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Pirelli, così Tronchetti Provera sconfessa i cinesi per fare l’amerikano

Pirelli sta cercando di ridurre la quota di Sinochem nell'azionariato per non essere ostacolata negli Stati Uniti, che hanno messo al bando le tecnologie cinesi per i veicoli connessi. Marco Tronchetti Provera fa l'americano e critica i cinesi ("sono pericolosi"), ma è stato lui a spalancargli le porte di Pirelli e di Camfin. Tutti i dettagli.

Pirelli, la società di pneumatici guidata da Marco Tronchetti Provera, sta cercando il modo di far scendere la quota nell’azionariato della compagnia statale cinese Sinochem, che possiede il 37 per cento. Camfin, la holding di Tronchetti Provera, ha il 26,4 per cento.

Le discussioni tra le parti avrebbero dovuto concludersi ieri, ma in mancanza di un accordo sono state rimandate a oggi. Tutte le opzioni per la riduzione della partecipazione di Sinochem sotto al 29,9 per cento – dall’offerta pubblica di acquisto alla cessione della quota, o di una parte, a dei fondi – sarebbero state respinte.

IL PROBLEMA CON I SENSORI CYBER TYRE NEGLI STATI UNITI

La riorganizzazione della struttura di Pirelli – vale a dire il ridimensionamento del socio cinese – è ritenuta necessaria per l’adeguamento a una norma entrata in vigore nei giorni scorsi negli Stati Uniti che vieta, per ragioni di sicurezza, la vendita di tecnologie cinesi per i cosiddetti “veicoli connessi”.

La norma tocca Pirelli perché tra le tecnologie bandite potrebbero rientrare i sensori Cyber Tyre impiantabili negli pneumatici per la comunicazione con i sistemi di bordo del veicolo: anche il governo italiano li considera critici per via della capacità di raccogliere dati, tanto da essere intervenuto con il golden power già nel giugno del 2023.

Il problema della tecnologia Cyber Tyre sta nel fatto che il primo azionista di Pirelli – come detto – è una compagnia statale cinese. Il gruppo di Tronchetti Provera non vuole rinunciare al mercato statunitense, molto rilevante per le vendite, specie per quanto riguarda i prodotti ad alto valore aggiunto.

LE MOSSE DI TRONCHETTI PROVERA

Il Corriere della Sera ha scritto che Tronchetti Provera, nel tentativo di risolvere la situazione con Sinochem, “è anche volato a Hong Kong”: ma la compagnia cinese “non sembra […] disposta a mollare la presa”. Nei giorni scorsi l’amministratore delegato, intervistato da La Verità e da Repubblica, ha rilasciato diverse dichiarazioni filo-trumpiane e filo-meloniane. Come questa:

Quando diciamo che siamo o non siamo d’accordo con Donald Trump, dimentichiamo che, piaccia o no, è il presidente degli Stati Uniti, una grande democrazia che ha leve tecnologiche, militari, monetarie che la rendono una potenza unica.

O questa:

Rilevo che la presidente del Consiglio ha dimostrato di avere carattere e determinazione, e di imporsi come interlocutrice di livello sulla scena internazionale

MA SINOCHEM CONTROLLA ANCORA PIRELLI?, CHIEDE LA CONSOB

Il Corriere ha evidenziato anche la questione dell’effettivo controllo di Sinochem su Pirelli, al di là della quota posseduta. L’intervento governativo con il golden power, infatti, aveva imposto ai cinesi di garantire che l’amministratore delegato di Pirelli sia indicato da Camfin e che quattro dei dodici amministratori della società siano designati sempre da Camfin: in sostanza, l’azionista di maggioranza dovrebbe “contare” meno dell’azionista di minoranza nella governance della società di pneumatici.

“La Consob ha chiesto a Pirelli di stabilire se c’è il controllo” di Sinochem, riporta il Corriere. Secondo il collegio sindacale e la dirigenza, questo controllo non c’è; secondo i cinesi, invece, sì. Il mancato scioglimento di questo nodo potrebbe impedire l’approvazione del bilancio, considerato che i soci cinesi hanno sei consiglieri su quindici.

I CINESI DI NIU IN CAMFIN

Un altro problema riguarda poi la presenza della famiglia cinese Niu all’interno di Camfin. Il veicolo Longmarch Holding s.r.l., il cui nome richiama la “lunga marcia” dell’Armata rossa cinese nel 1934, è il primo azionista di Camfin con il 34,9 per cento. La Mtp S.p.A. di Tronchetti Provera ha il 31,7 per cento.

Ricapitolando: la Cina è presente in Pirelli sia direttamente con Sinochem (una società statale), sia indirettamente con Niu (un privato, ma l’influenza del Partito comunista cinese sugli imprenditori è comunque forte) dentro Camfin.

L’INGRESSO DELLA CINA IN PIRELLI E LE GIRAVOLTE DI TRONCHETTI PROVERA

L’ingresso di Sinochem (al tempo ChemChina-Cnrc) in Pirelli risale al 2015, quando comprò una quota del 26,2 per cento da Camfin. Al tempo, Tronchetti Provera parlò di “una grande opportunità per Pirelli. L’approccio al business e la visione strategica di Cnrc garantiscono lo sviluppo e la stabilità”.

Un anno prima, peraltro, era stata la Russia a entrare in Pirelli attraverso la compagnia petrolifera statale Rosneft, che acquisì il 13 per cento dalle banche Intesa Sanpaolo e UniCredit. Così, il gruppo milanese divenne “un caso di coesistenza di russi e cinesi nella struttura proprietaria di un grande soggetto industriale italiano”, si legge in un rapporto del centro di ricerca tedesco Hanns Seidel Foundation.

Nel maggio 2018 Tronchetti Provera era a Pechino, ospite del fondatore di ChemChina Ren Jianxin, per celebrare il “meraviglioso matrimonio” con Pirelli. Tutto benissimo, insomma: eppure la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina era iniziata da cinque mesi, le reciproche diffidenze politiche già da prima, e il presidente Xi Jinping era al potere dal 2013.

L’anno della svolta comunicativa anti-cinese è stato il 2023. In audizione alla presidenza del Consiglio, Tronchetti Provera disse che i cinesi “sono pericolosi” e che il Partito comunista è una minaccia per Pirelli, lamentandosi inoltre delle ingerenze di Sinochem. Probabilmente Sinochem è diventata più assertiva e, come scrive l’avvocato Luca Picotti, “comincia a volere partecipare maggiormente alle decisioni strategiche”. Però è stato anche grazie a Sinochem se Pirelli si è ripresa (nel 2015 il suo bilancio era in perdita); e di questa ripresa ha beneficiato economicamente anche lo stesso Tronchetti Provera, attraverso Camfin.

Il ripensamento formale di cui sopra è giunto ben tre anni dopo l’inserimento, da parte degli Stati Uniti, di Sinochem in un elenco di soggetti legati all’apparato militare cinese. Sempre Washington aveva imposto un dazio del 75 sulle importazioni dei prodotti di Pirelli provenienti dalla Cina.

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