skip to Main Content

Mercati

Come e perché le sanzioni alla Russia colpiranno i mercati finanziari mondiali

Tutte le conseguenze delle sanzioni alla Russia e della crisi economica causata dalla guerra per banche, gestori di fondi, società di assicurazione e non solo.

 

Nonostante sia passato più di un mese, i mercati finanziari mondiali non hanno ancora elaborato del tutto la realtà della guerra in Ucraina e l’impatto delle vaste sanzioni “occidentali” (nordamericane, europee e in parte asiatiche) sulla Russia, scrive il giornale Politico.

Benché stia cercando di aprirsi degli spazi maggiori in Cina e in India, Mosca è stata isolata dal sistema finanziario globale: alcune delle sue banche sono state estromesse dal sistema SWIFT, le riserve in valuta straniera della sua banca centrale sono state congelate, e molte aziende straniere hanno interrotto le attività nel paese. Questo distaccamento, tuttavia – al di là delle vendite di azioni delle aziende maggiormente esposte al mercato russo -, non ha contagiato i mercati in maniera profonda.

COSA DICE LA LONDON STOCK EXCHANGE

Il London Stock Exchange Group, proprietario della borsa di Londra, ha dichiarato un mese fa che l’applicazione delle sanzioni alla Russia avrà un impatto minore sulle proprie attività, nonostante la sospensione delle quotazioni di entità russe come le società energetiche Rosneft e Gazprom e la banca statale Sberbank.

GLI EFFETTI SECONDARI

Più che l’impatto diretto delle sanzioni, spiega Politico, a minacciare i mercati finanziari sono gli effetti secondari: il forte aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime e le ricadute economiche della guerra (ad esempio lo stravolgimento di alcune catene di approvvigionamento). La crescita dell’inflazione e dei tassi di interesse, poi, potrebbero modificare l’interesse degli investitori verso particolari mercati.

L’IMPATTO SULLE BANCHE

Diverse banche dell’Unione europea – come UniCredit, Société générale e Raiffeisen – possiedono una presenza significativa in Russia, tra operazioni e portafogli di prestiti. La loro esposizione nei confronti del paese è tuttavia gestibile, e non sembra in grado di causare danni sistemici. Come ha spiegato Sam Theodore, consulente legato a Scope Group, è molto più semplice togliere la Russia dal settore bancario europeo che da quello energetico (è la prima fornitrice di gas dell’Unione, con una quota del 40 per cento circa).

A marzo l’Autorità bancaria europea ha detto che le esposizioni delle banche alla Russia e all’Ucraina valgono all’incirca 90 miliardi di euro, lo 0,3 per cento dei loro portafogli. I veri rischi, secondo l’organismo, sono costituiti dal peggioramento del quadro economico e dal tasso elevato di inflazione, che potrebbero influire negativamente sulle capacità dei debitori di ripagare i loro prestiti e, di conseguenza, danneggiare le banche.

Di recente UniCredit ha fatto sapere che la sua esposizione diretta a UniCredit Bank Russia (la controllata russa) “si riduce a circa 1,9 miliardi di euro”.

Le banche, inoltre, devono ancora capire come procedere con il congelamento dei conti o delle proprietà legate agli individui e alle aziende russe colpite dalle sanzioni. Le associazioni bancarie dell’Unione europea hanno inviato recentemente una lettera alla Commissione per chiedere maggiore chiarezza su cosa si intenda esattamente per “controllo” di una società e altre questioni tecniche.

LE SOCIETÀ DI ASSICURAZIONE

La guerra in Ucraina e le sanzioni alla Russia non avranno un impatto diretto rilevante sul settore assicurativo europeo, visto che la sua esposizione collettiva a Mosca è inferiore allo 0,1 per cento del totale (così riporta l’EIOPA, l’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali).

I rischi, piuttosto, si concentrano sugli effetti secondari, ad esempio per quanto riguarda il rischio di credito. Le società di leasing di aeromobili temono di non vedersi mai più restituiti i loro velivoli.

I GESTORI DI FONDI

I gestori di fondi in possesso di investimenti in Russia, invece, si ritrovano in mano degli asset “bloccati” (stranded assets). Tuttavia, per mancanza di chiarezza legale sulle transazioni che riguardano quelle proprietà, i fondi pensione, i fondi hedge e altri gestori patrimoniali non stanno procedendo con tentativi di vendita. Gli investitori si stanno ritirando – a spaventarli è il rischio di default dello stato russo o di alcune aziende del paese -, e gli operatori del settore propongono allora di ricorrere ai side pockets per separare gli asset colpiti dalle restrizioni dal resto del fondo, che continuerebbe a funzionare normalmente.

COSA SUCCEDE NEI MERCATI DELLE MATERIE PRIME

L’invasione russa dell’Ucraina, si legge in un rapporto della Banca d’Inghilterra, la banca centrale del Regno Unito, “ha portato a uno stress significativo in una serie di mercati delle materie prime. Un’incertezza chiave è se le interconnessioni all’interno del sistema finanziario – per esempio tra l’energia e altri mercati delle materie prime, mercati finanziari più ampi e l’economia reale – possano creare anelli di feedback e meccanismi di amplificazione in tutto il sistema finanziario più in generale”.

L’impennata dei valori dell’energia e delle materie prime ha avuto un impatto a catena sui mercati dei derivati perché le banche hanno dovuto sborsare più contante per le richieste di margini se il prezzo si muove in maniera contraria alla loro posizione.

Secondo la Banca d’Inghilterra, tuttavia, nonostante le richieste di margini siano su valori record, i partecipanti al mercato sono stati in grado di soddisfare la domanda di fondi ulteriori grazie, in parte, ai profitti registrati sull’aumento della volatilità e i prezzi elevati.

I DEPOSITI ACCENTRATI

I depositi accentrati, o depositari centrali di titoli, costituiscono una parte importante del sistema finanziario e svolgono un ruolo di “assicurazione” delle transazioni (che una parte consegni le obbligazioni o le azioni, cioè, e che l’altra paghi). Euroclear e Clearstream sono i due soggetti principali del settore nell’Unione europea, e sono stati centrali nell’interrompere gli scambi in rubli.

La Russia ha iniziato a pretendere che i pagamenti delle forniture di gas avvengano in rubli (anche se la valuta decisa nei contratti è un’altra, il dollaro o l’euro). Clearstream ha bloccato il conto dell’NSD, il depositario centrale di titoli di Mosca; Euroclear, invece, non sta più gestendo i pagamenti ricevuti nel conto in questione fino a che non avrà ricevuto istruzioni più precise dagli enti di regolazione. Queste mosse potrebbero rendere ancora più complicato per la Russia ripagare i propri debiti ed evitare il default.

Il valore del rublo, ripresosi grazie agli annunci del presidente russo Vladimir Putin, potrebbe salire ancora se i paesi europei accetteranno di usarlo per comprare il gas. Ma è sbagliato, secondo gli esperti, giudicare il successo delle sanzioni a partire dallo stato della valuta. L’economista William Jackson, per esempio, ha detto a Quartz che le sanzioni stanno danneggiando pesantemente l’economia della Russia: “l’inflazione sta già crescendo, le banche sono sotto pressione e le condizioni finanziarie si sono ristrette drasticamente”.

Back To Top