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Tim, ecco come Merlyn e Bluebell seducono Vivendi

In vista dell'assemblea di Tim, parte la sfida delle due liste presentate dai fondi Bluebell e Merlyn a quella del board. E tutte strizzano l'occhio a Vivendi... Fatti, nomi e approfondimenti

Entrano nel vivo le campagne degli azionisti attivisti in vista della prossima assemblea Tim del 23 aprile.
All’assise i soci della compagnia telefonica dovranno decidere se affidare all’amministratore delegato uscente Pietro Labriola un altro mandato alla guida del gruppo oppure scegliere tra uno dei due candidati ceo proposti dagli azionisti di minoranza: Stefano Siragusa (ex dg Tim) nella lista del fondo Merlyn Partners e Laurence Lafont (manager francese ex Google) schierata da Bluebell Capital Partners.
Ieri Merlyn ha integrato la comunicazione del piano che aveva presentato con la lista TValue. Il piano non cambia (valutare il deal sulla vendita di Netco, vendere Tim Brasil nel 2024, vendere Tim Consumer nel 2025, creare TechCo e stabilire una nuova e più inclusiva governance) ma il fondo ha esposto ora i numeri, che nella lettera ai soci non erano stati indicati.  “Con il nostro piano l’ebitda di Tim cresce del 10%”, assicura il fondo di Alessandro Barnaba agli azionisti di Tim.
Nel frattempo, anche Bluebell ha presentato il proprio piano in vista dell’assemblea dopo quello di Merlyn con la lista TValue. Da una parte il fondo inglese punta il dito contro la decisione di vendere la NetCo “(l’asset più prezioso di Tim)” perché “viziata fin dall’inizio”, quanto a ServiceCo “ci aspettiamo che il nuovo consiglio e il management valutino la strada migliore per massimizzare il valore di ciascuna componente (Tim Brasile, Enterprise, Consumer)”.
Tuttavia, i due fondi navigano in solitaria: i proxy advisor Iss e Glass hanno raccomandato infatti agli investitori di Telecom Italia di votare a favore della lista presentata dall’attuale consiglio.
Ancora nessuna manifestazione di voto da parte di Vivendi. Il conglomerato dei media francese, di proprietà della famiglia Bolloré, detiene una quota del 23,75% (è primo azionista di Tim) e oltre il 17% dei diritti di voto di Telecom Italia e al momento è sceso in campo solo per collegio sindacale.
Sulle deleghe in vista del voto assembleare, i piani e le liste, secondo quanto risulta a Radiocor, è in atto un attento monitoraggio della Consob che avrebbe chiesto maggiori dettagli.
Tutti i dettagli.

IL PIANO RIVISTO DI MERLYN

Come detto all’inizio, ieri Merlyn Partner è entrato nel dettaglio del piano TValue già annunciato in precedenza delineando sei differenti scenari: tutti includono la vendita di Tim Brasil e Tim Consumer, mentre la vendita di Netco è contemplata in 4 delle 6 ipotesi da valutare.
Nel primo scenario, ad esempio, prevedendo la vendita di Netco nel terzo trimestre del 2024 (come prevede anche il piano Labriola), la vendita del Brasile nel quarto e di Consumer nel primo trimestre del 2025, si prevede di passare da 20,3 miliardi di debito del 2023 a 6,6 miliardi di cassa. Allo stesso tempo, il fondo stima una crescita media annua su 5 anni ( 2023-2028) dell’EbitdaaL del 10%, “un accelerazione rispetto alle indicazioni del Capital Market Day di Tim”, con “circa 170 milioni di impatto positivo guidato dallo spostamento di circa 3mila risorse dal Consumer alle imprese rimanenti e una liquidità positiva nel 2025-2028” dedicare ad acquisizioni per supportare la crescita della TechCo.

LO SCENARIO SENZA LA VENDITA DI NETCO

Nello scenario 5, ad esempio, che non prevede la vendita di Netco, ma si basa sulla vendita di Tim Brasil nel quarto trimestre del 2024 e di Consumer nel primo del 2025, si prevede un debito in calo da 20,3 a 8,2 miliardi nel 2025. “Ci troviamo in un momento cruciale nella storia di Tim, un momento in cui vengono prese decisioni critiche sul business e sull’allocazione del capitale fatto. Siamo molto convinti – si legge nella comunicazione della tarda serata di ieri – del ruolo strategico che Tim ricopre in Italia e dell’opportunità di creazione di valore” con “un piano che non si basi esclusivamente sulla vendita di NetCo”.

L’AFFONDO AL MANAGEMENT DI TIM

A inizio marzo Tim — senza la rete, dopo la cessione di Netco ma con Sparkle ancora inclusa nel perimetro — ha presentato il suo nuovo piano al 2026 che punta nei prossimi tre anni a ricavi in crescita del 3% medio annuo, un ebitda after lease di gruppo in aumento dell’8% medio annuo e a “un debito sostenibile e in ulteriore riduzione, con una leva (ovvero il rapporto debito/ebida, ndr) al 2026 attesa a 1,6-1,7 volte”.

Il piano presentato dal consiglio di amministrazione guidato da Labriola “non solo manca di chiarezza e sostenibilità finanziaria, ma può anche portare a rischi sostanziali”, evidenzia il fondo. Ora, prosegue Merlyn, “tocca a noi azionisti esprimerci e decidere quale sarà la strada giusta da seguire per la nostra azienda”.

NECESSARIA LA VENDITA DI TIM BRASIL PER MERLYN

La vendita immediata di “Tim Brasil, già nel 2024, genererà “il cuscino di liquidità” per iniziare il deleverage e cominciare a investire in TechCo. Già “entro l’estate del 2024 avvieremo trattative con i potenziali acquirenti per accelerare il processo vendita di Tim Consumer e concretizzarla positivamente nel più breve tempo possibile e comunque entro e non oltre la metà del 2025”. TechCo “agirà come aggregatore di mercato, assumendo il ruolo di predatore piuttosto che quello di potenziale preda”.

CON O SENZA NETCO

L’accordo su NetCo, conclude Merlyn, “non limita il piano TValue. Anche senza il perimetro NetCo, Tim resta il maggior player infrastrutturale in Italia con una forte attenzione alla parte intelligente della rete”. Il piano TValue è mirato a massimizzare il valore per gli azionisti”, coinvolgendo i soci, “a partire da quelli principali, Vivendi e Cdp. Il piano TValue dà il benvenuto a tutti gli stakeholder esistenti compreso Kkr e qualsiasi altro in futuro sia disposto a dare un contributo”.

COSA PROPONE IL FONDO BLUEBELL

Anche Bluebell (che possiede lo 0,5003% delle azioni della società ex Telecom Italia) ha presentato ieri il suo piano.

Il fondo attivista si è detto contrario allo spezzatino della società e che la vendita della filiale brasiliana di Telecom Italia “non dovrebbe essere una priorità” – a differenza del piano di Merlyn – dato il “valore dell’opzione considerando il suo tasso di crescita più elevato, una redditività quasi doppia e una leva finanziaria inferiore rispetto a Tim”.

Bluebell ritiene che la decisione strategica di vendere NetCo (l’asset più prezioso di Tim) sia stata errata fin dall’inizio (evidenziata anche dall’estrema rarità di una simile mossa tra gli operatori di telecomunicazioni). Il fondo inglese strizza così l’occhio al socio francese di Tim, da sempre contrario alla cessione della rete a Kkr. 

Secondo il fondo inglese l’accordo “è stato negoziato nel totale disprezzo degli azionisti (non solo del maggiore azionista Vivendi), ai quali è stato impedito di votare su una transazione così trasformativa”. Pertanto l’unico mandato fornito da Bluebell ai suoi candidati al board “è quello di esaminare lo stato della transazione e di agire nel migliore interesse di Tim e di tutti i suoi azionisti”.

“Obiettivo unico e condiviso dai nostri candidati è massimizzare il valore di Tim, lavorando insieme agli amministratori di minoranza senza alcuna ambizione personale”, si legge nel piano annunciato l’11 aprile. Tim “ha bisogno di ritrovare quella sintonia tra amministratori, azionisti e management che è andata perduta negli ultimi anni”, conclude il fondo inglese.

IL POTENZIALE FINORA INESPRESSO

Inoltre, la società guidata da Giuseppe Bivona vede un potenziale di rialzo di Tim nell’ordine del 100% rispetto al livello attuale. “Se la strategia viene attuata correttamente e viene ristabilito un ambiente armonioso tra management, membri del consiglio di amministrazione e azionisti, non dovrebbe esserci alcun motivo per cui Tim dovrebbe operare a sconto rispetto ai peer (attualmente stimato a circa il 60% su EV/EBITDA AL e a circa 50 % su EV/EBITDA AL – Capex vs peers)”, si legge nel piano. “Ma tutto si riduce a esecuzione, esecuzione, esecuzione”, conclude il fondo.

L’ATTACCO DI BIVONA A SIRAGUSA

Non solo. Il co-fondatore di Bluebell, Giuseppe Bibona, non ha perso l’occasione per lesinare stroncature sia verso Labriola sia nei confronti di Siragusa, il ceo designato dal fondo guidato da Alessandro Barnaba.
“Tra i due” ha evidenziato Bibona al quotidiano La Verità, “non saprei chi salvare. Fondamentale Bluebell è scesa in campo anche nell’ottica di aiutare l’azienda. A giugno del 2023 sono stato contattato da Siragusa che mi proponeva di raggiungere la soglia del 5% per chiamare un’assemblea straordinaria e far cadere il cda prima dell’approvazione dell’operazione sulla rete. Gli dissi che non ero disponibile a destabilizzare l’azienda. C’è il rischio che sia mosso da sete di rivalsa contro Labriola, e non voglio neanche immaginare cosa sarebbe in grado di fare se dovesse entrare in consiglio”.
Le parole di Bibona — un duro affondo per il candidato ad del fondo Merlyn — non suonano poi così taglienti nei confronti dell’attuale numero uno di Tim, Pietro Labriola. Che invece viene visto come come fumo negli occhi dai francesi di Vivendi.

COME BLUEBELL SEDUCE VIVENDI

Eppure, l’investitore attivista Bluebell Capital Partners non perde occasione per ammiccare al socio francese sia criticando la decisione di vendere la NetCo, sia candidando Laurence Lafont come ceo di Tim.

“La nazionalità francese della candidata ceo, già nella lista, potrebbe non essere un caso: visto il peso di Vivendi con il suo 23,75%, potrebbe diventare un fattore per invogliare il primo azionista a sostenere la lista”, rileva oggi MF.

Laurence Lafont è una manager con una lunga carriera nel settore della tecnologia e delle telecomunicazioni (Google, Microsoft, Oracle, Nokia, Orange). L’annuncio è arrivato solo ieri, e non al momento della presentazione della nostra lista, perché Lafont si è dimessa solo la settimana scorsa dal ruolo di Head of Strategic Industries and Executive Board Member presso Google Cloud Emea, ha spiegato Blubell.

E conclude così il fondo di Bivona: Laurence Lafont “lavorerà incessantemente per tutti gli azionisti e le parti interessate per realizzare con successo la prossima fase di Tim”.

PURE PAOLUCCI FA IL PIEDINO A VIVENDI

Un altro tentativo di portare Vivendi dalla propria parte, giunge nell’intervista del candidato presidente della lista Merlyn di TValue nel fine settimana a Repubblica.
“Semplicemente noi abbiamo una visione diversa per Tim nell’interesse degli azionisti che vanno coinvolti secondo un corretto processo di engagement. A iniziare da Cdp e Vivendi, il primo azionista, ma coinvolgendo tutti, inclusa Kkr”, ha rimarcato Umberto Paolucci, capofila della lista del fondo Merlyn come candidato presidente per il prossimo cda di Tim.
Ha aggiunto Paolucci: “Vivendi è il primo azionista. Ha dichiarato di essere un investitore finanziario, non interessato alla gestione, ma al rispetto delle regole di governance e alla valorizzazione del titolo. È nota l’insoddisfazione per le scelte di metodo, prima che di merito, del Cda che hanno portato a un contenzioso che, per noi, si poteva evitare. TValue vuole ricostituire un rapporto di fiducia con gli azionisti, attraverso una governance trasparente e rispettosa di tutti, presupposto per realizzare un forte apprezzamento del titolo. Su queste basi speriamo di convincere Vivendi a darci fiducia, per realizzare assieme e d’intesa con le istituzioni il progetto TValue che è la soluzione industriale di cui Tim e il Paese hanno bisogno, nell’interesse di tutti gli azionisti e dei lavoratori”.

I NOMI DELLE DUE LISTE

Sono in totale quattro le liste presentate per la nomina del cda e del collegio sindacale di Tim in vista dell’assemblea dei soci del 23 aprile prossimo: quella di Merlyn, Asati e Bluebell che si vanno ad aggiungere a quella del board uscente che propone Alberta Figari alla presidenza e la riconferma di Pietro Labriola come ceo.

La lista presentata da Merlyn Partners SCSp (società di diritto lussemburghese, che ha comunicato di essere titolare dello 0,53% del capitale composto da azioni ordinarie) indica Umberto Paolucci alla presidenza e Stefano Siragusa come amministratore delegato. Seguono: Ersilia Vaudo, Niccolò Ragnini, Ida Panetta, Ottavia Orlandoni, Boris Nemsic, Robert Hackl, Paul Doany e Barbara Oldani. Si tratta – spiega una nota di Merlyn – di una rosa di candidati composta da 4 donne e 6 uomini, per un totale di 9 indipendenti selezionata in modo tale da assicurare l’inserimento di candidature esterne di elevato profilo, portatrici di esperienze diversificate, che possano contribuire allo sviluppo futuro della società. Con l’eccezione di Stefano Siragusa, i candidati si dichiarano tutti indipendenti.

Anche Bluebell Capital Partners Limited (società con sede a Londra, in qualità di gestore del fondo Bluebell Active Equity Master Fund Icav, che ha comunicato essere titolare dello 0,5003% del capitale) ha presentato la propria lista di sei nomi indicando alla presidenza Paola Giannotti De Ponti, già membro del board di Tim negli anni scorsi, con un’esperienza internazionale di oltre 30 anni nel settore finanziario nell’area Corporate e Investment Banking. Oltre a Paola Giannotti de Ponti, nella lista sono presenti Eugenio D’Amico, professore ordinario di economia aziendale, Paolo Venturoni, ceo dell’European Organization for Security (Eos), Paolo Amato, già presidente e consigliere di amministrazione di AirOne e nel cda di Fincantieri, Laurence Lafont, vice presidente Emea strategic industries di Google Cloud, Monica Biagiotti, a capo del global consumer marketing di Mastercard.

Il fondo inglese ha designato proprio la manager francese Lafont come ceo di Tim: “una leader esperta e di grande successo nel settore tecnologico e delle telecomunicazioni (Google, Microsoft, Oracle, Nokia, Orange)” ha scritto Bluebell nel piano.

L’annuncio è arrivato solo ieri poiché il fondo ha atteso, per evitare eventuali dubbi di conflitto di interessi, che prima la manager lasciasse Google (con cui Tim lavora, ndr) dove ricopriva il ruolo di vice president strategic industries Emea Google Cloud.

E LA POSIZIONE ASETTICA AL MOMENTO DI VIVENDI

A differenza dei rumors dei giorni scorsi il socio francese Vivendi (23,75% del capitale di Tim) ha presentato una lista solo per la nomina del collegio sindacale.

Quale lista sosterrà quindi Vivendi in assemblea  che non ha presentato una propria lista per il cda? Come detto, Merlyn e Bluebell ci contendono il voto di Vivendi.

Ma ambienti vicini al Mef ritengono che alla fine – uno scenario che è anche un auspicio, di fatto – i francesi si possano astenere, dando di fatto il via libera alla lista presentata dall’attuale board con il sostegno del socio Cassa depositi e prestiti (che ha il 9,81% di Tim).

Ma c’è chi vede all’opera sottotraccia anche il fondo americano Elliott (qui la ricostruzione di Start Magazine).

LE RACCOMANDAZIONI DEI PROXY

Infine, con l’approssimarsi dell’assemblea di Tim, arrivano le raccomandazioni dei proxy che consigliano il voto ai fondi azionisti.

Il proxy advisor Iss conferma la raccomandazione di voto per la lista del cda che indica Pietro Labriola come amministratore delegato e Alberta Figari come presidente. La nuova pubblicazione, spiega Iss, avviene “per riflettere le nuove informazioni pubblicate da Bluebell Capital Partners”. Ieri “Bluebell ha pubblicato il suo piano per Tim” e, precisa Iss, “le nostre raccomandazioni di voto rimangono invariate”. Bluebell, ricorda Iss, ha annunciato solo ieri “Laurence Lafont come candidata ceo”, aspettando l’uscita della manager francese, con una carriera nelle tlc e nel digitale, dal gruppo Google. Per questo Blubell non ha potuto rivelare prima della giornata di ieri la candidatura di Lafont.

Anche il proxy advisor Glass Lewis ha raccomandato agli azionisti di votare per la lista del cda di Tim in vista del rinnovo del board. Secondo Glass Lewis le tre liste (le due dei fondi e di Asati) che si oppongono a quella della board uscente “non sono nell’interesse degli azionisti”.

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