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Bancomat

Perché l’Antitrust stoppa ancora i progetti di Bancomat sulle nuove commissioni

Che cosa cela la proroga dell’Agcm per la decisione sul progetto di Bancomat spa che divide banche grandi e istituti medio-piccoli

Ancora una proroga per la decisione dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato sul progetto presentato da Bancomat S.p.A. relativo al servizio di prelievo di contante agli Atm convenzionati. L’Antitrust ha infatti comunicato di aver spostato al 31 ottobre prossimo la chiusura dell’istruttoria, avviata il 1° dicembre 2020 e scaduta il 29 aprile scorso.

L’ITER DELL’ISTRUTTORIA SU BANCOMAT SPA

Come si ricorderà, a settembre 2021 Piazza Verdi aveva già deciso di allungare i tempi del procedimento in seguito alle ulteriori previsioni comunicate da Bancomat S.p.A. il 28 luglio e riguardanti – come riportato nel Bollettino settimanale dell’Authority – “i profili di trasparenza, di costi per le banche emittenti e di quantificazione della commissione al prelievo”.

COSA DEVE VALUTARE L’ANTITRUST SUL PROGETTO DI BANCOMAT

Ormai 15 mesi fa l’Autorità presieduta da Roberto Rustichelli ha avviato il procedimento sul progetto a seguito di una comunicazione inviata proprio da Bancomat Spa, che al 29 dicembre scorso vantava 116 soci – tra cui Intesa Sanpaolo (31,55%), Unicredit (18,92%), Iccrea (11,2%), Banco Bpm (7,67%), Montepaschi (7,56%), Bnl-Bnp (5%), Bper (4,71%), Cassa Centrale (2,79%) – e 210 istituti aderenti ai circuiti Bancomat e PagoBancomat.

A Piazza Verdi la società presieduta da Franco Dalla Sega (amministratore delegato e direttore generale è invece Alessandro Zollo) in sostanza ha chiesto di valutare questo “modello alternativo” partendo dalle novità più importanti ossia l’abolizione della commissione interbancaria e il pagamento della commissione applicata al prelievo – da parte del consumatore – direttamente all’istituto di credito dove è collocato lo sportello automatico.

Il nuovo modello ipotizzato, come recita il provvedimento d’avvio, “comporterebbe l’eliminazione delle commissioni interbancarie attualmente associate al prelievo Bancomat”. La modifica del modello di remunerazione “sarebbe giustificata dall’aumento dei costi sostenuti dalle banche nella gestione degli Atm, legati all’evoluzione tecnologica di tali apparecchiature e ai maggiori rischi collegati ad iniziative fraudolente più sofisticate; costi che, in molti casi, sarebbero maggiori rispetto all’ammontare della commissione interbancaria. Il nuovo sistema di remunerazione, invece, incentiverebbe maggiori investimenti da parte dei proprietari degli Atm sulle relative apparecchiature, a beneficio della platea dei consumatori”.

All’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato spetta il compito di valutare “se le nuove regole di circuito possano configurare un’intesa suscettibile di restringere o falsare la concorrenza nel mercato comune, ai sensi dell’articolo 101 del TFUE (Trattato di Funzionamento dell’Unione Europea, ndr)”. È perciò necessario esaminare se “il coordinamento del comportamento di mercato dei soggetti partecipanti al Consorzio Bancomat, che si verifica in ragione di quanto previsto dalle nuove regole di remunerazione del prelievo in circolarità, comporti una restrizione della concorrenza, tenendo conto, altresì, dell’impatto sulla capacità competitiva dei vari operatori, anche in considerazione della differente estensione della rete di sportelli Atm”.

I TIMORI DELLE BANCHE MINORI

In trepidante attesa dell’esito della valutazione dell’Agcm ci sono soprattutto gli istituti di minori dimensioni che potrebbero avere un danno dalle novità presentate da Bancomat S.p.A. Almeno questo è quanto circola in Assopopolari, l’associazione presieduta da Corrado Sforza Fogliani. Lo scopo della proposta – sostiene – è quello di incoraggiare i clienti delle banche piccole e medie a spostare i propri conti negli istituti più grandi, i quali – oltre a un maggior numero di sportelli sparsi sul territorio nazionale – dispongono di risorse economiche tali da mantenere gratuito il costo del servizio del prelievo circolare oppure che consentono di addebitare cifre più piccole rispetto a quelle delle banche popolari. Un progetto, quello di Bancomat S.p.A., che dunque porterebbe a uno svantaggio concorrenziale degli istituti medio-piccoli rispetto a quelli grandi.

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