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Opa Generali su Cattolica, ok il prezzo è giusto?

Cattolica Assicurazioni: fatti, numeri, commenti e scenari sull'Opa di Assicurazioni Generali. L'articolo di Emanuela Rossi

 

Si rafforza il legame fra Trieste e Verona. Lunedì scorso Generali ha lanciato un’Opa totalitaria per acquistare il 100% di Cattolica Assicurazioni di cui dallo scorso anno detiene il 24,4% del capitale. Da notare però che il Leone alato ha messo sul piatto una cifra ben più alta rispetto a quanto fatto con la partecipazione all’aumento di capitale del 2020.

Una mossa che è piaciuta molto ai mercati tanto che lunedì il titolo di Cattolica ha chiuso la seduta a Piazza Affari con un balzo del 15,11% a 6,97 euro, al di sopra dei 6,75 euro ad azione offerti dal gruppo guidato dal francese Philippe Donnet con l’Opa. Un segnale che fa presagire, secondo gli analisti, un ritocco del prezzo offerto.

L’OPA DI GENERALI SU CATTOLICA

L’offerta pubblica d’acquisto totalitaria lanciata dal Leone triestino prevede un acquisto a 6,75 euro per azione, con un premio del 15,3% rispetto al prezzo di Borsa di venerdì 28 maggio e di oltre il 40% sugli ultimi sei mesi. L’esborso massimo per Generali può arrivare a 1,176 miliardi. Perché l’operazione possa considerarsi efficace, però, deve arrivare almeno al 66,67% del capitale o in seconda istanza al 50% più un’azione e allo stesso tempo Cattolica non deve dar corso alla seconda tranche di aumento di capitale da 200 milioni.

L’offerta, come si legge in una nota diffusa dal gruppo assicurativo, “permetterà di valorizzare ulteriormente le caratteristiche distintive di Cattolica, anche grazie al contributo tecnologico e dimensionale di Generali, permettendo la realizzazione di importanti economie di scala e sinergie industriali, con una particolare attenzione al mantenimento di alcuni elementi essenziali di Cattolica quali la tutela dell’identità e del legame storico il territorio, il mantenimento del brand e la valorizzazione di esperienze e asset con riferimento al settore agricolo-assicurativo, al terzo settore (associativo ed enti religiosi) e alla bancassurance in una logica di sviluppo e valorizzazione dell’attività”.

Attenzione anche agli stakeholder di Generali “cioè azionisti, clienti, agenti, dipendenti, comunità e ambiente” per cui si prevede “il conseguimento di benefici significativi”. A regime l’operazione dovrebbe portare a un “aumento dell’incidenza degli utili derivanti dal business danni, coerentemente con le preferenze strategiche in termini di allocazione di risorse per la crescita inorganica”.

A tal proposito va ricordato che l’Opa è stata votata all’unanimità dal consiglio d’amministrazione di Trieste, dunque pure da Leonardo Del Vecchio (che ha il 3,97% del capitale) e da Francesco Gaetano Caltagirone (5,62%) che neppure un anno fa – in occasione dell’aumento di capitale – avevano espresso malumori per l’avvicinamento a Cattolica.

I NUMERI SULL’AUMENTO DI CAPITALE DI CATTOLICA

La cifra offerta da Generali con l’Opa è di sicuro più alta di quella sottoscritta nella partecipazione all’aumento di capitale con cui il gruppo guidato dal ceo Donnet ha portato a Trieste il 24,4% dell’istituto veronese. L’anno scorso, infatti, il Leone versò nelle casse di Cattolica 300 milioni dei 500 totali occorrenti per la ricapitalizzazione.

In un secondo momento sulla questione tornò pure l’Ivass. L’istituto di vigilanza, in seguito ad accertamenti ispettivi nella sede del gruppo veneto per il violento scontro fra l’ex presidente Paolo Bedoni e l’ex amministratore delegato Alberto Minali, ha infatti chiesto un profondo ricambio del board in vista della trasformazione in spa e un completamento dell’aumento di capitale con la seconda tranche pari a 200 milioni.

L’ingresso di Generali in Cattolica, approvato dai cda delle due compagnie, si fondava su tre pilastri partendo da “accordi industriali e commerciali in grado di generare opportunità e benefici diretti immediati per i due gruppi su quattro aree strategiche di business: asset management, internet of things, salute e riassicurazione”, come si leggeva in una nota congiunta. In secondo luogo si puntava all’aumento di capitale “subordinatamente all’approvazione della trasformazione in spa e a talune modifiche statutarie relative alla governance di Cattolica”. Last but not least, Generali sarebbe diventato azionista rilevante col 24,4% (calcolato scomputando le azioni proprie) e con la facoltà di sottoscrivere pro quota il successivo aumento per massimo 200 milioni offerto in opzione a tutti gli azionisti.

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