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Non solo Telecom. Le privatizzazioni viste da Bernabé

 “A conti fatti”, il nuovo libro di Franco Bernabé  (a cura di Guido Oddo, Feltrinelli), letto da Tullio Fazzolari. Si parla non solo di Telecom-Tim

 

Chi vincerà la guerra in corso per il controllo della Tim? Ci si può sbizzarrire a fare pronostici o anche a valutare se siano preferibili i francesi o gli americani. Ma tutto sommato è un esercizio inutile. La vera domanda da porsi sarebbe quando finiranno finalmente gli scontri sul destino di un’azienda che, malgrado tutto, continua a essere d’importanza strategica per il paese? Periodicamente e ormai da un quarto di secolo si riaprono le ostilità. Magari si cambia nome alla società (da Stet a Telecom e poi a Tim) ma il problema di una cronica instabilità si ripresenta.

Per comprendere le ragioni di questa che sembra una malattia genetica bisogna leggere l’ultimo libro di Franco Bernabè che per due volte, a distanza di dieci anni, è stato al vertice della Telecom. Ma “A conti fatti” (a cura di Guido Oddo, Feltrinelli, 368 pagine, 20 euro) non è solo un libro di memorie. Il sottotitolo “Quarant’anni di capitalismo italiano” lascia intuire subito che si tratta di un’approfondita analisi di come l’economia italiana o meglio quello che dovrebbe essere il suo motore trainante ha saputo muoversi negli ultimi decenni. E la diagnosi che ne viene fuori è tutt’altro che esaltante.

Difficile dire che siamo stati in grado di mantenere il passo con le trasformazioni che avvenivano in altri paesi. Altrettanto azzardato affermare che siano state fatte tutte le riforme per rendere il sistema più competitivo. Tranne rare e spesso piccole eccezioni, il “capitalismo senza capitali” (come lo definiva Napoleone Colaianni) non è diventato più dinamico. E se non si vuole chiamarlo declino bisogna almeno ammettere che si sono perse grandi opportunità.

La tormentata vicenda di Telecom-Tim è un po’ l’emblema di tale fenomeno. Franco Bernabè ne è stato testimone e protagonista. E, senza lasciarsi influenzare più di tanto dall’esperienza vissuta in prima persona, racconta dettagliatamente i momenti cruciali avvenuti alla fine degli anni ‘90. Che, detto per inciso, sono la causa di tutti i problemi comprese le guerre di oggi. Ma la triste storia comincia lì, con la scalata guidata da Colaninno, con l’appoggio di Cuccia, con le scelte nefaste del governo. I “capitani coraggiosi” di cui parlò l’allora presidente del Consiglio Massimo D’Alema non si rivelarono provetti navigatori. E nulla si fece di quanto sarebbe servito alla Telecom per consolidarsi.

Leggere “A conti fatti” suggerisce però riflessioni che vanno oltre la singola vicenda. E ripercorrere grazie a Bernabè il periodo delle privatizzazioni fa nascere qualche interrogativo. S’è detto della Telecom ma che fine hanno fatto la chimica e la siderurgia? Ed è andata meglio con le autostrade? Si aggiunge poi la constatazione che alcune aziende che non hanno mai reciso il cordone ombelicale con la proprietà pubblica (dall’Eni a Leonardo passando per la Fincantieri) sembrano essere il fiore all’occhiello della nostra economia e allora viene un dubbio: a conti fatti abbiamo sbagliato qualcosa.

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