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Quanto è vulnerabile l’export italiano ai dazi di Trump. Report Confindustria

Quali sono i settori e i prodotti italiani più a rischio per la politica commerciale degli Stati Uniti di Trump. L'approfondimento del Centro Studi di Confindustria.

Negli ultimi tre anni i prodotti italiani che hanno mantenuto o rafforzato una esposizione verso il mercato americano superiore al 50% sul totale extra-UE sono 90 (su 4mila prodotti). Nel 2023 questi prodotti maggiormente esposti hanno raggiunto un valore delle vendite verso gli USA superiore ai 10 miliardi di euro, pari al 16,2% del totale esportato nel mercato americano, e hanno contribuito a un quarto del surplus commerciale. I prodotti così selezionati rappresentano i due terzi dell’export italiano verso i paesi extra UE.

I prodotti maggiormente esposti al mercato americano

I prodotti europei che soddisfano lo stesso criterio di selezione sono in numero inferiore a quelli italiani, 81 su quasi 5mila prodotti esportati negli USA. Per questi prodotti le vendite negli USA rappresentano il 67% di quelle extra-UE, nel 2023 hanno superato complessivamente i 45 miliardi di euro, il 9,1% del totale esportato nel mercato americano e contribuiscono al 14% del surplus commerciale.

La quasi totalità dei prodotti italiani che rispondono al criterio di maggiore esposizione al mercato americano presentano anche un valore dell’export molto prossimo a quello del rispettivo saldo, cioè valori molto bassi dell’import, diversamente da ciò che accade ai prodotti europei maggiormente esposti. Ciò è sicuramente indicatore di una forte dipendenza, almeno relativamente all’Italia, al mercato di destinazione americano, e quindi di un impatto maggiore di eventuali dazi USA; allo stesso tempo, potrebbe segnalare l’assenza di una forte base produttiva di origine americana da poter utilizzare in caso di dazi.

Infatti, per l’Italia il raggruppamento settoriale di tutti i prodotti selezionati mostra un allineamento sulla bisettrice del primo quadrante in cui sugli assi sono rappresentati il valore dell’export e il rispettivo saldo commerciale (Grafico 6).

I primi tre aggregati di prodotti per esposizione italiana al mercato USA (mezzi di trasporto, prodotti chimici e farmaceutici e alimentari e bevande) rappresentano in termini di valore esportato l’85% del totale selezionato e quasi il 90% del surplus commerciale.

Nel caso dei paesi UE l’allineamento tra export e saldo non si realizza nei primi tre settori (prodotti chimici e farmaceutici, mezzi di trasporto e macchinari) per valore dell’export verso gli USA, che rappresentano quasi il 90% del totale selezionato e circa l’80% del rispettivo surplus commerciale. I primi due coincidono, sebbene nell’ordine inverso, con quelli selezionati per l’Italia; i macchinari, il settore italiano con la più alta vocazione all’export, sono al quarto posto della classifica per l’Italia.

I prodotti a rischio per surplus commerciale elevato

Uno degli obiettivi di Trump è ridurre il deficit commerciale americano, quindi i prodotti che potrebbero essere più a rischio “dazi” sono quelli che alimentano un elevato deficit commerciale per gli Stati Uniti. Specularmente, per questi prodotti un’interruzione degli scambi con gli USA comporterebbe una maggiore perdita, in termini di flussi netti, per l’Europa.

Perciò, ragionando dal lato degli esportatori europei, abbiamo identificato un sottoinsieme di prodotti più esposti in quelli che negli ultimi tre anni hanno costantemente realizzato un surplus commerciale al di sopra di una certa soglia (1milione di euro per l’Italia e 10milioni di euro per la UE). I prodotti italiani venduti negli USA dal 2021 al 2023 che soddisfano questo criterio sono 1.139 su 4mila prodotti; nel 2023 hanno rappresentato circa un quarto del valore dell’export italiano e un terzo del rispettivo saldo commerciale verso l’extra-UE, poco più di 50 miliardi di euro, che equivalgono a più dei tre quarti del totale esportato verso gli USA. I prodotti europei che soddisfano lo stesso criterio di selezione sono di più in termini di numerosità, 1.360 su quasi 5mila prodotti esportati negli USA, e rappresentano poco più di un quinto dell’export europeo e la metà del saldo commerciale verso l’extra-UE; nel 2023 hanno superato i 375 miliardi di euro, più dei tre quarti del totale esportato verso gli USA.

La corrispondenza tra valori elevati di export e quelli di saldo commerciale dell’Italia con gli Stati Uniti, già rilevata, si rafforza per i prodotti identificati da un saldo commerciale superiore alle soglie definite.

Ai primi tre posti per surplus eccessivo ci sono gli stessi tre raggruppamenti di prodotti (macchinari, prodotti chimici e farmaceutici e mezzi di trasporto) sia per l’Italia che per l’insieme dei paesi UE, sebbene l’ordine differisca. Questi tre raggruppamenti di prodotti rappresentano per l’Italia più del 60% sia del valore che del saldo commerciale dei prodotti selezionati, mentre per l’insieme dei paesi europei pesano circa i tre quarti del loro valore e il 70% del saldo commerciale (Grafico 7).

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Considerando congiuntamente i due criteri, esposizione verso il mercato americano e saldo commerciale eccessivo, i prodotti che li soddisfano si riducono drasticamente a 48 per quelli di provenienza italiana e a 51 per quelli europei.

Per il sottoinsieme dei prodotti europei così individuati la rilevanza del mercato americano è relativamente superiore a quella che rappresenta per gli esportatori italiani. Infatti, nel 2023 gli esportatori europei hanno raggiunto quasi 30 miliardi di euro, pari a più del 70% di quello destinato ai paesi fuori dal mercato unico, che ha prodotto un saldo commerciale pari a 18 miliardi, sei volte superiore a quello raggiunto rispetto al totale dei paesi extra-UE. Il valore esportato dall’Italia è stato quasi di 7 miliardi, poco più del 62% di quello destinato ai paesi fuori dal mercato unico, e ha prodotto un saldo commerciale pari a quasi i tre quarti di quello extra-UE.

Nell’insieme dei prodotti europei a sei digit ci sono anche beni del settore agricolo mentre per quello italiano solo beni manifatturieri. I comparti chimici e farmaceutici rappresentano la quasi totalità del valore esportato, l’83% di quello esportato dall’insieme dei paesi europei, mentre è poco meno la metà di quello italiano. In particolare, per l’export italiano un medicinale ormonale rappresenta il 70% del valore del comparto.

È importante notare che le dipendenze italiane ed europee sono identificate in molte produzioni differenti, ma esistono poche specializzazioni comuni che costituiscono gran parte del valore dei flussi selezionati. I prodotti comuni tra gli esportatori italiani ed europei di questo sottoinsieme sono soltanto 8, la quasi totalità del valore dell’export sia italiano (94%) che europeo (87%) appartengono agli stessi due comparti delle armi e dell’acciaio.

(Estratto dal report del Csc Confindustria)

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