Cosa farà Unicredit in Russia?
Unicredit, la banca italiana più esposta verso la Russia, non ha ancora preso una decisione in merito al proseguimento o meno delle attività nel paese. L’uscita, tuttavia, è una possibilità dichiarata pubblicamente.
LE PAROLE DI ANDREA ORCEL
Ieri l’amministratore delegato di Unicredit, Andrea Orcel, durante una conferenza organizzata da Morgan Stanley, ha detto che “non si possono prendere conclusioni nel giro di una notte” e che “dobbiamo considerare seriamente l’impatto e le conseguenze e la complessità del distacco completo di una banca dal paese”.
Ha però aggiunto che “stiamo completando una revisione urgente del paese e stiamo prendendo in considerazione l’uscita”. “Sarebbe abbastanza facile per me dire che stiamo lasciando la Russia. Sarebbe quello che tutti noi vogliamo fare ma dobbiamo considerare seriamente l’impatto”.
I NUMERI DI UNICREDIT IN RUSSIA
Unicredit è la quattordicesima banca in Russia e, secondo uno studio di Credit Suisse, è anche la terza banca europea più esposta verso il paese, dopo l’austriaca Raiffeisen Bank International e la francese Société générale.
L’istituto ha recentemente fatto sapere che la sua esposizione diretta a UniCredit Bank Russia (la controllata russa) “si riduce a circa 1,9 miliardi di euro”.
Possiede in Russia settantanove filiali, quattromila dipendenti e 1500 clienti corporate; sono 1250 le aziende europee che si affidano a UniCredit per effettuare affari nel paese.
I prestiti concessi da Unicredit in Russia ammontano a 7,5 miliardi di euro e la perdita massima ammonterebbe a 1,9 miliardi. È un contraccolpo che l’istituto considera assorbibile senza ripercussioni strutturali. Il piano industriale e quello di remunerazione da 16 miliardi in quattro anni resterebbero cioè realizzabili, o così dice di credere Orcel (ma “dipenderà dallo scenario macro”).
A differenza di Intesa Sanpaolo che lavora solo nel settore corporate a Mosca, Unicredit ha una struttura retail.
DIVIDENDO E BUYBACK
Unicredit ha confermato il dividendo da 1,2 miliardi in contanti anche in caso di uscita totale dalla Russia. E potrebbe – riporta Il Sole 24 Ore – sostenere fino a 2,6 miliardi di buyback in caso di recupero del 40-50 per cento delle esposizioni.
IMPATTO ECONOMICO E RISCHIO NAZIONALIZZAZIONE
Sono tante le banche straniere che stanno prendendo in esame l’uscita dalla Russia. Oltre a UniCredit, in Italia c’è anche Intesa Sanpaolo: non vi possiede un business retail ma è esposta sul versante corporate, e gestisce oltre a metà delle relazioni commerciali tra la Russia e l’Italia. All’estero, potrebbero abbandonare il mercato russo anche Goldman Sachs, JPMorgan Chase, Deutsche Bank, Credit Suisse, Raiffeisen e Société générale.
Oltre alle sanzioni, che potrebbero inasprirsi, esiste il rischio di una nazionalizzazione delle banche da parte del governo di Mosca.