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Perché M5S farà vedere le stelle al Pd su economia e banche. Il commento di Polillo

Tutti i subbugli nella maggioranza di governo sui dossier economici analizzati da Gianfranco Polillo

Quel che è successo alla Popolare di Bari è un caso di scuola. Se sono vere le notizie da La Repubblica, (il cda della Banca che aumenta tutti i compensi dei dirigenti, nonostante la situazione di pre-crisi), siamo di fronte a un classico, più volte studiato da economisti e politologi. Finché la situazione è ancora in bilico, si fa il possibile per salvare l’azienda. Si riducono i costi. Si cerca di aumentare il fatturato o di ridurre l’esposizione finanziaria. Ma una volta che cedono gli argini, scatta il “si salvi chi può”. Anche ricorrendo ad azioni che sono in aperta violazione di ogni principio etico. All’insegna del grido: “Non c’è più nulla da fare”. Quindi si arraffi quanto più possibile, lasciando nelle mani dei successori l’eventuale patata bollente.

Vale per le aziende, ma vale anche per la politica. Che i 5 stelle siano in crisi è ipotesi difficile da negare. Il momento della verità – il ricorso alle urne – può essere ritardato. Ma fino a quando? Comunque vadano le cose, l’unica elemento certo è che un potere così vasto, di cui hanno goduto in questa legislatura, diverrà un ricordo del passato. Da qui l’idea che, in questo intervallo di tempo, bisogna fare il possibile per portare a casa il massimo che consente la titolarità della relativa rendita parlamentare.

Finora il generale inverno, ossia l’esigenza di portare a termine la legge finanziaria, ha compresso le aspettative più debordanti. La scarsità di risorse a disposizione, i vincoli di natura giuridica che ne condizionano l’iter parlamentare, hanno fatto da barriera. Alcune impuntature sono rimaste – la sugar e la plastic tax, come le auto aziendali – espressione di sentimenti identitari, che vogliono galvanizzare la schiera degli attivisti. Esaurita questa fase, il rilancio è stato immediato, come si è visto nel “mille proroghe”, nella prescrizione o nel caso del “Piano digitale”, segnato dall’ingombrante presenza della Casaleggio Associati.

Ma se il buongiorno si vede dal mattino, quel che ci aspetta non sarà meno, ma più conflittuale. Superata l’emergenza – il rischio dell’esercizio provvisorio – si entra in mare aperto nella definizione di quello che il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, definisce enfaticamente il cronoprogramma. E già Luigi Di Maio si è affrettato ad indicare alcune caselle: dal salario orario minimo, a vari provvedimenti di carattere sociale, compresi gli interventi sulla casa. Due le controindicazioni: la prima misura è divisiva, per le altre occorrono risorse che, al momento, non esistono. Per non parlare poi di alcune code velenose: a partire dalla revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia-Aspi.

Nicola Zingaretti si troverà quindi servita una minestra più che indigesta. Farà buon viso a cattivo gioco, oppure, al di là delle velate minacce circa la tenuta del governo, punterà i piedi. E come si comporterà Matteo Renzi di fronte ai tentennamenti del Pd? Incognite che troveranno la loro soluzione nei prossimi mesi, ma in un quadro che sta evolvendo rapidamente. Nel frattempo conosceremo i risultati dell’elezioni dell’Emilia Romagna, quindi vi sarà l’ultima chiamata, prima del referendum costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari. Date previste tra il 12 ed il 22 giugno. Tentazioni forti per chiudere la legislatura e tornare a votare lo stesso numero di parlamentari.

Un quadro a tinte fosche. Come lo è quello della Popolare di Bari. Nell’elenco di dirigenti e amministratori, fornito da La Repubblica, che hanno beneficiato dei forti incrementi retributivi, a pochi mesi dal commissariamento, compaiono nomi illustri vicini del Pd. Intellettuali di primo piano, meridionalisti che, con i loro interventi, hanno contribuito ad illuminare la crisi di quei territori ed individuare le relative responsabilità. La crisi della banca non è certo conseguenza del loro operare. Ma la collusione con i suoi vertici risulta comprovata. Quindi attenzione. Essere troppo remissivi comporta rischi elevati. È bene che il segretario del Pd lo tenga a mente.

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