IL PIANO RIVISTO DI MERLYN
LO SCENARIO SENZA LA VENDITA DI NETCO
Nello scenario 5, ad esempio, che non prevede la vendita di Netco, ma si basa sulla vendita di Tim Brasil nel quarto trimestre del 2024 e di Consumer nel primo del 2025, si prevede un debito in calo da 20,3 a 8,2 miliardi nel 2025. “Ci troviamo in un momento cruciale nella storia di Tim, un momento in cui vengono prese decisioni critiche sul business e sull’allocazione del capitale fatto. Siamo molto convinti – si legge nella comunicazione della tarda serata di ieri – del ruolo strategico che Tim ricopre in Italia e dell’opportunità di creazione di valore” con “un piano che non si basi esclusivamente sulla vendita di NetCo”.
L’AFFONDO AL MANAGEMENT DI TIM
A inizio marzo Tim — senza la rete, dopo la cessione di Netco ma con Sparkle ancora inclusa nel perimetro — ha presentato il suo nuovo piano al 2026 che punta nei prossimi tre anni a ricavi in crescita del 3% medio annuo, un ebitda after lease di gruppo in aumento dell’8% medio annuo e a “un debito sostenibile e in ulteriore riduzione, con una leva (ovvero il rapporto debito/ebida, ndr) al 2026 attesa a 1,6-1,7 volte”.
Il piano presentato dal consiglio di amministrazione guidato da Labriola “non solo manca di chiarezza e sostenibilità finanziaria, ma può anche portare a rischi sostanziali”, evidenzia il fondo. Ora, prosegue Merlyn, “tocca a noi azionisti esprimerci e decidere quale sarà la strada giusta da seguire per la nostra azienda”.
NECESSARIA LA VENDITA DI TIM BRASIL PER MERLYN
La vendita immediata di “Tim Brasil, già nel 2024, genererà “il cuscino di liquidità” per iniziare il deleverage e cominciare a investire in TechCo. Già “entro l’estate del 2024 avvieremo trattative con i potenziali acquirenti per accelerare il processo vendita di Tim Consumer e concretizzarla positivamente nel più breve tempo possibile e comunque entro e non oltre la metà del 2025”. TechCo “agirà come aggregatore di mercato, assumendo il ruolo di predatore piuttosto che quello di potenziale preda”.
CON O SENZA NETCO
L’accordo su NetCo, conclude Merlyn, “non limita il piano TValue. Anche senza il perimetro NetCo, Tim resta il maggior player infrastrutturale in Italia con una forte attenzione alla parte intelligente della rete”. Il piano TValue è mirato a massimizzare il valore per gli azionisti”, coinvolgendo i soci, “a partire da quelli principali, Vivendi e Cdp. Il piano TValue dà il benvenuto a tutti gli stakeholder esistenti compreso Kkr e qualsiasi altro in futuro sia disposto a dare un contributo”.
COSA PROPONE IL FONDO BLUEBELL
Anche Bluebell (che possiede lo 0,5003% delle azioni della società ex Telecom Italia) ha presentato ieri il suo piano.
Il fondo attivista si è detto contrario allo spezzatino della società e che la vendita della filiale brasiliana di Telecom Italia “non dovrebbe essere una priorità” – a differenza del piano di Merlyn – dato il “valore dell’opzione considerando il suo tasso di crescita più elevato, una redditività quasi doppia e una leva finanziaria inferiore rispetto a Tim”.
Bluebell ritiene che la decisione strategica di vendere NetCo (l’asset più prezioso di Tim) sia stata errata fin dall’inizio (evidenziata anche dall’estrema rarità di una simile mossa tra gli operatori di telecomunicazioni). Il fondo inglese strizza così l’occhio al socio francese di Tim, da sempre contrario alla cessione della rete a Kkr.
Secondo il fondo inglese l’accordo “è stato negoziato nel totale disprezzo degli azionisti (non solo del maggiore azionista Vivendi), ai quali è stato impedito di votare su una transazione così trasformativa”. Pertanto l’unico mandato fornito da Bluebell ai suoi candidati al board “è quello di esaminare lo stato della transazione e di agire nel migliore interesse di Tim e di tutti i suoi azionisti”.
“Obiettivo unico e condiviso dai nostri candidati è massimizzare il valore di Tim, lavorando insieme agli amministratori di minoranza senza alcuna ambizione personale”, si legge nel piano annunciato l’11 aprile. Tim “ha bisogno di ritrovare quella sintonia tra amministratori, azionisti e management che è andata perduta negli ultimi anni”, conclude il fondo inglese.
IL POTENZIALE FINORA INESPRESSO
Inoltre, la società guidata da Giuseppe Bivona vede un potenziale di rialzo di Tim nell’ordine del 100% rispetto al livello attuale. “Se la strategia viene attuata correttamente e viene ristabilito un ambiente armonioso tra management, membri del consiglio di amministrazione e azionisti, non dovrebbe esserci alcun motivo per cui Tim dovrebbe operare a sconto rispetto ai peer (attualmente stimato a circa il 60% su EV/EBITDA AL e a circa 50 % su EV/EBITDA AL – Capex vs peers)”, si legge nel piano. “Ma tutto si riduce a esecuzione, esecuzione, esecuzione”, conclude il fondo.
L’ATTACCO DI BIVONA A SIRAGUSA
COME BLUEBELL SEDUCE VIVENDI
Eppure, l’investitore attivista Bluebell Capital Partners non perde occasione per ammiccare al socio francese sia criticando la decisione di vendere la NetCo, sia candidando Laurence Lafont come ceo di Tim.
“La nazionalità francese della candidata ceo, già nella lista, potrebbe non essere un caso: visto il peso di Vivendi con il suo 23,75%, potrebbe diventare un fattore per invogliare il primo azionista a sostenere la lista”, rileva oggi MF.
Laurence Lafont è una manager con una lunga carriera nel settore della tecnologia e delle telecomunicazioni (Google, Microsoft, Oracle, Nokia, Orange). L’annuncio è arrivato solo ieri, e non al momento della presentazione della nostra lista, perché Lafont si è dimessa solo la settimana scorsa dal ruolo di Head of Strategic Industries and Executive Board Member presso Google Cloud Emea, ha spiegato Blubell.
E conclude così il fondo di Bivona: Laurence Lafont “lavorerà incessantemente per tutti gli azionisti e le parti interessate per realizzare con successo la prossima fase di Tim”.
PURE PAOLUCCI FA IL PIEDINO A VIVENDI
I NOMI DELLE DUE LISTE
Sono in totale quattro le liste presentate per la nomina del cda e del collegio sindacale di Tim in vista dell’assemblea dei soci del 23 aprile prossimo: quella di Merlyn, Asati e Bluebell che si vanno ad aggiungere a quella del board uscente che propone Alberta Figari alla presidenza e la riconferma di Pietro Labriola come ceo.
La lista presentata da Merlyn Partners SCSp (società di diritto lussemburghese, che ha comunicato di essere titolare dello 0,53% del capitale composto da azioni ordinarie) indica Umberto Paolucci alla presidenza e Stefano Siragusa come amministratore delegato. Seguono: Ersilia Vaudo, Niccolò Ragnini, Ida Panetta, Ottavia Orlandoni, Boris Nemsic, Robert Hackl, Paul Doany e Barbara Oldani. Si tratta – spiega una nota di Merlyn – di una rosa di candidati composta da 4 donne e 6 uomini, per un totale di 9 indipendenti selezionata in modo tale da assicurare l’inserimento di candidature esterne di elevato profilo, portatrici di esperienze diversificate, che possano contribuire allo sviluppo futuro della società. Con l’eccezione di Stefano Siragusa, i candidati si dichiarano tutti indipendenti.
Anche Bluebell Capital Partners Limited (società con sede a Londra, in qualità di gestore del fondo Bluebell Active Equity Master Fund Icav, che ha comunicato essere titolare dello 0,5003% del capitale) ha presentato la propria lista di sei nomi indicando alla presidenza Paola Giannotti De Ponti, già membro del board di Tim negli anni scorsi, con un’esperienza internazionale di oltre 30 anni nel settore finanziario nell’area Corporate e Investment Banking. Oltre a Paola Giannotti de Ponti, nella lista sono presenti Eugenio D’Amico, professore ordinario di economia aziendale, Paolo Venturoni, ceo dell’European Organization for Security (Eos), Paolo Amato, già presidente e consigliere di amministrazione di AirOne e nel cda di Fincantieri, Laurence Lafont, vice presidente Emea strategic industries di Google Cloud, Monica Biagiotti, a capo del global consumer marketing di Mastercard.
Il fondo inglese ha designato proprio la manager francese Lafont come ceo di Tim: “una leader esperta e di grande successo nel settore tecnologico e delle telecomunicazioni (Google, Microsoft, Oracle, Nokia, Orange)” ha scritto Bluebell nel piano.
L’annuncio è arrivato solo ieri poiché il fondo ha atteso, per evitare eventuali dubbi di conflitto di interessi, che prima la manager lasciasse Google (con cui Tim lavora, ndr) dove ricopriva il ruolo di vice president strategic industries Emea Google Cloud.
E LA POSIZIONE ASETTICA AL MOMENTO DI VIVENDI
A differenza dei rumors dei giorni scorsi il socio francese Vivendi (23,75% del capitale di Tim) ha presentato una lista solo per la nomina del collegio sindacale.
Quale lista sosterrà quindi Vivendi in assemblea che non ha presentato una propria lista per il cda? Come detto, Merlyn e Bluebell ci contendono il voto di Vivendi.
Ma ambienti vicini al Mef ritengono che alla fine – uno scenario che è anche un auspicio, di fatto – i francesi si possano astenere, dando di fatto il via libera alla lista presentata dall’attuale board con il sostegno del socio Cassa depositi e prestiti (che ha il 9,81% di Tim).
Ma c’è chi vede all’opera sottotraccia anche il fondo americano Elliott (qui la ricostruzione di Start Magazine).
LE RACCOMANDAZIONI DEI PROXY
Il proxy advisor Iss conferma la raccomandazione di voto per la lista del cda che indica Pietro Labriola come amministratore delegato e Alberta Figari come presidente. La nuova pubblicazione, spiega Iss, avviene “per riflettere le nuove informazioni pubblicate da Bluebell Capital Partners”. Ieri “Bluebell ha pubblicato il suo piano per Tim” e, precisa Iss, “le nostre raccomandazioni di voto rimangono invariate”. Bluebell, ricorda Iss, ha annunciato solo ieri “Laurence Lafont come candidata ceo”, aspettando l’uscita della manager francese, con una carriera nelle tlc e nel digitale, dal gruppo Google. Per questo Blubell non ha potuto rivelare prima della giornata di ieri la candidatura di Lafont.
Anche il proxy advisor Glass Lewis ha raccomandato agli azionisti di votare per la lista del cda di Tim in vista del rinnovo del board. Secondo Glass Lewis le tre liste (le due dei fondi e di Asati) che si oppongono a quella della board uscente “non sono nell’interesse degli azionisti”.