Google, Amazon, Spotify e la lista potrebbe continuare a lungo. Molte grandi aziende stanno riducendo il personale e poche ora fa anche Bayer, una delle principali multinazionali farmaceutiche a livello mondiale, ha annunciato consistenti licenziamenti in Germania entro la fine del 2025. Oggi il gruppo conta circa 22.000 dipendenti in Germania e più di 100.000 nel mondo.
LICENZIARE PER SEMPLIFICARE L’AZIENDA
“I tagli ai posti di lavoro saranno attuati rapidamente nei prossimi mesi e completati al più tardi entro la fine del 2025”, ha dichiarato l’azienda farmaceutica tedesca in un comunicato stampa.
Bayer ha parlato di “significative riduzioni di personale” alla sua forza lavoro in Germania nell’ambito di una ristrutturazione che fa seguito alle ingenti perdite del terzo trimestre. Dopo un accordo tra la direzione e i rappresentanti dei dipendenti non sono stati condivisi numeri sui licenziamenti ma il gruppo ha fatto sapere che il piano elaborato mira a “ridurre le gerarchie, eliminare la burocrazia e accelerare i processi decisionali”.
A tal fine, si legge nel comunicato, “la riduzione dei posti di lavoro riguarderà anche i dipendenti con mansioni di gestione o coordinamento”, a cui si aggiungeranno quelli di “molti dirigenti”.
UNA CRISI SIGNIFICATIVA
Bayer ha precisato che non verrà messo in atto nessun licenziamento obbligatorio fino alla fine del 2026. Solo allora chi non avrà ancora lasciato l’azienda potrà essere licenziato “per motivi operativi”.
“Il fatto che la sicurezza dei posti di lavoro sia stata prorogata solo di un anno rende evidente che ci troviamo in una situazione eccezionalmente grave”, ha commentato Heike Hausfeld, presidente del Central Works Council di Bayer, il quale ha spiegato che per 27 anni il rischio di licenziamento per motivi operativi “è stato piuttosto teorico”, mentre ora è “diventato un’opzione reale”.
LA REAZIONE DELLA BORSA
A seguito dell’annuncio, “le azioni di Bayer sono scese dello 0,8% nelle prime contrattazioni di giovedì”, scrive Bloomberg, aggiungendo che “sono in calo di quasi il 70% dopo il disastroso acquisto dell’azienda agricola Monsanto per 63 miliardi di dollari nel 2018”, da cui ha ereditato una valanga di problemi legali, per i quali ha accantonato circa 16 miliardi di dollari (di cui 10 sono già stati pagati) per tentare di mettere un freno alle cause, ma senza ottenere finora grandi risultati.
LE SPADE DI DAMOCLE CHE PESANO SU BAYER
La notizia dei licenziamenti non arriva proprio come un fulmine a ciel sereno perché già lo scorso settembre Reuters aveva anticipato l’intenzione del nuovo amministratore delegato, Bill Anderson, di voler semplificare il processo decisionale e tagliare un numero significativo di posizioni manageriali. A novembre, Anderson aveva inoltre dichiarato che stava valutando le opzioni per smembrare l’azienda nel tentativo di risollevare il prezzo del titolo. Strategia condivisa, secondo Bloomberg, anche da alcuni investitori.
Ora però “Bayer si trova in una situazione difficile per vari motivi”, ha detto Heike Prinz, membro del consiglio di amministrazione e direttore del Lavoro dell’azienda.
Dopo il colpo ricevuto a novembre con lo stop a un’importante sperimentazione su un nuovo farmaco anti-coagulante a causa della mancanza di efficacia, che ha messo in serio dubbio uno dei suoi progetti più promettenti, su Bayer grava inoltre il rischio di ulteriori costose controversie legali negli Stati Uniti per il presunto effetto cancerogeno di Roundup, il suo diserbante più venduto.