

Intanto, la Borsa ha apprezzato la decisione e ieri le azioni della società sono salite dell’8% nelle contrattazioni after-hours.

IL RITORNO DI ELLIOTT HILL IN NIKE

Prima di ricevere l’incarico di Ceo e ad, Elliott Hill ha lavorato in Nike per 32 anni ricoprendo posizioni di leadership in Europa e in Nord America, dove ha contribuito all’espansione dell’attività per oltre 39 miliardi di dollari. Dopo l’annuncio il valore del titolo è aumentato di 11 miliardi di dollari negli scambi di ieri.

“Sembra chiaramente che Nike abbia voluto riportare qualcuno con molta esperienza” e “una profonda conoscenza di Nike e dei suoi problemi, a differenza di John Donahoe, che è arrivato senza alcuna esperienza nel settore”, ha dichiarato David Swartz, analista senior di Morningstar Research. Il cambio di Ceo “è un segnale positivo perché si tratta di una persona che conosce il marchio e l’azienda molto bene”, ha aggiunto Jessica Ramirez di Jane Hali & Associates.

Hill, tra l’altro, si è occupato del marchio Jordan di Nike che è stato uno dei principali fattori di profitto dell’azienda ma che ultimamente ha perso slancio a causa della concorrenza di brand come On di Roger Federer e Hoka di Deckers.

I CDA COMPIACCIONO I FONDI ATTIVISTI

Secondo quanto riferito da Reuters, “le aspettative di un cambiamento ai vertici sono aumentate dopo che l’investitore miliardario William Ackman ha reso nota una partecipazione in Nike”. Il suo Pershing Square Capital Management ha infatti continuato ad acquistare e ora possiede 16,3 milioni di azioni della società e una fonte vicina ad Ackman ha dichiarato che Hill sarebbe stata la sua scelta principale per sostituire Donahoe.

Una decisione, dunque, non propriamente dettata dal fondo ma anticipata dal Cda. Infatti, come osserva l’agenzia di stampa, ultimamente “i consigli di amministrazione delle aziende sono sempre più pronti a cacciare i vertici prima che i fondi attivisti dicano loro di agire”. Inoltre, “quest’anno la permanenza in carica degli amministratori delegati delle aziende statunitensi di vendita al dettaglio e di prodotti confezionati” si è accorciata.

Di recente infatti anche Starbucks ha cambiato Ceo – e qui non si escludono pressioni da parte del fondo Elliott che ha acquisito una sua “quota considerevole” – e non è chiaro quanto accaduto in Nestlè, il cui Ceo è stato sostituito a sorpresa.

Certamente però il calo delle vendite accomuna tutti, compresi Burberry ed Estée Lauder, che hanno ugualmente puntato sul rinnovamento dei vertici.

LA MISSIONE DI RISOLLEVARE LE VENDITE

Nonostante la spinta nelle vendite registrata dopo la pandemia – che ha fatto superare a Nike per la prima volta i 50 miliardi di dollari di vendite annuali nell’anno fiscale 2023 -, in seguito la crescita è rallentata e il titolo è sceso di circa il 24% da un anno all’altro. Nell’ultimo trimestre, conclusosi il 31 maggio, ha registrato un calo dei ricavi del 2%.

Negli ultimi due anni, inoltre, l’azienda ha ridotto le partnership con i rivenditori e ha portato avanti il suo piano per incrementare le vendite attraverso i propri negozi e online, tuttavia, la situazione non è migliorata e Nike ha iniziato a cercare di risparmiare 2 miliardi di dollari in tre anni. Nell’ambito del piano, riferisce Reuters, l’azienda ha finora “tagliato posti di lavoro, ridotto la fornitura di scarpe classiche come l’Air Force 1 e cercato di migliorare la catena di approvvigionamento per aumentare i margini”.

Ma stando alle stime LSEG citate dall’agenzia di stampa, si prevede che “le vendite annuali di Nike scenderanno a 48,84 miliardi di dollari per l’anno fiscale 2025, dato che i clienti, stanchi dell’inflazione, tagliano le spese discrezionali e il mercato cinese si riprende più lentamente del previsto”.

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