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Pirelli

Pirelli, ecco come Marco Tronchetti Provera prova a rigirare la frittata cinese

In audizione al comitato per il golden power, l'ad di Pirelli Marco Tronchetti Provera si lamenta delle ingerenze di Sinochem, azionista con il 37 per cento. Ma era stato proprio lui, nel 2015, a spalancare le porte alla Cina. Tutti i dettagli.

 

Ieri si è svolta l’audizione di Marco Tronchetti Provera, amministratore delegato di Pirelli, alla presidenza del Consiglio in merito ai rapporti con il gruppo cinese Sinochem, principale azionista della società con il 37 per cento, e alla possibile applicazione del golden power.

PERCHÉ IL GOVERNO È PREOCCUPATO PER PIRELLI

Il governo guarda infatti con preoccupazione alle accresciute capacità di Sinochem di influenzare le decisioni di Pirelli e la composizione della dirigenza: non si teme soltanto il trasferimento di tecnologie sensibili, ma anche che l’azienda possa perdere l’accesso ai mercati occidentali e asiatici per via dei suoi forti legami con la Cina.

In un documento ufficiale consultato nei giorni scorsi dal Messaggero si diceva che Sinochem era stata invitata dal Partito comunista cinese ad adottare le linee guida del XX Congresso sull’aumento del controllo politico sulle imprese partecipate.

Il governo presieduto Giorgia Meloni ha allora sospeso il nuovo patto parasociale per Pirelli – patto che, tra le altre cose, aumenta la presenza di Sinochem nel consiglio e riduce quella di Camfin, la holding di Tronchetti Provera – e avrà tempo fino al 23 giugno per intervenire sulla riorganizzazione della società attraverso il golden power.

COSA HA DETTO TRONCHETTI PROVERA IN AUDIZIONE

Durante l’audizione, Tronchetti Provera e gli altri manager di Pirelli hanno detto che nell’ultimo anno Sinochem ha interferito molto con la gestione operativa dell’azienda e ha richiesto l’integrazione dei propri sistemi informatici con quelli delle società controllate da Pirelli in Cina, si legge sul quotidiano Repubblica (la sezione economia del quotidiano del gruppo Gedi è guidato da poco da Walter Galbiati, che nel 2019 lasciò dopo 16 anni Repubblica, dove è tornato alcuni mesi fa come caporedattore dopo aver lavorato nella direzione Comunicazione del gruppo Pirelli).

Tronchetti ha sostenuto poi – secondo il quotidiano del gruppo Gedi-Exor – che il nuovo patto parasociale tradisce lo spirito degli accordi del 2015, quelli dell’ingresso massiccio di ChemChina (anni dopo si fonderà con Sinochem) in Pirelli che contribuì alla ripresa dell’azienda: nel 2015 l’utile era in perdita, mentre oggi si aggira sui 435 milioni di euro.

L’attuale patto garantisce la gestione italiana di Pirelli – a Tronchetti succederà Giorgio Bruno, già vice-CEO – fino al 2025; dopodiché il nuovo amministratore delegato sarà espressione dell’azionista cinese.

QUALI OPZIONI PER PIRELLI CON IL GOLDEN POWER

Non è chiaro come agirà il governo con il golden power. Tra le opzioni presentate negli ultimi giorni ci sono la limitazione ai diritti di voto dei consiglieri di Sinochem, la restrizione alla condivisione di informazioni sulle tecnologie con i cinesi e la ricomposizione dell’azionariato. Per diluire la quota di Sinochem si potrebbe procedere con un ingresso di Intesa Sanpaolo e UniCredit (le due banche sono già presenti nel capitale di Camfin), oppure di Cassa depositi e prestiti.

Non si esclude infine, come ha ribadito oggi Mf/Milano Finanza, un’espansione del ruolo di Brembo, azionista con il 6 per cento circa, il cui accordo con Camfin permetterebbe ai due soggetti di raggiungere una quota del 20 per cento. Se si aggiungesse, come da patti, la famiglia cinese Niu, che possiede circa il 3,7 per cento, si salirebbe al 24 per cento.

COSA PENSA TRONCHETTI DELLA CINA?

In una recente intervista a La Stampa, Tronchetti Provera ha dichiarato che “la Cina non è più la fabbrica del mondo. Il presidente Xi ha inteso aumentare l’autonomia e la qualità delle produzioni con l’ambizione di rendere il Paese la potenza egemone entro il 2050. Mentre con Deng Xiaoping il motto in politica interna era ‘andate e arricchitevi’ e in politica estera ‘nessuna interferenza’, oggi la Cina di Xi ha incrementato il controllo sociale all’insegna della ‘comune prosperità’ ed è diventato un operatore geopolitico attivo in Asia e in Africa. Ciò ha creato preoccupazione negli Stati Uniti”. Ma non, evidentemente, in Tronchetti Provera. Salvo, beninteso, piroette filo-governative.

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