Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato oggi l’imposizione di dazi del 25 per cento su tutte le importazioni di acciaio e di alluminio. Le tariffe sono benviste dai produttori siderurgici americani, che vengono avvantaggiati sulla concorrenza straniera, e dai sindacati, interessati alla tutela dei posti di lavoro nel settore; sono sgradite, invece, a tutte le aziende manifatturiere – a partire da quelle automobilistiche – che utilizzano i due metalli per realizzare i loro prodotti.
IL COMMERCIO DI ACCIAIO E ALLUMINIO NEGLI STATI UNITI
I dazi colpiscono principalmente – ma non esclusivamente – il Canada, la Cina e i Messico, i tre esportatori principali di acciaio e alluminio negli Stati Uniti, nell’ordine.
Nel 2023 il paese ha importato acciaio e ferro per 82,1 miliardi di dollari e ne ha esportato per 43,3 miliardi; le importazioni di alluminio sono ammontate a 27,4 miliardi e le esportazioni a 14,3 miliardi.
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I DAZI PRECEDENTI DI TRUMP E IL SISTEMA DI BIDEN
Già durante il suo primo mandato Trump aveva imposto dei dazi del 25 per cento sulle importazioni di acciaio e del 10 per cento su quelle di alluminio; al tempo, l’Unione europea rispose applicando delle tariffe su una serie di prodotti tipici americani e molto importanti per l’economia di alcune zone del paese, come il bourbon e le motociclette Harley-Davidson.
La successiva amministrazione di Joe Biden raggiunse poi un accordo con Bruxelles, sostituendo i dazi – ma non eliminando la possibilità di reintrodurli, in caso di fallimento dei negoziati – con un sistema di quote massime di importazione.
LE CONSEGUENZE PER ARCELORMITTAL
Alla notizia dei nuovi dazi americani, le azioni di ArcelorMittal – una delle più grandi società siderurgiche europee, con sede in Lussemburgo – hanno perso il 2,5 per cento.
LE CONSEGUENZE DEI DAZI PER L’ITALIA
I dazi potrebbero avere ripercussioni negative anche sul commercio italiano verso gli Stati Uniti. Nel 2023, si legge su infoMercatiEsteri, l’Italia ha esportato in America prodotti della metallurgia per 2 miliardi di euro e prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature) per 2,1 miliardi.
Da novembre 2023 a ottobre 2024 l’Italia ha esportato negli Stati Uniti alluminio per 1,8 miliardi, acciaio per 600 milioni e prodotti in ferro e acciaio per 1,5 miliardi. Totale: 3,9 miliardi.
Nel 2023 gli Stati Uniti hanno importato dall’Italia acciaio, alluminio e prodotti in ferro e acciaio per 2,73 miliardi di dollari: siamo il decimo maggiore fornitore dell’America, come si evince dal grafico del Financial Times.
“I nuovi dazi americani su acciaio e alluminio costeranno all’Italia tra 1,5 e 2 miliardi di euro, a seconda dell’elasticità delle nostre esportazioni”, ha scritto Matteo Villa, head of DataLab dell’Ispi.
BUONE NOTIZIE PER PRYSMIAN, TENARIS E DANIELI?
Intervistato dal Corriere della Sera, l’amministratore delegato di Prysmian ha detto che i dazi di Trump non impensieriscono la società milanese, che realizza cavi per le telecomunicazioni e per la trasmissione di energia. Prysmian possiede trenta stabilimenti negli Stati Uniti e i suoi approvvigionamenti con il Canada e il Messico sono limitati: “siamo i potenziali beneficiari di eventuali dazi sulle importazioni nel nostro settore”, ha dichiarato Massimo Battaini.
A detta degli analisti di Equita, i dazi sull’alluminio e l’acciaio potrebbero permettere a Prysmian di trarre vantaggio dalla perdita di competitività di alcuni player asiatici, come quelli indiani.
Per lo stesso motivo, Equita ritiene che i dazi potrebbero migliorare lo scenario anche per Tenaris, azienda della famiglia Rocca che produce tubi e fornisce servizi per l’estrazione petrolifera.
Infine, i dazi sull’alluminio e l’acciaio potrebbero rivelarsi positivi per la società di impianti siderurgici Danieli, “in quanto le misure protezionistiche hanno, dal primo mandato Trump, spinto gli investimenti del settore siderurgico con la regionalizzazione della produzione che è favorevole per la divisione plant-making di Danieli”. “È invece da monitorare”, prosegue la banca, “il potenziale effetto negativo sulla produzione e sui prezzi europei da flussi di acciaio a basso prezzo prima destinati al mercato Us e che potrebbero arrivare in Europa in assenza di nuovo dazi imposti dall’Unione europea”.