“Questa banca è un esempio di scuola di cattivo management, irresponsabile, esaltato”. Parola di Vincenzo De Bustis, dal 2011 al 2015 direttore generale della Banca Popolare di Bari e nell’ultimo anno amministratore delegato dell’istituto che è stato commissariato venerdì scorso dalla Banca d’Italia.
Parole dette in privato e svelate oggi da Fanpage in un articolo del vicedirettore Francesco Cancellato, già direttore de Linkiesta.
Scrive Fanpage.it: “Il 10 dicembre 2019, a tre giorni dal consiglio dei ministri che avrebbe commissariato la banca, l’ad e il presidente della Banca Popolare di Bari parlavano ai manager della banca negando la possibilità di un intervento del governo e squarciando il velo sulle reali condizioni della Banca Popolare di Bari. Un istituto “dalla redditività inesistente” con un management “cattivo, irresponsabile, esaltato” e direttori di filiali che “hanno truccato tutti i conti””.
“Non c’è rischio di commissariamento. Entro Natale la banca sarà salva”. È il 10 dicembre quando Gianvito Giannelli e Vincenzo De Bustis, rispettivamente presidente e amministratore delegato della Banca Popolare di Bari prendono la parola in una riunione con i manager della banca pugliese.
Nella registrazione di quell’incontro, che Fanpage.it pubblica in esclusiva, i due parlano a ruota libera ai dipendenti di quel che sarà il futuro prossimo della banca, e ostentano un’insolita tranquillità nel delineare gli scenari, quasi davvero non si aspettassero l’intervento a gamba tesa Consiglio dei Ministri: “Ci appoggia il mondo politico, e ci appoggia anche la vigilanza”, continua Giannelli (nipote di Marco Jacobini e negli anni passati consulenti della banca su questioni legali). Ma venerdì scorso proprio la Vigilanza ha rottamato i vertici, commissariando la banca.
L’allora amministratore delegato di PopBari è molto loquace e diretto quando si tratta di parlare dei tagli del personale e dei nuovi strumenti finanziari della banca: “Il piano di ristrutturazione prevede un taglio degli organici molto importante”, racconta, facendo eco ad interviste in cui parla di 800 uscite, senza licenziamenti. Prepensionamenti, quindi, ma anche in questo caso il De Bustis privato alimenta dubbi, anziché fugarne: “Si va a tagliare i rami secchi e i rami secchi sono fatti di numeri. Non ci sono giovani e vecchi, figli e figliastri. Sono i risultati a parlare”, spiega.
Anche relativamente a nuovi strumenti finanziari come i green bond (oggetto di una campagna pubblicitaria a tappeto sui giornale nei giorni caldi della crisi e con commissioni che hanno attirato anche le attenzioni della Vigilanza), De Bustis è molto diretto: “Perché ho rotto tanto le scatole per lanciare questo green bond? Mica per il verde! A me che cazzo me frega del verde? Niente! Per carità è un settore importante, ma è la tecnica che mi interessa tantissimo, è il capital light. Cioè di fare assistenza alle imprese cercando di non assorbire il patrimonio e portare i soldi a casa – spiega ai suoi manager – Certo, abbiamo cominciato con una cosa un po’ sofisticata, che è quella del verde, perché abbiamo un problema di reputazione della banca”.
“È stato veramente irresponsabile quello che è successo negli ultimi tre, quattro anni. Questa banca è un esempio di scuola di cattivo management, irresponsabile, esaltato”, conclude De Bustis.
(Articolo pubblicato su fanpage.it; qui l’articolo integrale)
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