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Perequazione

Perché la patrimoniale è sempre un furto

Il commento dell’economista Ettore Gotti Tedeschi Lo scorso 12 aprile l’OCSE ha diffuso uno studio (“The role and design of net wealth taxes”) sulla crescita del divario fra ricchi e poveri e sulla concentrazione della ricchezza, che indica l’Italia quale paese ove la diseguaglianza è cresciuta di più. Riconosco la corretta analisi, ma non ho…

Lo scorso 12 aprile l’OCSE ha diffuso uno studio (“The role and design of net wealth taxes”) sulla crescita del divario fra ricchi e poveri e sulla concentrazione della ricchezza, che indica l’Italia quale paese ove la diseguaglianza è cresciuta di più. Riconosco la corretta analisi, ma non ho capito la diagnosi e disconosco la prognosi. La prognosi proposta è che una bella imposta patrimoniale ridurrebbe i divari e le diseguaglianze, poiché dove la ricchezza si è creata non è stata redistribuita. Lo studio sembra affrontare con professionalità l’impatto di una patrimoniale in funzione dei modelli di creazione ricchezza e tassazione nei paesi considerati (secondo redditi di lavoro, di capitale, successione ereditaria ecc.). Ma non mi pare affronti, con un’adeguata diagnosi economica, i vari “perché” si son create queste condizioni. Direi che passa dall’analisi alla prognosi, senza una vera diagnosi.

L’OCSE è la prestigiosa Organizzazione per la Cooperazione e Sviluppo Economico, con sede a Parigi, senza dubbio con capacità di influenza sulle politiche economiche e fiscali dei paesi aderenti, pertanto merita una considerazione, visto che il nostro paese non va affatto incoraggiato a promuovere nuove imposte patrimoniali. L’Italia semmai necessita di uno specifico piano di sviluppo, che crei ricchezza per tutti (Nord e Sud Italia), fondato sui suoi vantaggi competitivi: le piccole-medie imprese e il risparmio delle famiglie da preservare e indirizzare verso queste. Poiché da più parti si continua a enfatizzare il problema della “diseguaglianza”, sarebbe utile cominciare a capire cosa si intenda per uguaglianza o diseguaglianza, chi lo stabilisca e su quali principi.

I principi di “uguaglianza, fraternità e libertà”, hanno sempre dimostrato di contraddirsi fra loro, visto che l’eguaglianza forzata priva l’individuo di libertà, ma lo priva anche della speranza di fraternità, perché questo è un atto moralmente voluto, non imposto dallo stato. Perciò uno strumento che impone l’eguaglianza economica è insostenibile e ingiusto. Lo dico ben sapendo di contraddire persino considerazioni fatte in Evangelii Gaudium, quando spiega che è la non equa ripartizione della ricchezza il peggiore dei mali e che questa economia uccide. Ciò non è vero, perciò mi preoccupa l’opinione dell’OCSE poiché una patrimoniale concepita per tale obiettivo sembra partire dal non dimostrato presupposto che ci sia stato un “abusivo” accumulo di ricchezza, illecito, che va colpito. In tal senso si rischia di creare maggior depressione nella motivazione imprenditoriale, nell’ impegno degli investitori non speculativi, nell’ occultamento patrimoni ed evasione fiscale, creando in più, sempre maggior sfiducia verso i governi e supergoverni europei. Ma va rilevato che la dinamica del sostegno “provvidenziale” alla cosiddetta povertà, ripropone di fatto un’altra versione di stato assistenziale che sviluppa pigrizia e ingiustizia, anziché ricchezza e eguaglianza.

In pratica l’OCSE con questa proposta rischia di incoraggiare e supportare politiche di governi che non sanno governare e scelgono soluzioni demagogiche a breve. Vorrei perciò invitare l’OCSE ad approfondire le cause della crisi economica che ha prodotto l’attuale povertà e diseguaglianza e affrontare le necessarie soluzioni, non con rimedi facili e a breve termine, ma sostenibili, appropriati e non rischiosi e ingiusti. La invito a farlo in modo meno “cartesiano”, al fine di comprendere che la crisi e la maggior diseguaglianza è stata creata proprio dalla miopia dei poteri politici nazionali e sovranazionali negli ultimi 40 anni. La invito a ripensare la dinamica di come si è creata la crisi attuale, conscio che se si sbaglia la diagnosi, anche la prognosi sarà errata o inapplicabile.

Questa crisi nasce grazie al crollo nascite e conseguente crollo crescita del PIL, compensata dal consumismo che ha assorbito il risparmio e ridotto il credito bancario. Si è sviluppata grazie alla delocalizzazione, necessaria a ridurre i costi di produzione, producendo deindustrializzazione dei nostri paesi e i presupposti di disoccupazione. È peggiorata ignorando che il crollo nascite genera invecchiamento della popolazione e costi conseguenti assorbiti da aumento tasse e dal debito. Imposte patrimoniali indiscriminate (come normalmente poi avviene nella prassi), mirate a ridurre diseguaglianze, su chi ha prodotto e sa produrre ricchezza, non sono espressione di “solidarietà”, sono furto. Parafrasando Marx direi che “la patrimoniale è un furto”. Espropriare ricchezza è più facile che crearla, ma provoca peggiori conseguenze. Aver generato povertà e di conseguenza diseguaglianza, è stata responsabilità di chi ha preteso di formulare strategie innaturali per governare un nuovo ordine mondiale. Chi è causa dei problemi non può poi pretendere di proporre le soluzioni.

(articolo pubblicato sul quotidiano La Verità)

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